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Noi Popolari, noi Democratici
 
di Alessandro Risso
 

Dopo il confronto di fine ottobre alla Sala Cabrini tra Gariglio, Lepri, Merlo, Morgando e Saitta, l’incontro di “Per il Domani” a Borgaro ha permesso un altro dibattito pubblico sulla presenza dei cattolici democratici nel PD. Si sono confrontate la “proposta aperta”, illustrata nella relazione introduttiva, poi ripresa da vari interventi, e la “proposta identitaria” spiegata da Stefano Lepri. Mi pare opportuno che su “Rinascita popolare” si approfondiscano i termini della questione.
Chi affronta l''argomento, per prima cosa dovrebbe chiarire se crede nel progetto del PD e intende impegnarvisi oppure se si colloca – anche solo mentalmente – sulla riva del fiume per vedere come evolveranno le vicende politiche. I Popolari che hanno aderito al PD – la grande maggioranza – non lo hanno fatto in modo acritico: ne intravedevano prima e vedono ora le difficoltà di percorso, sono preoccupati per un possibile fallimento. Tra questi, con noi di “Per il Domani”, c’è anche Stefano, che sostanzialmente condivide l’analisi sulle derive inaccettabili e perdenti, che snaturano e indeboliscono il partito.
Dove la sua analisi diverge è nel rimedio proposto.
“Per il Domani”, che nasce da una riflessione partita a giugno da un gruppo di Popolari torinesi, vuole essere una iniziativa per rilanciare le buone ragioni fondative del progetto PD, partito “plurale” animato dallo “spirito dell’Ulivo”, e per raccogliere tutti coloro che si riconoscono in questa prospettiva per salvarlo dalle quattro “derive” e dai personalismi esasperati che lo stanno soffocando.
Lepri propone invece, per resistere meglio alle diverse “derive”, in particolare a quella “egemonica”, una iniziativa identitaria nel PD, nell’intenzione di riunire tutti i cattolici democratici impegnati nel PD torinese, convinto che la “mescolanza” tra persone provenienti da diverse esperienze politiche e culturali comporti più rischi che vantaggi.
Mi pare che la costruzione di quella che verrebbe subito etichettata come la “corrente cattolica” nel PD avrebbe due conseguenze. La prima è di venire contati: qualunque sia la percentuale, si tratterebbe di una minoranza, in più con scarsa capacità di aggregazione essendosi autoconfinata in un recinto ideologico. La “scialuppa popolare” nel PD ha senso solo se si pensa di salpare verso altri lidi, non se si vuole correggere la rotta della nave. La seconda conseguenza è di fare un passo indietro verso la “federazione” di identità diverse nel PD, che significherebbe certificarne il fallimento, come ha ben evidenziato Morgando nel suo intervento. E se, come ha aggiunto, “la grande sfida del PD consiste nel costruire una sua propria cultura identitaria. La competizione è aperta e nessuno deve sentirsi battuto in partenza”, noi Popolari abbiamo molto da dire e da dare al PD, con tutti i nostri valori di riferimento e con capacità di elaborazione programmatica mirata al bene comune.
La proposta aperta, per la sua stessa natura, permette al suo interno una auspicabile e auspicata ricomposizione dell’area popolare. In teoria dovrebbe facilitarla, poiché pone alla base del percorso comune un manifesto che inizia un nuovo percorso e prescinde da incomprensioni e divisioni accumulatesi negli anni, una palla al piede che affiora continuamente.
La proposta identitaria invece, per la sua stessa natura, è chiusa a coloro che non appartengono alla nostra cultura. Insomma, l’apertura contiene l’identità; l’identità esclude l’apertura. E il PD non può essere e non è, per fortuna, solo un partito di “ex qualcosa”.
Lo si è già visto a Borgaro. Almeno un terzo della platea con i Popolari non c’entrava nulla, ma come i Popolari presenti si ritrova nel PD su una comune analisi politica. La relazione introduttiva si è rivolta a tutti, ha delineato un percorso che guarda al futuro, ed è stata apprezzata per questo. L’intervento di Stefano sembrava fatto in una riunione di via Stampatori, mettendo in qualche imbarazzo chi Popolare non è.
Non penso che i cattolici democratici debbano temere la “mescolanza”. Il cristiano dovrebbe essere “lievito” in tutti gli ambiti in cui incontra il prossimo. È un po’ applicare lo spirito del Concilio: avere attenzione a ciò che unisce, piuttosto che a ciò che divide. Il manifesto di “Per il Domani” vuole solo definire la base comune di impegno nel PD, intercettando tutte le persone che possono essere compagni di viaggio in questo cammino perché ne condividono le finalità: persone con un retroterra comune, con esperienze diverse o anche senza una storia politica alle spalle. È papa Giovanni XXIII ad avercelo insegnato: “Se incontri un viandante non chiedergli da dove viene. Domandagli dove sta andando”.


Fabio Chiatti - 2011-12-04
Da come qualcuno parla, c'è ancora una distinzione tra "noi" e "loro". Loro e noi, chi? Noi siamo DEMOCRATICI e basta! E lo siamo tutti! Quindi basta distinzioni e basta contrapposizioni! Se ci sono problematiche, parliamone tutti insieme e vediamo di trovare una soluzione, ma non chiudendosi a riccio in vecchi schemi. Il futuro non è il passato.
franco maletti - 2011-12-02
Tutto bello e condivisibile. A condizione che la politica venga fatta per passione, e non per interesse personale. E' su questo che le identità si dividono, anche e soprattutto quando le idee dello "altro" per certi versi collimano con le nostre, rischiando di dovere spartire in due l'elettorato di riferimento. E allora nascono le etichette affibbiate alle persone. che fanno sì che la comunanza di idee si trasformi in divergenza di interessi personali. Perchè ciascuno tende a costruire il proprio recinto e ad impedire a chiunque altro di entrarvici. Capita così che quello che succede nel mondo passi in secondo piano, sovrastato dalle esigenze impellenti di avere un ruolo, di essere punto di riferimento, di "sopravvivere". Il PD è un grande partito composto da gente piccina: portatrice a livello locale per lo più di interessi di bottega tanto miseri quanto inadeguati ai problemi che abbiamo davanti. Ma forse, (e anche peggio), è quello che succede dappertutto. La qual cosa non mi consola affatto.
Giovanni Salerno - 2011-12-02
Sono un democratico cristiano da sempre, con Donat Cattin e Bodrato, affondando le radici nel manifesto sociale della Chiesa, sono stato nella Margherita, sono isccritto convinto nei Popolari, sono iscritto nel PD. Convinto? Noi cattolici cerchiamo di adeguarci e tollerare le differenze. Non sarebbe opportuno che anche "da loro" ci fosse un serio tentativo di adeguarsi a una nuova realtà?