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Verso un “nuovo porcellum”
 
di Guido Bodrato
 

Dopo il “ballottaggio” di domenica 19 potremo finalmente tentare un bilancio del voto amministrativo di maggio, e riflettere sulle scelte necessarie per superare una crisi che sta mettendo a rischio la coesione sociale.
Possiamo tuttavia dire, sulla base del voto del 6 maggio, che una astensione che sfiora il 40 per cento degli elettori, e il dilagare – soprattutto al Nord – delle liste che fanno riferimento al Movimento 5 stelle, testimoniano la fine del ciclo berlusconiano. Possiamo anche dire che il declino della coalizione di destra e il fallimento del “Terzo polo” consegnano la pole position al PD in vista dei ballottaggi. Tuttavia, se – per restare al Piemonte – appare certa la vittoria ad Alessandria, resta incerto l’esito di Asti e anche quello di Cuneo.
Anche i democratici restano incerti sulla strategia da adottare per essere davvero alternativi al blocco conservatore: come si possono mettere insieme i voti di Vendola e quelli di Casini? Questa riflessione l’avevamo già fatta in autunno, quando entrambi gli schieramenti su cui si regge il modello bipolare, si erano arresi alla sfida della crisi finanziaria e avevano dato vita a una maggioranza parlamentare di emergenza – a sostegno del governo Monti – che si può definire solo come “maggioranza del Presidente”. Con il voto amministrativo sono stati gli elettori a dire che questi partiti e questo bipolarismo vanno radicalmente cambiati; che va cambiato il sistema elettorale.
E così il voto amministrativo sembra avere allontanato il voto politico, e il professor Monti resterà al governo fino al 2013, peraltro senza una vera maggioranza parlamentare, sempre più solo e sempre più in salita.. Ma il voto amministrativo ha allontanato anche le riforme della politica, e in particolare la riforma elettorale. Il fatto che negli stessi giorni delle elezioni amministrative italiane abbiano votato anche la Francia, dove – con il doppio turno – Hollande ha sconfitto Sarkozy e ha conquistato l’Eliseo; e la Grecia, dove – con il proporzionale – il Paese è rimasto sull’orlo del baratro. E l’esito di queste elezioni ha spinto gli stessi partiti che stavano concordando una riforma tendenzialmente proporzionale e fondata sul voto di partito, a un profondo ripensamento Sono tornate in campo le ipotesi maggioritarie. Come se lo sgretolamento del sistema politico reso evidente dal voto amministrativo fosse imputabile al proporzionale e non al fallimento del bipolarismo.
Così, dopo mesi di discussione, il confronto sulla riforma elettorale è tornato al punto di partenza. Da un lato Berlusconi, appena tornato da Mosca, dove ha partecipato all’incoronazione di Putin, ha fatto capire che l’obiettivo politico della destra è la ricostruzione del conglomerato dei conservatori, sotto la forma del “partito dei moderati”. Ma per vincere – continua Berlusconi – resta necessaria l’alleanza con la Lega, che rischia il naufragio. E il pilastro di una strategia fondata sul voto di coalizione è un sistema elettorale maggioritario.
Anche Beppe Pisanu pensa al “partito dei moderati”, ma lo fa tendendo la mano a Casini, che sino a ieri proponeva un sistema proporzionale, al fine di sottrarre i centristi al dominio della destra. Queste due strategie possono convergere? Dipende anche dalle scelte che farà il PD. Dall’altro lato Bersani, pensando di mettersi sulla scia di Hollande e di una più generale ripresa del socialismo europeo, ripensa al “doppio turno” alla francese, anche se con qualche correzione in favore dei partiti minori che non accettano il vincolo della coalizione, neppure al secondo turno. Poiché le amministrative hanno dimostrato che la sinistra può vincere (anche se non ha fatto il pieno dei voti), nel PD sono tornati in campo i sostenitori del “partito a vocazione maggioritaria” e dell’unione del centrosinistra con la sinistra antagonista, strategie che in diverso modo dovrebbero permettere, a un rassemblement di poco più del 35 per cento dei voti, di conquistare Palazzo Chigi.
È possibile un compromesso tra questi diversi modelli maggioritari? L’esito del voto di maggio ha reso evidente la fine del ciclo berlusconiano, e tuttavia dalla frammentazione di questo stesso voto ha ripreso forza – a destra come a sinistra – la convinzione che solo il bipolarismo garantisca la governabilità. Questa contraddizione dimostra quanto è profonda la crisi culturale della politica italiana, quanto sono incerte le radici della democrazia. In realtà un sistema elettorale costruito sul voto di coalizione, di coalizioni necessariamente eterogenee, nella situazione italiana non può non giocare a favore di un conglomerato conservatore che si propone di tenere insieme tendenze diverse “contro” un’alleanza di centrosinistra che appare egemonizzata dalla sinistra storica. Se non si sciolgono questi nodi, come nel gioco dell’oca, dopo Monti torneremo al passato. Così dalle ceneri del “porcellum” potrebbe rinascere (con qualche modesta correzione) un “nuovo porcellum”. Ed è facile prevedere che si farà ancora più profondo il solco che separa la gente dai partiti.


