|
Giampiero Leo - 2017-08-21 Questa rinnovata presenza di un pensiero cattolico democratico, o cattolico sociale, o che dir si voglia, sarebbe preziosa per il Paese e per il bene della collettività, sia tramite un contributo sul "metodo" che sui "contenuti". Rispetto al metodo, la tradizione propria di politici cattolici, come ad es: De Gasperi, La Pira, Moro, ecc, basata sull'ascolto, sul dialogo, sul rispetto dell'avversario, sulla capacità di creare alleanze e quella di fare sintesi alte, sarebbe da recuperare e valorizzare in un tempo in cui, invece, si invita all'odio, alla delegittimazione dell'avversario, si alzano muri, si affrontano i problemi a colpi di slogans, tanto suggestivi quanto fasulli. Anche sul piano dei contenuti, la cultura cattolica - che non può e non deve avere la pretesa di essere autosufficiente o egemone - è in grado di offrire molti spunti. La "Caritas in veritate" "L'Evangeli Gaudium" e la "Laudato sii" sono vere miniere di cultura, sociologia, antropologia, "politica" nel senso più nobile del termine. Dunque, partendo da questo patrimonio comune, il laicato cattolico, in tutte le sue forme di impegno, (ma non continuando a sottovalutare quello politico istituzionale), potrebbe produrre progetti, programmi, proposte, estremamente qualificanti, aprendosi, su punti ben strutturati e concreti, al confronto con tutte le persone e le realtà interessate al bene comune. Se ci sarà la forza, la volontà, la capacità di affrontare questo compito - certamente difficoltoso e rischioso - il Paese non potrà che averne beneficio. Se non ci si riuscirà, sarà un'altra occasione tristemente persa. Noi comunque pur consapevoli dei nostri enormi limiti, ma grati alla storia che ci ha generati, non ci vogliamo arrendere e vogliamo continuare a sperare. | ||
Giorgio Merlo - 2017-08-18 La riflessione dell'amico Dario e' del tutto fondata... Al riguardo, con la prefazione autorevole di Guido Bodrato, sto scrivendo un libro al riguardo dal titolo provocatorio "Cattolici senza partito?". Credo che non possiamo, oggi, non affrontare responsabilmente questa tematica. Certo complessa e problematica ma non più aggirabile. | ||
Dario Seglie - 2017-08-16 Cari amici,
mi riferisco in particolare a Giorgio Merlo aed alle sue considerazioni.
Mi sovvengo di un libretto di Giorgio “Popolarismo ancora?” scriito allo scadere del secolo scorso, quando le figure di riferimento erano Carlo Donat-Cattin, Carlo Borra e Guido Bodrato. Per il Pinerolese mio suocero Renato Grindatto, rappresentante di fabbrica - con Borra - alla Riv (poi SKF) del dopoguerra e Segretario degli ex Allievi Salesiani, aveva parole di elogio per coloro che non si erano lasciati sopraffare dalle ondate dei soviet che cercavano di occupare tutti i campi, culturali, sociali, politici, sindacali.
Oggi di quella Vecchia Guardia rimane testimone e ancora protagonista Guido Bodrato.
Tu caro Giorgio, circa 20 anni orsono dicevi “La ripresa dunque è possibile. Servono idee, coraggio e voglia di rischiare”. Non abbiamo in questi venti anni avuto sufficiente energia ideale? Il rischio è oggi palese: non solo siamo post-ideoligici (o peggio privi di ideologia) ma conviviamo rassegnati con lo spappolamento delle istituzioni, delle strutture, dei partiti. Più nessuno della Società Civile si indigna.
Nella carenza totale dei valori che fa gonfiare i populismi beceri e presuntuosi, con il 50% delle persone che non vuole più partecipare alla vita politico-amministrativa, né andare a votare, non è forse tempo di issare una bandiera, magari logora ma eroica, che possa recuperare la partecipazione attiva popolare?
A voi politici di lungo corso l'ardua risposta. |