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Il partito non è un tribunale
 
di Bertoldo
 

La lista del PD al Comune di Torino è stata contrassegnata da due casi che hanno fatto notizia: candidare sì o no La Ganga e Viale?
Dico subito che ci troviamo di fronte a due casi diversissimi: l’uno, La Ganga, era legato a un fatto di mera opportunità politica. L’altro, Viale, era un fatto di normale malcostume politico legato a un comportamento semplicemente inqualificabile.
Su Viale non dico nulla. Condivido tutto ciò che ha detto il consigliere regionale Stefano Lepri. Su la Ganga mi permetto di richiamare l’attenzione attorno a un fatto curioso. Qualcuno nel PD ha detto che La Ganga non si è “pentito” del suo passato. Qualcun altro, in preda ad una crescente eccitazione, ha sostenuto che non è “degno” di una candidatura nel PD per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Torino.
Ora, con il massimo rispetto per tutte le opinioni – anche quando sono ridicole e grottesche – mi permetto di ricordare sommessamente che il partito non è un tribunale né un confessionale. Nessuno si deve confessare perché nessuno può assolvere. Nessuno si deve pentire perché nessuno può riabilitare. Un partito politico non dispensa fatwe né impartisce comandamenti. Semplicemente un partito laico, probabilmente aconfessionale e democratico, si limita a far rispettare delle regole contenute nel suo “codice etico”. Nulla di più e nulla di meno. Vale per La Ganga come per chiunque altro. Con buona pace degli integralisti laici e cattolici, dei moralisti e dei professionisti del nuovismo.

Della rubrica FARDELLI D'ITALIA


giuseppe cicoria - 2011-04-15
L'italia è un paese di filosofi (modesti peraltro). Siamo capaci di dire tutto e il contrario di tutto e fare di tutto e il contrario di tutto: sempre dimostrando di aver fatto e detto bene. Nessuno vuole "uccidere" socialmente La Ganga che per quello che è successo si è fatto processare è ha pagato per quello che la legge gli ha fatto pagare. Il problema è che la vita non è fatta di sola politica. Il PD, a parole, sembra aver adottato i concetti di un certo Montesquieu il quale riteneva che i rappresentanti del popolo nelle istituzioni dovevano non solo essere onesti ma anche esempio di virtù. Salvo che al Parlamento e nei listini regionali, i rappresentanti sono eletti dal popolo. In questo momento il nostro elettorato ha fame di individuare candidati, bravi, onesti, affidabili e soprattutto NUOVI, possibilmente giovani. Se si ritiene che La Ganga risponda a questi requisiti, sia il benvenuto nella lista. Se non è così ci sarà un danno per tutto il partito. Cordiali saluti.