giorgio merlo - 2012-05-23
La riflessione, o meglio la fotografia, fatta da Bodrato risponde a ciò che sta realmente capitando sul tema della riforma elettorale nella politica italiana. Alla radice, però, persiste sempre lo stesso difetto. Quasi tutti i partiti italiani - escluso, per motivazioni oggettive e statutarie il Pd - hanno un impianto padronale e proprietario. Sia quelli della cosiddetta "vecchia politica" sia, soprattutto, quelli della cosiddetta "nuova politica". Ovvero, i nuovi pifferai. Che poi siano comici o narratori poco importa. E nei partiti proprietari, checchè se ne dica, tutto concedono tranne un piccolo elemento: la scelta degli eletti da parte degli elettori. E questa, piaccia o non piaccia, è purtroppo la semplice e cruda realtà.
giuseppe cicoria - 2012-05-19
Inviterei tutti a non farsi influenzare dalla Grecia giacchè quel Paese ha un passato troppo recente di turbolenze ed instabilità superiori a quelle italiane! Rimango del parere che di fronte a spinte chiaramente egemoniche di qualche partito minoritario si vuole cercare di avere il predominio del Paese con un pugno di voti: questo, per me è puro desiderio antidemocratico se non dittatoriale. Il sistema migliore rappresentativo rimane sempre quello proporzionale con preferenze su un numero cospicuo di candidati! Per evitare eccessive frammentazioni si può accettare, e senza esagerare, solo uno sbarramento per le formazioni minori. Ho già contestato apertamente le iniziative poste in essere dal PD con il redivivo Violante che ha più volte ribadito che bisogna fare i conti con Berlusconi che accetta qualche forma di legge elettorale nuova solo se si cambia la Costituzione! Al danno le beffe! Ho pregato Il dott. Violante, anche duramente, di astenersi dal continuare a farsi alfiere di questa iniziativa giacchè la maggioranza degli italiani non ritiene gli attuali parlamentari come legittimi loro rappresentanti perchè nominati e non da essi eletti. Per questo non debbono toccare la Costituzione che raccoglie tutte le regole ed i principi della nostra democrazia! La verità è che tutti i partiti (ed ora soprattutto il PD) stanno facendo una manfrina indecente perchè non possono dire che a loro sta bene questo "porcellum" ma cercano di apparire vittime innocenti scaricando le loro responsabilità ad altri. Per quanto riguarda Grillo devo confessare che ero disturbato dagli eccessi di volgarità. Ora ho capito che egli voleva attirare l'attenzione e ci è riuscito! Dopo i risultati abbiamo scoperto che i candidati proposti non erano delle persone becere come si poteva pensare ma giovani che appaiono educati e per bene, laureati in scienze tecniche e desiderosi A MODESTO PREZZO di mettersi al servizio di questa scalcagnata Italia piena di tromboni affamati di potere e soldi. Se bisogna cambiare forse una scossa più forte di quella che abbiamo avuto non può che essere salutare!
Lino Busceti - 2012-05-17
La gente comune non riuscirà mai a capire quali sono gli ostacoli per fare una nuova legge elettorale, e scegliersi i propri rappresentanti in parlamento, ma se la lezione dell'astensionismo alle ultime elezioni non ha fatto capire nulla ai politici di professione, finirà che rappresenteranno se stessi, perchè ormai la disaffezione ha raggiunto un livello incolmabile tra la politica e la società civile.
franco maletti - 2012-05-17
Tra porcellum e riporcellum, per mettere a posto le cose occorrerebbe assumere un norcino.
Franco Fratto - 2012-05-17
Sono persuaso che il giudizio sia lucido e persino profetico, ma ormai la "sindrome della sopravvivenza" ha travolto i partiti e credo si possa solo insistere sulla chiarezza dei programmi. In ogni caso, per me, il proporzionale rimane il modello di riferimento. Il tentativo dei cattolici del centrodestra e del centrosinistra di ritrovarsi a parlare (vedi convegno di martedì scorso organizzato da Leo) e quello di venerdì 18 organizzato dall'Associazione Popolari può essere un segno positivo.