Stampa questo articolo
 
I cattolici e “papi” Berlusconi
 
di Stefano Margaria
 

Il ministro Alfano è convinto che gli elettori cattolici non si facciano influenzare dai giornali che raccontano la storia di “papi” Berlusconi e dei suoi festini. Per capire se è vero, ho fatto un collage utilizzando frasi significative tratte dalle lettere dei lettori di Famiglia Cristiana e pubblicate nella rubrica “Colloqui col padre” dell’ultimo numero.
Il settimanale di suo si è limitato a richiamare poche dichiarazioni ufficiali: «Il capo dello Stato si è detto “turbato”. Sono poi arrivate le parole, tanto attese, del cardinale Angelo Bagnasco presidente della CEI che già in passato aveva detto che “quando si ricoprono incarichi di visibilità, il contegno è indivisibile dal ruolo” e quelle del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, che ha invitato tutti, soprattutto chi ha responsabilità pubblica, “ad assumere l'impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità”. Il quotidiano dei vescovi parla di vicenda “sconvolgente”». Molti mesi fa la signora Veronica aveva detto che suo marito era malato.
Ed ecco cosa pensano i lettori:
«La nostra bella Italia, ancora una volta, è devastata dalle nefandezze di un piccolo uomo che, incurante del dovere del buon esempio, fornisce prove amorali».
«Che esempio sta dando? L'impatto negativo sui nostri giovani è evidente anche a chi non vuole aprire gli occhi. Al di là dei fatti inqualificabili, il suo atteggiamento è un insulto alla nostra intelligenza».
«Lei è presidente del Consiglio! Per questo non si può essere indulgenti e far finta di niente! Siamo indignati, disgustati e scandalizzati per il suo comportamento etico e morale, per questo sfruttamento dei corpi e delle menti! Lei è accusato dalla Procura di Milano di concussione e prostituzione minorile».
«Perché non va dai giudici, come ogni italiano, invece di affidarsi ai proclami televisivi per raccontare le sue verità? Sappiamo quanto sia abile a mescolare le carte, ma siamo tutti noi a doverci sentire parte “lesa” nell'essere rappresentati da lei e a vergognarci. Il degrado etico e morale in cui ha portato la politica non ha bisogno di commenti e lei insiste nel ritenersi al di sopra delle leggi, non rispettando né la sua dignità di uomo pubblico, né la donna, che usa come oggetto».
«Il Paese ha bisogno di essere governato da persone moralmente inattaccabili se vogliamo uscire dal pantano in cui siamo».
«Oggi, abbiamo bisogno di comportamenti ineccepibili, trasparenza e verità cristalline. Non si può più tollerare lo spreco di così tante risorse e tanto tempo. Occorre utilizzarli per fare qualcosa per la ripresa economica, per l'occupazione giovanile, per le famiglie che sono povere e disastrate».
Vi saranno certamente ancora tanti cattolici indulgenti verso Berlusconi, ma il numero di quelli che ne prendono le distanze è aumentato. Meglio tardi che mai.


CARLO BAVIERA - 2011-02-03
Le reazioni di tanti lettori, come le sagge parole del Card. Bagnasco sulla necessità che "chi assume un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che esso comporta", sono indicative dello sconcerto che finalmente in tanta parte del modo cattolico comincia a farsi strada rispetto al paganesimo del premier e della cricca. Ma sono sufficienti queste reazioni emotive e a volte "moralistiche"? Penso che purtroppo la coscienza e il pensiero di tanti credenti sia ancora fondamentalmente favorevole a chi ha promesso lavoro, meno tasse, difesa dei principi della "nostra civiltà", e sia disposta a chiudere un occhio pur di non far vincere i "laicisti" e le sinistre giudicate ideologiche. Per questo c'è da sperare che la sfida educativa scelta dalla Chiesa per questo decennio venga giocata nella giusta direzione. Ma poi è fondamentale che i politici riformisti e popolari che fanno riferimento alla Dottrina Sociale ritrovino occasioni e strumenti per superare il basso profilo delle semplici alleanze o della divisione su questo o quel punto programmatico. Bisogna ripensare a un progetto di società alternativo che pensi alle innovazioni, agli interventi strutturali, ma anche a una politica estera di pace, di realizzazione della Unità Europea vera, di sostegno ai diritti umani e alle minoranze, a politiche ambientali alternative, ad uno sviluppo sostenibile (come si diceva qualche anno fa), e a una governance che coinvolga la società civile, un sistema economico che tenga conto delle indicazioni della Caritas in Veritate di contrasto al neocapitalismo che governa la globalizzazione. Si deve individuare un leader (il nuovo Prodi), una squadra che garantisca e rappresenti anche l'anima moderata (centrista) della nazione, ma soprattutto riuscire a indicare un obiettivo, un sogno, una speranza per cui gli italiani siano disposti anche a qualche sacrificio: rinnovare la società non tanto e solo con le liberalizzazioni, ma sostenendo le comunità locali e le famiglie e studiando provvedimenti a favore dei giovani (scuola, lavoro, ricerca).
Rosanna Cordero - 2011-02-02
Meglio tardi che mai: e meglio ancora sarà se tutta la Chiesa italiana, vescovi, clero, religiosi e laici, riprenderà in mano, per diffonderla a parole ed applicarla nei fatti, la nota del 1991 "Educare alla legalità". Vi si indicavano come necessarie "l'esistenza di chiare e legittime regole che antepongano il bene comune agli interessi particolari; l'applicazione anche coattiva delle regole nei confronti di tutti, evitando che siano solo i deboli e gli onesti ad adeguarvisi, mentre i forti e i furbi tranquillamente le disattendono; la necessità che i vari poteri non sconfinino dai loro ambiti istituzionali e che la loro funzione di reciproco controllo non sia elusa mediante collegamenti trasversali tra coloro che vi operano". Si dichiarava "non meno inquietante la nuova criminalità così detta dei colletti bianchi, che volge a illecito profitto la funzione di autorità di cui è investita, realizza collusioni con gruppi di potere occulti e asserve la pubblica amministrazione a interessi di parte"... In questi come in molti altri punti, quella nota del 1991 sembra anticipare la descrizione di tante vicende del quindicennio berlusconiano, e pronunciare su di esse il giudizio dei cattolici italiani con una forza ed una chiarezza che in seguito, purtroppo, sono mancate troppo spesso. La nota "Educare alla legalità" è facilmente rintracciabile in internet, ad es. al link: http://www.chiesacattolica.it/cci_new/documenti_cei/2010-12/22-36/Educare%20alla%20legalita.pdf