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Comunali a Torino: occhio ai Popolari
 
di Alessandro Risso
 

Fassino sarà il nuovo sindaco di Torino. Probabilmente otterrà l’investitura al primo turno, anche se la dispersione del voto su altri undici candidati potrebbe costringerlo al ballottaggio, che allungherà i tempi e aumenterà le spese elettorali, riducendosi però sul piano del risultato pratico a poco più di una formalità.
Ma del neo sindaco, e delle prospettive del suo mandato, parleremo con calma ad elezioni avvenute. Il nostro interesse si concentra ora sui risultati che otterranno i Popolari in lizza per un seggio in Sala Rossa. Il grosso concorre nel Partito democratico, qualcuno fa corsa solitaria in altre liste.
Riuscirà Marco Borgione a primeggiare nella lista UDC in modo da garantirsi un ruolo anche dopo l’esperienza da assessore nella giunta Chiamparino? Il sacrificio della non candidatura di Gavino Olmeo dovrebbe consentirgli un risultato positivo, ammesso che il suo elettorato di riferimento non sia rimasto troppo perplesso dal vorticoso passaggio PD-API-UDC sulla scialuppa guidata da Marco Calgaro. Il fatto di sostenere la candidatura a sindaco del laicissimo Musy, in odore di massoneria, non migliora la prospettiva politica.
A sostegno di Piero Fassino sindaco, nella lista dei Moderati si misura Francesca Bogliaccino, emissaria di quel pezzo di tradizione popolare rappresentato da Alberto Monticone. Vedremo se questa operazione otterrà un qualche rilievo nel contenitore elettorale di Mimmo Portas.
Così come siamo curiosi di verificare il risultato che nell’Italia dei Valori, dove ha trovato approdo, otterrà Bruno Ferragatta, uno dei tanti delusi dall’esperienza nel Partito democratico.
Proprio nel PD si gioca però la partita più sostanziosa. Il drappello di candidati con radici popolari è nutrito: i consiglieri uscenti Stefano Lo Russo, stretto collaboratore di Gianfranco Morgando, e Domenica Genisio, sostenuta da Stefano Lepri; sponsorizzati da Davide Gariglio sono invece l’assessore uscente Domenico Mangone e gli esordienti Guido Alunno e Marco Muzzarelli, forti di una solida esperienza nelle Circoscrizioni; infine Giulio Cesare Rattazzi, consigliere uscente e indimenticato preside dell’Avogadro, e Giorgio Zimbaro, attivo nell’associazionismo cattolico.
Il primo semplice termometro del peso che i cattolici democratici hanno nel PD sarà il numero degli eletti. Il risultato ottenuto nel 2009 alle elezioni provinciali di Torino (4 consiglieri su 16) e nel 2010 alle regionali (2 eletti nel torinese su 6) era stato molto positivo. Cosa succederà nelle comunali di Torino, dove si prevedono 16 consiglieri al PD? Dichiariamo in anticipo il nostro giudizio: catastrofico per un eletto, negativo per due eletti, sufficiente per tre, soddisfacente per quattro, ottimo per cinque.
In politica i numeri non sono tutto, ma hanno la loro importanza. Per verifiche e commenti al voto ci diamo appuntamento a martedì.


franco maletti - 2011-05-15
Approfitto delle osservazioni (giuste e condivisibili) fatte da Claudio Lubatti per fare alcune precisazioni circa il mio intendere la "buona politica". Trovo infatti nelle sue parole, giustificate maggiormente dalla giovane età, la preoccupazione di continuare ad avere un percorso comune a prescindere dalle diverse collocazioni politiche, ritenendo (più per sentito dire che per esperienza diretta) che per certi versi sia negativa ed improponibile l'esperienza della Democrazia Cristiana. Anche io non ho rimpianti per la Democrazia Cristiana, però ho il rimpianto per il rispetto delle istituzioni che riusciva a rappresentare. Ho rimpianto per il senso di lealtà che portava chiunque veniva scelto dagli elettori a ricoprire una carica, a far sì di rappresentare e difendere tutti: anche quelli che gli avevano votato contro. Ho rimpianto di quei politici, non importa a quale livello, che se non se la sentivano più di condividere le idee del partito tramite il quale erano stati eletti, avevano il coraggio di essere coerenti e dare le dimissioni da tutte le cariche. Ricordo che, quando Buttiglione segretario del Partito Popolare, ha fatto accordi diretti con Berlusconi infischiandosene del fatto che la maggioranza del suo partito fosse contraria, in quella che credo sia stata l'ultima riunione nella storica sede della DC di via Carlo Alberto io ho preso la parola per dire che comportamenti simili rendevano Buttiglione indegno anche solo di ricoprire la carica di segretario di Sezione: perchè la democrazia non è una cosa che si usa soltanto se conviene. E allora mi chiedo, di tutti quei cattolici impegnati in politica che oggi si trovano un po' da tutte le parti, quanti di loro sono veramente convinti di potere contare qualcosa, o anche solo di riuscire a "redimere" il riluttante capo-partito di riferimento? Io credo che un po' troppi usino impropriamente