Andrea Griseri - 2017-12-17 Vedo due rischi.
1) Che la nuova formazione politica al di là degli entusiasmi della prima ora si riduca ad essere un cartello elettorale strutturato con troppa fretta che all'indomani delle elezioni, qualunque sia il risultato, degeneri in una sequela di velleitari identitarismi in perenne polemica (il fallimento del generoso tentativo di Falcone e Montanari docet come ricorda Risso nel suo articolo). La sindrome tutta post-marxista per cui ciascuna componente rivendica la pretesa di interpretare una presunta verità storico-politica è sempre in agguato
2) Il rischio opposto di essere eccessivamente accoglienti e inclusivi precipitando in una melassa buonista (rischio che sta correndo la stessa Chiesa dimentica del fatto che Cristo ci ha chiesto di parlare sul piano dei principi un linguaggio dirimente, si si no no) incapace di proporre soluzioni chiare e coraggiose. Il contributo dei cattolici e della loro tradizione potrebbe risultare decisivo: no alle minestrine insipide e insapori ma visioni di lungo periodo, rifiuto dei pensieri unici, consapevolezza che non esistono Verità derivate da una lettura scientifica della realtà economico-sociale ma politiche, frutto anche di intelligenti compromessi (la vera politik non può non essere real!) lungimiranti e corroborate dalla ricerca democratica di un consenso profondo: quel consenso che nasce dal dibattito diffuso, dalle consapevolezze di un corpo elettorale costituito da persone che ragionano e attraverso il ragionamento acquisiscono lo status di cittadini attivi. E qui l'informazione, oggi intesa a proporre narrazioni e soluzioni semplicistiche, ha una responsabilità enorme.
Quanta strada dobbiamo percorrere! Ma non sono proprio i cattolici democratici ad avere in mano, potenzialmente, alcune delle ricette migliori? | ||
Giuseppe Ladetto - 2017-12-17 Destra e sinistra sono riferimenti ancora densi di significato? Giorgio Merlo ci presenta le ragioni di chi dice di sì. Invece, tra coloro che propendono per una risposta negativa, si riscontrano due tesi molto diverse.
Una, maggioritaria, appartiene a quanti (politici ed opinionisti) asseriscono che destra e sinistra sono categorie ideologiche del tutto superate perché la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico hanno imposto percorsi nuovi, “moderni”, dai quali non è possibile discostarsi senza cadere, specialmente a sinistra, in una sterile nostalgia del passato. Qui, ha ragione Giorgio Merlo a denunciare come inaccettabile questa tesi, tra l'altro in larga misura strumentale perché volta a stroncare sul nascere ogni critica all'imperante liberismo.
La seconda, assai minoritaria (in cui mi riconosco), ritiene che le due categorie sopraddette non siano più adeguate a comprendere ed interpretare il grave disagio sociale prodotto dalla globalizzazione e soprattutto a cogliere gli scenari inquietanti che si profilano all'orizzonte. Per brevità, mi soffermo su due sole questioni di grande rilevanza, che richiedono scelte drastiche, escludendo vie di mezzo.
1° La scelta tra crescita e ambiente. Molti pensano di poterla evitare introducendo la “crescita sostenibile”. In materia, valgono le forti parole di padre Fabiano Longoni, ad un convegno delle Acli, quando afferma che chi parla di “crescita sostenibile” cerca solo un modo, o un pretesto, per continuare un cammino che produce guasti gravissimi. Oggi c’è la necessità di ridefinire il “progresso”.
2° La scelta (di cui scrive il teologo Giuseppe Zeppegno in Bioetica e postumano) tra posizioni “bioliberali” (che negano l'esistenza della natura umana e sono favorevoli alle manipolazioni biotecnologiche della nostra specie) e posizioni “biorealistiche”, a torto definite conservatrici, (che rivendicano l'esigenza di non alterare la componente biologica dell'essere umano per i legami che essa ha con la dimensione culturale, l'emotività e la razionalità). E' una scelta centrale perché investe la concezione antropologica su cui si fonda ogni visione del mondo e dalla quale deriva ogni progetto di società.
Sono due questioni fondamentali, strettamente legate, da cui dipende il nostro futuro; ma, rispetto ad esse, è inutile cercar risposte a destra o a sinistra: entrambi i riferimenti non ci forniscono indicazioni, anzi non ci dicono nulla.
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Aldo Cantoni - 2017-12-15 Tutto questo riconoscimento A PAROLE del valore dei riferimenti all' ispirazione cristiana non trova riscontro nei FATTI concreti, come ora quando abbiamo visto non accolta nel recente provvedimento nemmeno l' istanza di non considerare mai nutrizione e idratazione come accanimento terapeutico. I voti dei cattolici fanno piacere a tutti, a patto che si accetti che nulla sia modificato per venire incontro almeno un po' alla loro sensibilità. | ||
Massimo Canova - 2017-12-15 Mi piace il taglio dell'intervento di Giorgio Merlo, che ringrazio per la riflessione.
Sono, però, desideroso di approfondire (è un invito,ovviamente) il punto, per me, cruciale.
La gerarchia di valori propri del cattolicesimo democratico mi pare, oggi, declinata in maniera non così netta e "alternativa" fra destra e sinistra.
Forse vale la pena di ri-meditarla e di aggiornarla, questa gerarchia di valori, per non correre il rischio di essere, appunto, 'sepolcri imbiancati' o 'cattolici di professione'.
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Cav. Uff. Paolo Moriotti - 2017-12-15 Ho letto con piacere e sorpresa. E mi ha fatto tornare ai tempi di S. Vincent con il Ministro Carlo Donat Cattin e Gianpaolo Brizio. Ma: perché un altro partito? Perché non andare oltre le analisi (come sempre molto valide), e tradurre qualcosa in pratica per ridurre al minimo i voti regalati a quelli che la pensano in modo diverso? |