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Il degrado morale travolgerà le istituzioni?
 
di Guido Bodrato
 

Il “Rubygate” da cui ha ripreso forza lo scontro tra Berlusconi e la magistratura, il referendum sul futuro della Fiat che ha diviso i sindacati, la contesa sul federalismo fiscale rilanciata dal contrasto di interessi tra comuni e regioni: sono questioni che mettono in evidenza le ragioni più profonde della crisi che sta vivendo una società sempre più divisa “ma anche” sempre più bloccata. Con evidente riferimento a questa situazione, Benedetto XVI ha esortato gli italiani a riflettere sul crescente degrado morale che sta per travolgere le stesse istituzioni. E tuttavia si ha l’impressione che, se tornassimo a votare, gli elettori confermerebbero gli orientamenti del passato, anche se è in forte calo il prestigio di Berlusconi; i due maggiori partiti raccoglierebbero il consenso che i sondaggi hanno loro attribuito nel 2010: circa il 30 per cento al Pdl, cui si dovrebbero aggiungere i voti della Lega; circa il 25 per cento al Pd, ancora alla ricerca di alleati che gli permettano di vincere la sfida. In questa situazione di stallo, il disagio sociale e politico riguarda soprattutto l’area moderata. In particolare ai cattolici, prevalenti in quest’area, sono rivolte le parole della Cei sulla necessità di un più stretto rapporto tra la moralità dei comportamenti privati e l’azione politica.

BAGNASCO E IL DISAGIO DEI CATTOLICI. I commentatori ritengono che il rimprovero implicito nel discorso del papa e nella prolusione del cardinal Bagnasco alla Conferenza episcopale riguardi soprattutto i comportamenti del Cavaliere. Tuttavia fino a quando non si delineerà una “alternativa” al berlusconismo che sciolga ogni dubbio sui “valori” cui fa riferimento il progetto del Pd, il disagio del mondo cattolico alimenterà soprattutto il “polo del rifiuto”: una parte importante dei cattolici resta al bivio tra l’astensione ed il voto a destra, “turandosi il naso”. Specie dopo le “primarie” di Napoli.

VELTRONI NON CONVINCE. In realtà, neppure dall’assemblea “MoDem” del Lingotto è venuta una proposta davvero convincente, anche se Michele Salvati, il più autorevole tra i consiglieri di Walter Veltroni, sostiene che il progetto presentato al Lingotto è più liberaldemocratico che socialdemocratico. L’invito di Veltroni a lasciarsi alle spalle “il Novecento”, non ha sciolto tutti i nodi. Anche perché il secolo dei totalitarismi, del nazifascismo e del comunismo sovietico, è stato caratterizzato in Italia dalla Costituzione repubblicana e si è concluso in Europa con la vittoria della democrazia. D’altra parte l’avvio del nuovo secolo è tutt’altro che rassicurante, anche per il federalismo europeo. Cosa significa l’appello veltroniano ad una grande alleanza (Tutti contro Berlusconi) se non il riconoscimento che la sinistra, per realizzare un progetto di reale rinnovamento, deve andare oltre il modello dell’Unione, naufragato insieme al sogno di Prodi, ma anche oltre il sogno della “vocazione maggioritaria” che nel 2007 ha caratterizzato il Lingotto “uno”, quando Walter ereditò da Romano la leadership del Pd?

VERSO UN GOVERNO TREMONTI? Non è difficile prevedere che la proposta di una alleanza elettorale estesa a Vendola e a Fini, incontrerà nei prossimi giorni le stesse obiezioni sollevate dal Terzo polo e dalla sinistra radicale nei confronti della “mano tesa” di Bersani. Almeno fino a quando la strategia che dovrebbe “attrarre” le altre forze politiche, sembrerà reggersi sulla “centralità” del Pd, e gli altri partiti saranno considerati “compagni di strada”. Fino a quando, cioè, non sarà chiaro che l’approdo al “dopo Berlusconi” è politicamente un approdo a un sistema “plurale”, il blocco Pdl/Lega partirà favorito. E le dimissioni di Berlusconi – tutt’altro che scontate – potrebbero addirittura aprire le porte al progetto di una nuova destra alleata con il Terzo polo: a questa ipotesi, con la premiership di Tremonti, sembra pensare la presidente della Confindustria, e a qualcosa di simile pensano i leader del Terzo polo.
Per sciogliere questo nodo bisogna affrontare la questione della riforma elettorale, che è restata nell’ombra anche al Lingotto “due”. E in queste condizioni le scelte dei Democratici, come dei loro possibili alleati di centro e di sinistra, dipenderanno soprattutto dall’incognita delle circostanze e del tempo in cui si svolgeranno le elezioni.

28/01/2011


Giulio Modena - 2011-01-31
Ecco il mio commento. 1)Concordo sulla necessità di una nuova legge elettorale, purchè sia prevista la possibilità di scegliere gli eleggibili. 2)Il PD indichi POCHI punti prioritari da attuare e dove sono le risorse per dare concretezza operativa. 3)I politici di estrazione cattolica sanno che compito specifico della politica è la mediazione e non il compromesso. I "valori non negoziabili", in democrazia, vanno resi percorribili con la mediazione e non con scambi "compromettenti".