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La buona Politica
 
di Alessandro Risso
 

Proponiamo un articolo pubblicato ieri dal sito di "Per il Domani" utile per il dibattito tra i Popolari piemontesi sul tema decisivo del confronto tra politica e antipolitica.

Tra politica e antipolitica pare non esserci più partita. La credibilità dei partiti, che in una democrazia rappresentativa della politica sono la struttura portante, è scesa nei sondaggi al 6%. L’antipolitica sta quindi trionfando nei pensieri e nelle chiacchiere della gente, destinata a sconquassare, non si sa ancora verso quali approdi, il quadro politico nazionale.
Come stupirsi di questa situazione dopo l’indigestione di malaffare del tardo impero berlusconiano? Le leggi ad personam, gli accresciuti privilegi della “casta”, gli sprechi di denaro pubblico, le cricche amiche di Bertolaso, Verdini, Scajola, Tarantini, Lavitola ecc., le collusioni di Dell’Utri, Cuffaro, Cosentino, Papa ecc., le ruberie del “cerchio magico” intorno a Bossi e dei politici lombardi intorno a Formigoni. Non è mancato nel mucchio il contributo deleterio dell’opposizione, dai 26 milioni fatti sparire da Lusi sui fondi della Margherita, alla vicenda Penati, ai frutti di mare per Emiliano a Bari, dove anche Vendola ha qualche problema.
Se questa è la politica, come fa a non montare e affermarsi l’antipolitica? E se la democrazia rappresentativa si basa su partiti screditati, come si salva la democrazia dall’attacco frontale ai partiti?
Per coloro che credono ancora nel ruolo della politica come elemento regolatore di una società complessa, la prima cosa da fare consiste nell’imporre un vocabolario appena più articolato nel dibattito politico. Intendo dire che occorre smontare alla radice il dualismo “politica vs antipolitica” introducendo un terzo elemento che nasce dalla giusta scomposizione del primo.
La politica non è solo malaffare. Esiste la “buona Politica”, la Politica con la P maiuscola, quella scolpita nella Costituzione, testimoniata da tanti parlamentari, amministratori locali, dirigenti e militanti di partito competenti, appassionati e onesti. La Politica richiamata dal presidente Napolitano, e prima di lui da Ciampi e Scalfaro.
La buona Politica è tale quando persegue il “bene comune”. Quando invece gli obiettivi sono esclusivamente o quasi l’interesse personale, famigliare, dei compari, della corporazione, della corrente o del partito, è molto più facile cadere nella “malapolitica”. E questa alimenta il terzo elemento, l’antipolitica, il nuovo nome assunto dalla demagogia qualunquista. I professionisti dell’antipolitica, da Licio Gelli in poi, hanno perciò molto più a cuore la “malapolitica” rispetto alla “buona Politica”: perché la prima dà loro argomenti, spazi e prospettive, la seconda li soffoca.
Il vero scontro per il futuro del nostro Paese si gioca quindi tra buona Politica e malapolitica. Con tutte le difficoltà che trova il cittadino medio nel distinguere tra le due, come hanno dimostrato le ripetute vittorie elettorali di Berlusconi nella disgraziata seconda Repubblica. È comprensibile, anche per un sincero democratico, la tentazione di rifluire nel privato di fronte al caos di questi anni.
Non possiamo tuttavia rinunciare al nostro ruolo di cittadini responsabili, capaci di capire le situazioni e giudicarle correttamente, senza preconcetti e demagogie. Anche se costa tempo e fatica documentarsi e ragionare. Lo ha scritto benissimo Barbara Spinelli su “Repubblica” del 17 aprile 2012: “Distinguere si può, si deve: altrimenti prepariamoci alle esequie della politica. Ci sono uomini e partiti che si sono opposti e s'oppongono alla degenerazione, e ce ne sono che coscientemente hanno scommesso sul degrado. C'è la Costituzione, che protegge la politica e chi ne ha vocazione: compresi i partiti, che al caos oppongono l'organizzazione. Il molle non è equiparabile al colluso con la mafia, il mediocre non è un criminale. La politica è oggi invisa, ma a lei spetta ricominciare la Storia. I movimenti antipolitici denunciano una malattia che senz'altro corrode dal di dentro la democrazia, ma non hanno la forza e neanche il desiderio di governare. Chi voglia governare non può che rinobilitarla, la politica.”
Rinobilitare la politica: un’impresa non da poco, di questi tempi. Ma la buona Politica – legata indissolubilmente alla democrazia – merita il nostro sforzo, perché malapolitica e antipolitica, facce diverse della stessa medaglia, rischiano di farci perdere quel bene per cui lottarono, e morirono, tanti giovani oltre 67 anni fa: la libertà dell’Italia democratica e dei suoi cittadini.