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Il PCI non interessa
 
di Bertoldo
 

Ma i comunisti ci sono ancora? La domanda non è affatto retorica perché dal 1994 – per fermarsi all’anno primo di Berlusconi – a oggi il dibattito politico continua a ruotare attorno a questo dilemma. Certo, i comunisti non pentiti esistono ancora. È quella specie di “panda” che va sotto il nome di Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Partito della sinistra comunista combattente – o come diavolo si chiama – che vagano ancora per l’Italia divulgando il verbo comunista. Più che pericolosi, però, sono patetici se non comici.
Ma è indubbio che, esclusi i gianduia di turno – cioè i Ferrero, i Diliberto e i Ferrando – probabilmente qualcosa di “comunista” in Italia è rimasto. A cominciare proprio dal PD. Diciamocelo sottovoce e tra di noi. Ma quando uno (guarda caso ex PCI) come Latorre sostiene che Vendola (guarda caso ex PCI pure lui) starebbe benissimo nel PD per far sì che diventi il “più grande partito della sinistra italiana”, cosa vuole dire se non ricostruire in forme diverse e più educate quel partito che sarebbe destinato ad essere grande e popolare ma strutturalmente destinato all’opposizione? Insomma, un PCI degli anni duemila più moderno, più presentabile, più naif e con l’orecchino. Ma votato irreversibilmente – perché siamo in Italia e non in Bulgaria – a presidiare saldamente il campo dell’opposizione.
Allora, se così dovessero stare le cose, questa volta lo diciamo ad alta voce e senza tentennamenti: a noi ex DC, ex Popolari e aggiungiamoci pure ex Margherita, di stare con il novello PCI – seppur riformista, seppur progressista, seppur europeo, seppur socialisteggiante – non interessa granché. È bene avvisare i naviganti che non abbiamo fatto questo tratto di strada, con innumerevoli strappi, per farci comandare dalla tribù degli ex PCI. Siamo stati chiari o dobbiamo metterlo in bollo?

Della rubrica FARDELLI D’ITALIA


Livia Papi - 2011-03-21
Sorry, ma non condivido l'approccio. Finché si perderà tempo a dileggiare gli altri, con i quali almeno in parte si condividono o potrebbero condividere programmi concreti, mediati ma utili all'Italia ed agli italiani, non si conclude nulla. Sarebbe meglio investire il tempo a lavorare a costruire cose buone da fare, quanti più insieme, ché a distruggere sono/siamo capaci tutti.
Leonello Mosole - 2011-03-21
Ripeto quello che ho già detto una volta: nel nuovo sistema bipolare (di fatto, non di diritto) il centro-sinistra è andato al Governo con Prodi, non certo un comunista, ma persona la cui cultura e le cui idee rassicuravano anche i moderati di centro. Questo la sinistra non l'ha mai capito, a partire da quel dandy Bertinotti per finire al navigatore D'Alema. Io penso che se si dovrà andare a elezioni presto bisognerà darsi da fare a trovare un personaggio simile e non fare le primarie con Vendola. D'altra parte: la famiglia è importante, i figli pure ma per noi cattolici di indissolubile c'è solo il matrimonio... E poi, bipolarismo non vuol dire bipartitismo.
Luca Calorio - 2011-03-19
Non trovo nulla di male nel dire che il PD debba essere un partito di sinistra in senso lato, cioè che abbraccia i valori della sinistra: questi sono anche a mio parere sostanzialmente gli stessi del cristianesimo democratico, che quindi considero altrettanto di sinistra. Dicendo ciò non si vuole assolutamente tornare indietro all'idea del PCI. Dire che personaggi come Vendola (cattolico e di sinistra, per l'appunto) potrebbero stare bene nel PD non mi sembra un'eresia ne' tanto meno presupporrebbe una deriva "comunista". Il PD deve poter essere l'ambiente naturale di tutti coloro i quali si sentono vicini ai valori di uguaglianza, giustizia sociale e libertà dell'individuo nel contesto di uno Stato democratico: le sfumature, cioè sentirsi intimamente "più di sinistra" o "più di centro" (per banalizzare), lasciano il tempo che trovano, perché tra persone che hanno un minimo di buon senso e buona fede le convergenze si trovano. Se non le si trova, vuol dire che non c'è la volontà di trovarle.
giuseppe cicoria - 2011-03-18
Vendola è un personaggio che in questo momento suscita grande simpatia ed interesse in tutti gli elettori per indubbie qualità umane, di cultura e di affidabilità. Con lui sarei sempre pronto a collaborare per gestire la cosa pubblica ma ci sono sue idee, smaccatamente comuniste, che proprio non posso accettare se non vengono stemperate. Se egli entra nel PD è inevitabile per me uscire dal partito ed entrare in altro che sia disposto a collaborare con lui alle condizioni sopradette.