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Legge elettorale, ci risiamo
 
di Giorgio Merlo
 

Da sempre la legge elettorale è la "madre" di tutte le riforme. Attorno al sistema elettorale nascono e tramontano partiti, decollano e si affossano le alleanze. Ma dal sistema elettorale si capisce anche quale può essere il profilo e la stessa qualità della classe dirigente. È la concreta esperienza storica e politica del nostro paese che lo conferma.
Ora, per non ripercorrere una storia nota a tutti, è appena sufficiente richiamare alcuni aspetti che sono e restano centrali per la prossima legge elettorale, dopo l'archiviazione dell'Italicum: una legge nata male e finita peggio, ovvero senza padri e da quasi tutti riconosciuta come ormai inadeguata a disciplinare e a regolare il sistema politico italiano.
Innanzitutto va garantito un raccordo stretto e non più scindibile tra la governabilità del sistema politico e la rappresentanza democratica. Un equilibrio delicato da costruire ma decisivo ai fini di una sistema elettorale corretto, credibile e sufficientemente rappresentativo.
E allora noi sappiamo, pur senza certezze dogmatiche, che ci sono alcuni punti fermi da cui non possiamo prescindere. I collegi uninominali sono la soluzione migliore per garantire un raccordo tra l'eletto e l'elettore. Senza spese eccessive, senza potenziale corruzione per una campagna elettorale dispendiosa attraverso le preferenze e, soprattutto, per garantire un vero legame con il territorio del futuro parlamentare.
In secondo luogo non si può prescindere dalla "coalizione". In Italia la politica è sempre stata "politica delle alleanze". Il tempo dei "partiti unici", del premio di maggioranza abnorme e della autosufficienza politica ed elettorale è, per il momento, accantonato.
In terzo luogo è necessario ripristinare un mix di proporzionale/maggioritario capace di riassumere in anticipo la richiesta di governabilità con quella della rappresentanza democratica.
Insomma, alcuni punti fermi che devono accompagnare il cammino delle forze politiche in vista della costruzione della futura legge elettorale. E, in particolare, devono accompagnare il cammino del PD che, sotto questo versante, continua ad essere l'unica forza politica che persegue con tenacia e con determinazione la necessità di arrivare al più presto ad una nuova legge elettorale.
Certo, la politica non si esaurisce con i sistemi elettorali. Ne è prova l'Italicum che è stato studiato e congegnato per consolidare la vittoria del PD dopo la straordinaria performance elettorale delle europee del 2014 per poi trasformarsi, purtroppo nell'arco di pochi mesi, in un autentico boomerang politico ed elettorale. La politica non si può imbrigliare del tutto con le norme elettorali che, certamente, la condizionano ma non la esauriscono. Come, d'altro canto, non si possono varare leggi elettorali che hanno come unico obiettivo impedire la vittoria a qualche forza politica. Nello specifico al Movimento 5 stelle.
Ecco perché la legge elettorale, anche questa volta, è destinata a segnare in profondità la politica italiana. Dall'inquadratura sistemica – proporzionale o maggioritario – del panorama politico alla qualità della futura classe dirigente parlamentare, dal ritorno della coalizione al progetto politico dei singoli partiti, dalla garanzia della governabilità al consolidamento della rappresentanza democratica. E dal sistema elettorale che sarà scelto, individuato e votato, noi capiremo anche quale sarà il profilo e la natura della nostra democrazia.


francesco cecco sobrero - 2017-01-11
Io sono per un sistema proporzionale puro, il sistema dont, senza alcun premio di maggioranza. Le medaglie si conquistano sul campo e non con arzigogoli! Dividerei l’Italia in 35 circoscrizioni: le 19 regioni (escluse le città metropolitane) + le 14 città metropolitane + le 2 provincie autonome di Trento e Bolzano. Quota un deputato ogni 200.000 abitanti o frazione pari o superiore a 100.000 ed il doppio per il Senato. Una cosa che riterrei essenziale nella nuova legge, che un parlamentare ha sì il diritto di dimettersi, ma NON di cambiare ”bandiera”, soprattutto come rispetto dell’elettorato.
Carlo Baviera - 2017-01-11
Solo una cosa non condivido. E' il punto uno. Quello sui collegi uninominali: avere il candidato unico di collegio è pressapoco come avere le tanto odiate liste bloccate. Questo mi offre il partito, e questo mi devo beccare! Mi si dirà che la differenza è data dalla costruzione di collegi piccoli, dove il rapporto eletto/elettore è importante, così come la minor corruzione rispetto alle preferenze. Ma per farsi eleggere (e avere il voto in più necessario) non si ricorrerà lo stesso a compere di consensi? Però se si vira per collegi uninominali si dovrebbe almeno prevedere per tutti l'obbligo di primarie; e le primarie sappiamo che costano e possono essere esse stesse elemento di corruzione e scorrettezze (vedere i tanti precedenti finiti in caciara o anche peggio). Tutto il resto del ragionamento di Giorgio lo condivido, ma sulle preferenze resto del mio parere, salvo non mi si convinca profondamente del contrario. Anche perchè molte volte quel sistema ha garantito a giovani o persone non di primo piano di accedere ad incarichi pubblici. Tanti amici di Forze Nuove non sarebbero mai diventati Deputati o Senatori (o Consiglieri Regionali, ecc.)
Giuseppe Davicino - 2017-01-11
Sante, e sagge, parole quelle di Giorgio. Purché si faccia in fretta, non ci vogliono 18 mesi per fare una nuova legge elettorale. Perché il Paese, stremato da una austerità insensata e disumana,con malati curati sul pavimento negli ospedali pubblici e con allievi che persino nella Capitale non possono andare a scuola per il freddo, non può più aspettare. Il popolo deve poter decidere se continuare su questa via del suicidio del Paese oppure se cambiare.
Dario SEGLIE - 2017-01-11
Caro Giorgio, dici bene, "profilo e natura della nostra democrazia". Sarebbe lapalissiano: per fare una buona legge occorrono buoni legislatori ! Il problema è nella seconda parte dell'equazione. E' giocoforza invocare l'ultima Dea: Spes. A presto, Dario