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Maggior equità, caro Monti
 
di Alessandro Risso
 

Mario Monti aveva prospettato una manovra economica all’insegna del rigore, dell’equità e della crescita. Manca ancora l’ufficialità del voto parlamentare, ma da quanto abbiamo letto e seguito, di rigore ce n’è tantissimo. Purtroppo non è indirizzato in tutte le direzioni: quindi delude sul piano dell’equità, così come paiono modesti i riflessi sulla crescita. L’economia ha bisogno di tornare a crescere, per dare lavoro e sostenere i consumi, mentre gli Italiani, almeno quelli che hanno un qualche senso del bene comune e non guardano solo al proprio tornaconto – hanno bisogno di sentire che i sacrifici servono e, soprattutto, che sono distribuiti con giustizia. Chi più ha più deve dare. Chi più ha avuto più deve dare. Chi non ha mai dato, o ha dato poco, deve essere il primo a dare.
Che poi ciascuno tenda a pensare per sé è forse inevitabile. Ma è proprio il compito di chi governa perseguire ed applicare la giustizia sociale. La manovra del governo Monti contiene provvedimenti che ricercano maggiore equità. Anche i provvedimenti sull’età pensionabile e sul passaggio generalizzato al contributivo, per quanto possano essere indigesti, rispondono a questo criterio. Il vero problema non è gestire il malcontento di chi dovrà andare in pensione a 66 anni o con 42 anni di contributi. Lo è invece chi è andato a 50 anni con 30-35 anni di contributi, per non parlare dei quarantenni con i celebri 19-anni-6-mesi-e-un-giorno di lavoro. Ci sarebbe molto da dire su questa disparità tra generazioni, ma oggi c’è da preoccuparsi per il lavoro che manca, non per l’età pensionabile di chi il lavoro ce l’ha.
La reintroduzione dell’ICI (anche se si chiamerà IMU) è di fatto un pezzo significativo della patrimoniale invocata dal centrosinistra. Alleggerire l’imposta sulla prima casa con quota esente maggiorata in base al numero dei figli, tassare gli immobili della Chiesa non destinati al culto o a finalità sociali, rivalutare valori catastali in gran parte sottostimati sono tutti passi in avanti verso una maggiore equità.
Ben più modesti appaiono invece gli strumenti di lotta all’evasione fiscale, che rimane il bubbone che mina la salute economica e sociale del nostro Paese. Parliamo di 120 miliardi di euro sottratti al fisco ogni anno. Per gli interessi del debito pubblico ne pagheremo 90 nei prossimi anni.
Monti stesso si è accorto di quanto sia difficile aggredire il fenomeno, e ha dichiarato che in pochi giorni non si poteva fare di più. Come si è reso conto di quanto sia difficile intaccare i privilegi delle corporazioni, con tassisti e farmacisti tra i protagonisti di queste ore.
Vedremo cosa accadrà. Su Rinascita popolare intendiamo commentare il lavoro del governo, e delle forze politiche e sociali, alla ricerca di una ripresa economica che passi attraverso provvedimenti fiscalmente e socialmente giusti. Approfondiremo temi specifici, proponendoli al dibattito dei nostri lettori.
Come primo interessante contributo alleghiamo la lettera aperta che un gruppo di giovani torinesi riuniti nel gruppo “Il nostro tempo è adesso” ha indirizzato a Mario Monti con una serie di proposte concrete per correggere e completare la manovra.