il loro essere "portatori dei genuini valori cristiani" come una clava nei confronti di chi la pensa (ma non abbastanza) come loro, e come un lasciapassare per chi la pensa diversamente, proponendosi come il "tassello mancante". Quando Marco Calgaro, ad esempio, decide di "togliere il disturbo" (ma io mi auguro che ci ripensi) dovrebbe anche ammettere, insieme ad altri, che molto raramente l'Associazione dei Popolari ha potuto avere il piacere della sua presenza alle riunioni. E che ancora meno il contributo è stato (questa è la mia impressione) propositivo di iniziative ed avente l'obiettivo di "tenere insieme", di fare squadra almeno sui problemi più sensibili per il mondo cattolico. Io nostalgicamente continuo ad anteporre alla grandezza dei leader la grandezza degli umili: considerando questi ultimi (sempre) i più degni di essere eletti per rappresentare le mie idee. La capacità di ascoltare, la capacità di stare in mezzo alla gente, la capacità di capire che ricoprire una carica pubblica comporta la responsabilità di rappresentare degnamente chi ti ha eletto e non la soddisfazione di un'ambizione personale a prescindere. Oggi, invece, ci sono troppi che bussano alla porta dei partiti per pretendere cariche a prescindere dalle loro effettive capacità personali: e troppi che se ne vanno se le loro ambizioni non vengono soddisfatte immediatamente. Questo non va, sconcerta la gente, fa aumentare la sfiducia nei confronti della politica. Tutti devono avere il diritto, stando nei partiti, di esprimere il loro dissenso. Tutti hanno il diritto di essere ascoltati: e il dissenso non può essere confuso con il reato di "lesa maestà". Perchè è questa la democrazia. Ma se io sono veramente convinto delle mie idee non me ne vado via sbattendo la porta: rimango lì a ripetere idee ed ideali dei quali sono convinto. E, soprattutto, non vado a cercare consolazione da un'altra parte. Potremmo cominciare a rileggere e riconoscerci nella Costituzione Italiana, potremmo cominciare ad applicare nelle riunioni le regole della democrazia e a PRETENDERLE in tutte le occasioni di confronto alle quali ci capita di partecipare. Potremmo ad esempio anche cominciare ad elaborare documenti (votati e fatti votare) relativi a legge elettorale e conflitto di interessi. Io ho una versione leggermente diversa circa le ultime parole di Giacomo Ulivi, studente fucilato a Modena durante i moti per l'indipendenza, e rivolte ai suoi amici:" E adesso non dite di essere stanchi e sfiduciati, non dite di non volerne più sapere: ricordate che tutto è cominciato PERCHE' NON NE VOLEVAMO PIU' SAPERE". Solo così si potrà impedire che "omnes velut aqua dilabimur".
Claudio Lubatti - 2011-05-14
Carissimi tutti! Nella serata di ieri mi è capitato di portare l’ennesima testimonianza (a favore di Buttiero prima e di Brizio poi) di come da giovane in politica osservo e tento di trarre preziosi insegnamenti da persone impegnate nell’amministrazione pubblica da tanti anni che rappresentano davvero la smentita pratica del fatto che “sono tutti uguali” o peggio ancora che “sono solo bravi a litigare senza combinare mai nulla”: frasi purtroppo note a tutti quelli che in queste ore concludono l’ennesima campagna elettorale in mezzo alla gente comune che giudica troppo spesso senza riconoscere davvero anche chi … “non è uguale” a tutti gli altri. In questi anni ho incontrato tanti esempi da seguire e da utilizzare come esempio per riportare la politica vicino a alla gente: Guido, Gianfranco, Davide, Marco C, Antonio … (e molti altri ancora) ed è per questo che Vi chiedo … a poche ore dall’ingresso nelle urne … evitiamoci questo tipo di scontro pubblico, decidiamo piuttosto insieme una nuova data … dove provare a ricominciare un confronto vero, non per tornare nello stesso partito ma per momenti di approfondimento comune che ci rendano, come dice il sempre puntualissimo Guido Bodrato nel suo post, meno marginali da cattolici impegnati nel mondo della politica. La gente non è stufa della politica, la gente è stufa della solita politica e Noi dobbiamo candidarci ancora una volta ad essere i rappresentanti di uno stile che sia della Buona Politica. Buon voto a tutti!
Alessandro Risso - 2011-05-13
Vorrei ribadire a Marco Borgione, cui indirizzo un sincero "in bocca al lupo" per la sua riuscita elettorale, che lo scopo dell'Associazione è di tenere vivi gli ideali popolari e calarli nel dibattito politico. Il sito web è aperto al contributo di tutti gli amici, indipendentemente dalle scelte partitiche di ciascuno, che possono venire apprezzate o criticate nel rispetto reciproco. Riguardo l'aggressività e lo scatenamento di istinti repressi via web, mi scanso pensando che la raccomandazione sia impropriamente diretta a me: l'articolo e i primi commenti sono qui a disposizione dei lettori e della loro intelligenza per capire chi è uscito dalle righe.
