Guido Bodrato - 2011-06-17 L'esito positivo dei referendum, ha fatto tornare in campo i profeti del movimentismo, che sono stati storicamente l'avanguardia dell'onda plebiscitaria, cioè del berlusconismo. E non è la prima volta, dall'inizio degli anni '90, che leggiamo le stesse cose a proposito delle riforme di sistema che sarebbero necessarie per modernizzare la politica, personalizzandola. In realtà, come Toqueville ha scritto, e come ha confermato Baviera, la cronaca degli ultimi vent'anni ci ricorda che al tramonto della Prima Repubblica Mariotto Segni aveva profetizzato: con l'uninominale maggioritario, che in questi giorni è riproposto da autorevoli amici del PD come soluzione di tutti i problemi, gli elettori avrebbero finalmente scelto il proprio rappresentante, collegio elettorale per collegio elettorale; e invece il ciclo si è concluso con un voto di schieramento che ha costretto a ratificare le scelte del padrone del vapore... Non sarebbe più corretto sostenere che, negli ultimi referendum è stato il ritorno all'interesse comune, cioè alla politica, a decidere la sfida? Se l'analisi non è corretta, la risposta ci farà ripetere gli errori del recente passato. Ricordiamo il referendum Guzzetta/Segni del 2005, sul "porcellum"? Ma purtroppo non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. | ||
Beppe Mila - 2011-06-17 Bellissimo nella forma e "testo di studio" nella sostanza. Il guaio è che gli italiani non perdono l'abitudine di farsi abbindolare da chi promette sempre il nuovo, il più pulito che non si può, ecc., per cui meglio vigilare... e se possibile tenersi l'usato sicuro. | ||
Carlo Baviera - 2011-06-17 E' proprio così! Si è dato spazio a un esaltato e ci ha trascinati in un sistema come l'attuale. L'altro personaggio che ha svilito la partecipazione e la buona politica, usando l'arma dei referendum come una zappa, è stato Pannella. Ora attenti a lasciare a gente così le leve del futuro: serve un passo indietro dei partiti nella gestione e un loro passo in avanti nell'elaborare una proposta e nell'ascoltare i cittadini; serve una politica nuova, per un modello di sviluppo profondamente diverso e partecipato; serve una legge elettorale che, pur in ottica bipolare, non comprima il pluralismo e un governo che abbia una visione europea, ma rispetti i territori periferici. |