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Abitare per diritto?
 
di Stefano Lepri
 

Si è svolto lunedì 16 aprile un bel convegno organizzato dal PD nazionale, dal titolo “Strade verso casa: le pratiche e la buona politica per l’abitare”. Ho avuto la possibilità di portare la mia testimonianza come consigliere regionale e di riflettere sulle sfide che abbiamo di fronte in questo campo.
Le Regioni fanno i conti con le difficoltà di bilancio e rischiano di non poter più finanziare i programmi di costruzione e ristrutturazione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica. Venendo meno anche le risorse statali ex Gescal, le ATC sono chiamate ormai a concentrarsi prevalentemente sulle manutenzioni. Per garantire risorse allo scopo è necessario che il Governo consenta loro di non versare più l’IRES, di non versare (come si rischia) la nuova IMU e permetta loro di fruire degli incentivi e delle detrazioni per gli interventi di risparmio energetico.
Per poter contare su nuove case popolari è comunque più semplice ed efficace, a mio parere, comprare alloggi sul libero mercato. Con il vantaggio di assicurare il mix sociale e di evitare il rischio di fare ghetti.
C’è poi la sfida di favorire l’incontro tra domanda e offerta di abitazioni, nel caso di cittadini che possono pagare, pur a fatica, un affitto. In Piemonte e a Torino abbiamo importanti esperienze, con Agenzie pubbliche o non profit che assicurano interventi a garanzia dei proprietari e a sostegno degli inquilini, nel caso di canoni concordati, cioè di affitti meno cari. Anche qui non si possono fare le nozze con i fichi secchi: ci vogliono fondi nazionali e regionali di garanzia e un’aliquota sui contratti agevolati d’affitto molto più conveniente rispetto a quella prevista per la “cedolare secca”. Diversamente non avremo più cittadini disponibili ad affittare e avremo il rischio di inquilini “morosi”.
Infine, occorre dotare il fondo per le cosiddette “morosità incolpevoli”, a favore di chi dimostra di non essere più in grado di pagar l’affitto in casa popolare a causa della perdita del lavoro.
Insomma: se si vuole riconoscere il diritto all’abitazione, occorre dargli priorità in termini di risorse ma, insieme, ripensare anche gli interventi.