Fernando Ricciardi - 2011-12-15 Dopo aver letto gli interventi di Risso, Merlo, Lepri, Lo Russo e altri amici e dopo l'incontro di Borgaro, mi permetto di portare un modesto contributo alla discussione in corso.
Era inevitabile che alla nascita del PD, ognuno, in base alla provenienza cercasse di far contare le proprie posizioni.
Diceva Ciriaco De Mita nel 2006 (sembra un secola fa): "C'è un detto nei DS: pensano che la novità sia la continuazione della loro storia". E' una caratteristica presente anche negli ex DC ed è questo il motivo principale, secondo me, che ha portato allo sparpagliamento.
Chi poi dopo aver appoggiato o aderito ad uno degli schieramenti nati nella seconda Repubblica non ha avuto la pazienza di aspettare il proprio turno si è fatto un partito o un gruppo per conto suo, alla faccia del maggioritario che li doveva ridurre... i partiti.
Quando le ambizioni sono superiori alle capacità, giocano brutti scherzi anche a chi ti sta insieme.
Condivido Stefano Lepri quando dice che il problema relativo al documento di Borgaro non è sottoscriverlo ma metterlo in pratica, anche perchè chi accusa i cattolici democratici del PD di poca incisività dovrebbe voltarsi un attimo indietro e prendere atto che ultimamente la Chiesa di Roma e non solo è stata la sintesi delle tentazioni che Lepri citava nel suo intervento dei giorni scorsi.
Solo adesso che è venuto meno l'utilizzatore finale si sta lentamente spostando verso posizioni centriste occupate peraltro da personaggi così attenti verso la famiglia che ne hanno più di una. Questo tanto per citare un esempio.
Non vedo molte strade percorribili al di fuori del PD, mettendoci bene in testa tutti che nella situazione in cui ci troviamo saremo costretti a seminare molto e a raccogliere poco. In questo contesto, apprezzo lo sforzo fatto da Alessandro Risso finalizzato all'interno del Partito a far vincere una politica soprattutto ONESTA. Condivido anche l'opinione di Giorgio sul rafforzamento dell'area popolare nel PD indipendentemente dalle modalità operative.
Se i postulati sono questi mi trovo d'accordo ricordando però agli amici che gestiscono una cosa fondamentale e la dico in termini economici e non spirituali: "Sono pronto quando vengo chiamato a socializzare le perdite; gradirei essere coinvolto anche quando ci sono da dividere gli utili".
Auguri a tutti per le prossime festività. | ||
Marco Verga - 2011-12-12 Molto valide e condivisibili le affermazioni di Stefano. Proprio in questo momento così difficile per il nostro paese è opportuno che si ritorni a dare il giusto significato alla parola politica. Il confronto poi fra idee anche diverse non può che aiutare nella maturazione di un pensiero plurale, moderno e vicino alle esigenze di una società sempre più complessa. | ||
Pietro Gobbo - 2011-12-12 Concordo pienamente con le riflessioni di Stefano. Aggiungo che a mio parere l'attacco speculativo di natura non solo economica ma anche politica contro il nostro Paese, debole per il debito pubblico e per il disastroso decennio berlusconiano-leghista, e contro l'Euro, costringe tutti a fare i conti con una realtà drammatica dal punto di vista sociale. Ci aspettano mesi molto duri in cui però, come si vede in questi giorni, non esistono, o non dovrebbero esistere, soluzioni "uniche", che tutti devono "responsabilmente" appoggiare. Cerchiamo di non farci prendere dall'emergenza e torniamo a fare politica, seppur con i vincoli che ben sappiamo. Soprattutto in vista delle elezioni del 2013 e dei prossimi cinque anni di governo. Il PD, se non saprà rimanere unito e rafforzare la propria leadership, "contrattando" con il governo Monti politiche più eque di quelle viste fino ad ora, rischia seriamente di morire e sfasciarsi, stretto tra le sirene centriste e quelle vendoliane. Continuare a ragionare con le vecchie categorie significa non vedere i cambiamenti avvenuti e soprattutto quelli in atto. Anche il dibattito intorno a questa manovra economica tanto necessaria quanto, a mio parere, iniqua e di stampo liberista, dimostra che nel nostro partito le divisioni sono sempre più fra coloro che vogliono un PD a vocazione progressista e punto di riferimento maggioritario per un'uscita dalla crisi attraverso una Politica davvero riformista e alternativa con un rigore funzionale a sviluppo ed equità, e coloro che invece condividono scelte che portano ad una "americanizzazione" (privatizzazione del welfare, pensioni, sanità e beni comuni). I cattolici sono chiamati necessariamente a schierarsi e scegliere fra modelli politici diversi e alternativi e non certamente a chiudersi in ipotesi falsamente "identitarie". | ||
franco maletti - 2011-12-12 Troppi "galli" nel pollaio si preoccupano più del loro futuro e dei loro interessi personali che dell'organizzazione del Partito. Un Partito che attraverso le discussioni e i dibattiti individua e seleziona la futura classe dirigente a prescindere dal falso consenso creato dai "portatori di tessere". Un Partito che esprime e propone i candidati dal suo interno e non dal deviante populismo delle primarie. Un Partito che fa da "scuola" per le future generazioni, e non da raccolta indifferenziata di politicanti d'accatto. Un Partito che si mantiene attraverso i propri iscritti e ai quali risponde del proprio operato: l'esatto contrario di quel "comitato elettorale" voluto da Veltroni e causa dei tanti problemi e fraintendimenti di oggi. | ||
Fabio Chiatti - 2011-12-12 Molto d'accordo. Troviamo, o meglio, riscopriamo la nostra identità e non guardiamo a chi ci circonda: noi dobbiamo rappresentare il perno, il cardine e non dobbiamo essere noi a inseguire SEL, UdC e altri... se il nostro progetto sarà valido, saranno poi gli altri partiti a cercarci. Il PD ha comunque insita in sé una vocazione maggioritaria. |