Documento

giuseppe cicoria - 2011-12-19
il documento allegato mi piace e concordo con le richieste salvo che sulla gratuità per tutti al trasporto urbano e all'ingresso ai musei. I costi da ammortizzare sarebbero molto alti e non ci possiamo permettere di rinunciare agli introiti che pervengono dall'industria più avviata nel mondo che è quella del turismo. Per i musei più importanti i prezzi vanno, anzi, aumentati! In Giordania per l'accesso a Petra ho pagato ben 50 Euro! In quasi tutto il mondo l'accesso alle chiese è a pagamento. Con quei soldi si può salvare il nostro patrimonio artistico! Per quanto riguarda la manovra devo rilevare che nell'intento di far pagare qualcosa agli evasori si è caduto nell'errore di gravare eccessivamente sui beni risparmiati onestamente dal ceto medio che ha sempre pagato TUTTE le tasse. I beni supertassati sono prevalentemente frutto di sacrifici e risparmi su ciò che rimaneva al netto di tasse! Segnalo, ad esempio, la RAPINA che si vuol perpetrare sulle case all'estero. Si tassa allo 0,76% il VALORE EFFETTIVO e non catastale gli immobili detenuti da PERSONE FISICHE (e non giuridiche) escludendo, così i ricchi veri come Berlusconi che hanno i beni intestati a società (persone giuridiche). Risultato: si tassa ogni anno e con effetto retroattivo gli immigrati che lavorano all'estero ma che risiedono in Italia, quelli che sono rientrati in Italia, quelli che hanno figli all'estero che occupano l'immobile acquistato e qualche investitore. (vedi emendamento 13.112 approvato). Si può confermare la stima a Monti solo se Egli, messo al corrente delle esagerazioni frutto anche delle spinte demagogiche di qualche parte politica, si deciderà veramente a distribuire i sacrifici con equità.
Alessandro Risso - 2011-12-15
Rispondo alla signora Luchino, e alle tante persone che la pensano come lei, con gli stessi argomenti che usavo per far capire a mio padre la situazione. Penso però che non si sia mai convinto fino in fondo, dato che tutti noi fatichiamo ad assimilare ciò che non ci fa piacere. Il sistema pensionistico deve stare in piedi, cioè avere un equilibrio tra le entrate (l’insieme dei contributi versati) e le uscite (le pensioni erogate). L’equilibrio in Italia non c’è, a causa di tanti provvedimenti, risalenti soprattutto agli anni Settanta, che hanno favorito la pensione anticipata rispetto al raggiungimento del punto di equilibrio, che si è portato anagraficamente più avanti con il miglioramento della salute e l’allungamento della vita media. Lasciamo stare le baby pensioni e le pensioni d’oro, che nessuno difende, e consideriamo chi è andato in pensione con 35 anni di contributi. Che li abbia maturati a 50, 55 o 60 è rilevante solo per il fatto che più si è giovani e più c’è aspettativa di vita, e quindi maggiore sarà l’esborso dell’INPS. Consideriamo anche che quella pensione era calcolata sull’ultimo stipendio, generalmente il più alto (e spesso alzato in vista del traguardo proprio come regalo di buona uscita, nel pubblico come nel privato). Questo sistema, centinaia di migliaia di pensioni una sull’altra, ha accumulato deficit, che ha ingrossato il debito pubblico, e non sta più in piedi. Dobbiamo prenderne atto. Sarebbe meraviglioso, e otterrebbe il generale consenso, se il punto di equilibrio fosse 30 anni di contributi con assegno al 100% dell’ultimo stipendio. I calcoli dicono invece che servono più di 40 anni di lavoro, con una pensione parametrata ai contributi versati. E questo piace tanto meno quanto più vicina era la meta della pensione con le vecchie regole, in vigore ancora per pochi giorni. La politica dovrebbe essere lungimirante, e non pensare solo al consenso di chi vota oggi, creando un equilibrio tra generazioni, che in Italia manca e che in prospettiva ci deve allarmare. A mio padre spiegavo che la sua pensione (meritatissima, dopo 37 anni di lavoro nell’insalubre industria chimica) di fatto era pagata con i miei contributi, oltre che con i suoi. Ecco cosa dovrebbe preoccuparci: se noi stiamo pagando la pensione di chi ci è andato vent’anni fa, con la disoccupazione in aumento chi pagherà la nostra fra vent’anni?
Luchino Antonella - 2011-12-15
Buongiorno, vorrei fare presente al Signor Risso che chi è andato in pensione a 50 anni con 35 anni di contributi è perchè ha iniziato a lavora all'età di 15 anni! Quanti lavoratori sono entrati nel mondo del lavoro prima dei 18 anni e adesso si trovano a dover lavorare anni in più e quando andranno in pensione prenderanno di meno. Anzichè premiare chi ha iniziato in giovane età a lavorare per contribuire a far progredire questo Paese, lo si penalizza! Proprio questa mattina sentivo alla radio che la manovra prevede una tassazione soft sui beni di lusso (vedi barche, yacht, ecc ecc); in quanti pagheranno effettivamente le tasse, visto che tali beni devono essere intestati nominalmente? Io dico quasi nessuno, perchè chi ha questi grandi patrimoni costituisce delle società ad hoc! E cosa dire delle lobby (tassisti, farmacisti, ecc ecc). Alla fine a pagare sono sempre i soliti noti; perchè i poveri hanno poco ma sono tanti! (Petrolini) Sono consapevole che i sacrifici devono essere fatti, ma allora li dobbiamo fare tutti! La ringrazio comunque dell'attenzione.
LINO BUSCETI - 2011-12-14
Alla luce degli ultimi emendamenti e tenuto conto del fallimento del governo Berlusconi, del fallimento del bipolarismo, oltre al fallimento della politica in generale, considerando che l'Iyalia si è trovata a un passo dal fallimento, e grazie a Napolitano che è riuscito: 1° a salvaguardare le Istituzioni nel senso lato del temine; 2° con la nomina a senatore a vita del professor Monti e il successivo incarico a formare un governo che non appartenesse a nessuno schieramento, e nello stesso tempo ha messo i partiti di fronte alle loro responsabilità. Pertanto, anche se con amarezza, e da democratico convinto, accetto i sacrifici e quindi la manovra, nella speranza che questi due anni servano all'Italia per tornare a essere un Paese degno sostenitore di una Europa libera e forte, politicamente ed economicamente.