Guido Bodrato - 2011-05-13
A conclusione delle campagne elettorali le corde della polemica si tirano fino a spazzarsi. Questo capita a maggior ragione quando la polemica riguarda persone che non hanno argomenti davvero convincenti per spiegare agli altri, ma anche a se stessi, le ragioni di una separazione. Intendo dire "ragioni convincenti". E' quello che sta capitando anche agli amici che, insieme alla fondazione del Partito popolare, oggi si trovano dispersi in quattro-cinque partiti di opposizione; per non dire di quanti sono schierati con il conglomerato berlusconiano. La DC, come un vetro infrangibile, è andata in mille pezzi. Dopo aver letto la descrizione che Risso ha fatto della dispersione popolare, a Torino, mi sarei atteso che la componente "moderata" dell'area popolare reagisse al riferimento al "laicissimo" Musy, con un riferimento - altrettanto ironico - alla presenza nella lista del PD del radicale Viale... Due segni del rischio di restare, quando si è separati. marginali. Ed invece Calgaro dice "addio per sempre". Spero sia la tensione che domina le ultime giornate di una competizione caratterizzata, anche a Torino (anche se molto meno che a Milano) dalla radicalizzazione dello scontro. Mi auguro che il dialogo resti possibile, anzi che si riconosca che è necessario, se riteniamo necessario tenere aperta la via del dialogo alle nuove generazioni di ispirazione cristiana disposte a fare una epserienza "da cristiani in politica".
marco borgione - 2011-05-13
Vedi Alessandro, farei più attenzione nell'esprimere tutta questa aggressività nei confronti di persone che vorrebbero continuare a condividere un percorso. Anche perchè, forse, sarebbe opportuno esprimerla in occasioni in cui si prendono decisioni quali l'ingresso in lista PD di personaggi che con noi non hanno nulla a che fare. Ma forse il web permette di scatenare questi istinti repressi in pubblico e far vedere che si hanno gli attributi quando in realtà non si riescono più a proporre modelli sociali credibili. Io credo che i giovani oggi abbiano bisogno di riconoscersi in un a forte identità: questa il PD non la propone più tanto che i "compagni" di viaggio esortano il sostegno alle loro candidature con l'epiteto del vecchio PCI: "care compagne, cari compagni ... vincere al primo turno per non dare spazio al centro ..." Io sono, con alcuni amici, sulla scialuppa per cercare questa identità, riscoprire i modelli sociali a noi cari (vorrei non ricordare come la delibera sul testamento biologico sia passata anche con i voti degli ex PPI) per poterli mediare con coloro che vorrano condividere con noi un pezzo di strada. Se vi facessero piacere dei ns contributi al dibattito culturale non avete che da chiederceli nelle occasioni in cui organizzate i dibattiti pubblici. Buona fortuna
franco maletti - 2011-05-13
Io credo che Marco Calgaro in tutti questi anni e da quando è entrato in politica, abbia "tolto il disturbo" così tante volte, e per così tante diverse "ragioni politiche", che si possa ritenere che forse il vero "disturbato" è proprio lui.
Alessandro Risso - 2011-05-13
Le tensioni della campagna elettorale hanno purtroppo fatto perdere a Calgaro il senso della misura nei toni e negli aggettivi. Pur considerando l' Associazione "la mia casa culturale", non abbiamo avuto il piacere negli ultimi mesi di ricevere da lui alcun contributo al dibattito che cerchiamo di diffondere con Rinascita popolare on-line. Anche Gianluca Susta ha scelto di abbandonare il PD (partito di cui evidenziamo puntualmente incertezze e limiti) è ne è nato un interessante, pacato e costruttivo confronto su queste pagine. L'immagine della scialuppa non è offensiva, così come si può essere "in odore di massoneria" o perché si è massoni (e non so se Musy lo sia) o perché si è in relazione con persone legate ad ambienti massoni: ad esempio una fetta dell'ex partito liberale torinese che lo appoggia convintamente. Posso anche intuire i motivi del disagio e del nervosismo di Marco Calgaro, ma per sfogarsi ha sbagliato bersaglio. E gli consiglio una rilassante camomilla.
Marco Calgaro - 2011-05-13
Prendo visione solo adesso dell'articolo. Purtroppo la redazione di rinascita popolare, anzichè sviluppare un dibattito che abbia anche solo la parvenza di una dignità culturale, non perde occasione, nei tempi e nei modi, di proporre atteggiamenti e prese di posizione faziose, false e disinformate. Non sto a fare considerazioni sulla scialuppa guidata da Marco Calgaro e sui suoi perchè (resto disponibile a discettarne con chiunque). Sono però indignato rispetto al "laicissimo Musy in odore di massoneria", affermazione falsa e fatta con secondi fini neanche tanto nascosti. Ritenevo "I Popolari" la mia casa culturale, prendo atto che sono gestiti come un sottogruppo fazioso di una delle parcellizzazioni dei cattolici nel PD e naturalmente tolgo il disturbo con rammarico per le persone per bene iscritte all'associazione.