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Nuove Province: i conti non tornano
 
di Franco Campia
 

Nel suo ultimo scritto Alessandro Risso opportunamente richiama il buon lavoro, fatto come Associazione Popolari, sul tema Province, nel quale è emersa, in generale, un’ampia comunanza di vedute. Voglio aggiungere qualche altra considerazione estemporanea, rimandando ad altra occasione un ulteriore approfondimento della materia.
Abbiamo comunanza di vedute ma non siamo monoliti! A riprova di ciò, per intanto, esprimo un'opinione divergente rispetto a un punto del contributo di Risso, quando critica la "sola vera novità : di ridurle a Enti di secondo livello, con un consiglio ridotto e non retribuito, eletto dai soli consiglieri comunali del territorio". Sul piano dell'attuazione concreta di questa impostazione ci sarebbe molto, molto da dire e da approfondire ma il principio potrebbe essere, a mio avviso, anche accettabile. La Provincia, in genere, ha come principali interlocutori altri organismi, non direttamente i singoli cittadini e ha competenze che sempre richiedono/dovrebbero richiedere da parte degli Amministratori una certa competenza specifica, amministrativa e tecnica. Competenze che l'elezione diretta non assicura affatto.
Ad esempio, nei numerosi Consigli Provinciali con cui mi sono confrontato ho ben visto come la figura del neo eletto, quand’anche volenteroso (condizione non sempre presente…) ma del tutto inesperto, risultasse in genere spaesata e ininfluente rispetto ai problemi concreti sul tappeto, diversamente da chi entrava in Consiglio avendo alle spalle una precedente attività amministrativa, foss’anche all’interno di una Circoscrizione.
Al contrario è più difficile che una platea elettorale di amministratori scelga a rappresentarla degli sprovveduti, salvo il riproporsi in toto delle logiche spartitorie che ammorbarono la cosiddetta prima Repubblica, che seguivano logiche diverse e ben note. Aggiungo che – demagogicamente – pare si voglia insistere su un abbattimento drastico del numero dei consiglieri, con un’operazione per altro piuttosto inutile se si presuppone la gratuità dell’incarico. Questa riduzione, con il vigente sistema elettorale, presuppone un’analoga riduzione dei collegi, con un deciso incremento delle loro dimensioni, snaturandone quel carattere di relativa omogeneità territoriale che, almeno fuori Torino, consentiva un possibile radicamento dei candidati.
Come ho detto restano moltissime questioni aperte, inclusa una debolezza effettiva che ho riscontrato negli organismi di secondo livello: per definizione i componenti sono già impegnati in un altro livello elettivo (salvo che si considerino eleggibili anche gli “ex”, nei Comuni, ecc…, il che andrebbe bene, salvo rendere poco praticabile una totale gratuità) e c’è il rischio che – pur competenti – non dedichino al secondo incarico l’energia e l’attenzione necessarie.
Come non citare, infine, la proposta sorprendente di sopprimere la Giunta? A chi dovranno far capo le sue funzioni? Sarebbe evidentemente impensabile lasciare un vuoto, in quanto ciò vorrebbe dire lasciare uno spazio decisionale improprio alla tecnostruttura, delegandole un ruolo che non le compete. Non certo per incapacità ma per la inopportuna confusione tra il ruolo politico e quello tecnico. È vero che si potrebbe mutuare, ad esempio, l’esperienza dei Consigli generali francesi, assemblee elettive equivalenti ai Consigli provinciali presenti in ogni Dipartimento, dove appunto non esiste un organo formalmente equivalente alla Giunta ma ci sono tanti vicepresidenti – cioè consiglieri – in luogo degli assessori. I numeri però non tornano. Mi spiego con l’esempio dei nostri amici della Savoia. Il Dipartimento ha circa 420.000 abitanti ed è poco meno esteso della nostra Provincia; è suddiviso in 37 cantoni che eleggono 37 consiglieri, che, a loro volta eleggono un Presidente. Esistono poi 6 commissioni tematiche, simili alle nostre, e una Commissione permanente, composta dal presidente, 11 (!) vicepresidenti con delega specifica e 12 altri consiglieri. La Commissione permanente, di fatto, svolge la funzione della nostra Giunta ma ha dentro maggioranza e opposizione. È un buon modello? Ci sarebbe da discutere; quel che è certo è che non appare compatibile con un Consiglio striminzito quale quello che si prospetta da noi.
Sono francamente curioso di conoscere l’evoluzione di questa "Provincia Story" che, almeno da una larga parte dell’opinione pubblica viene percepita e vissuta con una superficialità desolante.


Aldo Cantoni - 2012-04-05
Caro Franco, la superficialità desolante non è il frutto in questo caso della scarsa sensibilità dei cittadini, ma proviene dall'insufficiente e fuorviante spiegazione del tema da parte dei politici e dei media, che spesso creano le condizioni perchè il popolo reagisca in modo solo emotivo.