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Beppe Mila - 2016-05-17 La tematica migranti ed Europa necessita di essere guardata con occhi obiettivi. Il documento non fa una piega, è sottoscrivibile in ogni parola, ed è indubbiamente un grande contributo, specialmente la parte iniziale ed il pensiero quanto mai realistico di dover intervenire in loco nei Paesi di origine dei migranti. Però a me pare, per altre parti, che tale eurodocumento sembri scritto in un contesto assai diverso dal presente, un pò come se fosse stato redatto, diciamo tra il 1995 ed il 2005 massimo, non certo ora.
Provo a scrivere invece quello che è il pensiero di una persona comune, progressista che ha sempre votato in area moderata o di centro sinistra ligio ai doveri ed alle incombenza che lo Stato ogni giorno ci impone. Mettiamo che abbia un genitore anziano non autosufficiente e che decida di tenerlo in casa evitandogli la RSA (ricovero solo anziani ) e non incrementando così le liste di attesa. Lo Stato riconoscente gli passa 17 euro al giorno per pagare badante e tutto quanto necessita per l’assistenza a un anziano creme antidecubito, unguenti, integratori alimentari etc.). Ricordo che lo stipendio di una badante oscilla tra i mille ed i 1200 euro mensili ai quali ovviamente vanno aggiunti gli oneri previdenziali. Il nostro cittadino non può non chiedersi come mai lo Stato a lui riconosca 17 euro giornalieri e a qualsiasi migrante che sbarchi in Italia dal Nordafrica ne destini 35 giornalieri.
E' solo uno degli esempi che potrei fare. Pertanto a mio avviso ben vengano contributi come quello di Patrizia Toia, perché stimolano il dibattito e ci fanno conoscere di prima mano cosa si pensa ai piani alti di Bruxelles, ma secondo me tali documenti occorre siano integrati con altri punti di vista, magari più rustici e forse poco politicamente corretti ma drammaticamente reali. | ||
Andrea Griseri - 2016-05-17 Mi sia consentita ancora un'osservazione: come scrive il prof. Ladetto l'Austria è un paese di 8,5 milioni di abitanti, non è un territorio immenso (qualche anno fa avevano un impero...): il chiasso mediatico non ha illustrato questi dati di fatto ma si è limitato al sensazionalismo del muro. Io sono contro i muri e per la costruzione di ponti (noi cattolici riconosciamo l'autorità del pontefice non a caso) ma la retorica antimuri sta diventando uno sciolilingua che non costa nulla, buono per tutti i palati. Pienamente d'accordo con ciò che scrive D'Ambrosio: mi pare che vi sia chi invece spinge le popolazioni dei paesi del Terzo mondo (uso questa categoria un po' all'ingrosso) fuori dalle microeconomie a KM 0 per andare a costituire in occidente una sorta di armata di riserva capace di destabilizzare in primo luogo quei codici del lavoro faticosamente conquistati nel corso di un secolo e mezzo di confronto e crescita di una condivisa coscienza civile. Si aggiunga la pericolosa propensione di stati (Cina) e multinazionali al cosiddetto land grabbing: è un elemento nuovo nella scena della storia; è la volontà di impossessarsi non di nazioni abitate da dominare e magari sfruttare ma di territori vuoti. Dove vadano gli espulsi non è più oggetto di preoccupazione da parte di chi espelle. | ||
Dino Ambrosio - 2016-05-13 Nei dieci punti riportati da Patrizia Toia, è indicato al 10° posto, cioè all’ultimo punto, la cooperazione e il partenariato che l’UE dovrebbe attivare con i paesi da cui arrivano i migranti. Non so se l’ordine riportato nell’articolo indica una priorità ma in ogni caso, a mio modestissimo parere, questo punto dovrebbe avere, fin da subito, anche in fase di emergenza, la precedenza. Non sottovaluto certo le difficoltà connesse a questi interventi. Per assicurare l’efficacia ed efficienza di queste politiche finalizzate allo sviluppo e al progresso del terzo mondo c’è soprattutto il problema della stabilità politica dei paesi in cui questi investimenti sulla cooperazione dovrebbero essere fatti. E’ un problema complesso, ma se invece di fornire armi a queste popolazioni per farsi la guerra fra tribù, se invece di sfruttare oltremisura le loro risorse, l’UE investisse risorse con politiche di sostegno alle aziende (alle famiglie) locali per coltivare la terra e svolgere piccole attività artigianali e commerciali, ci sarebbero per le popolazioni del posto maggiori possibilità di sopravvivenza in loco. Se invece l’emigrazione in Europa rimane l’unica possibilità di vita per quelle popolazioni continueremo a importare migranti e, alla lunga, è brutto dirlo, con tutta la buona volontà (che non sempre c’è) non sapremo più cosa farne. L’unico modo per interrompere l’esodo è farli stare a casa. E bisogna farlo in fretta perché le popolazioni africane e asiatiche sono immense e, se non si ferma la tendenza, saremo travolti dall’invasione. Soccomberemo noi insieme a loro. | ||
Giuseppe Ladetto - 2016-05-12 I dieci punti del rapporto Kyenge presentatoci da Patrizia Toia richiederebbero una discussione generale sul tema immigrazione, che spero si voglia fare nella nostra associazione, almeno per confrontare le opinioni degli amici che, per quanto ho potuto constatare in alcune occasioni, non mi sembrano uniformi. Su un tema così importante ma divisivo sarebbe già un risultato positivo trovare almeno alcune indicazioni condivise.
Per ora, mi limito a prendere in considerazione un unico aspetto della questione. Viene detto che solamente l’Europa, come Comunità, è in grado di affrontare il grave problema. E’ vero, ma calando dai principi al concreto, chiedo che cosa ha fatto fino ad oggi la Comunità europea in merito? Al momento la sola misura uscita dal cantiere (2009 Parlamento europeo; 2015 Consiglio UE) è quella della condivisione della responsabilità e del ricollocamento dei richiedenti asilo (e non dei migranti economici) ripartendoli tra gli Stati membri. In materia, condivido quanto ha detto Vittorio Emanuele Parsi (professore ordinario di Relazioni internazionali dell’Università cattolica di Milano) qualche settimana fa nella trasmissione Omnibus. Secondo Parsi, tale disposizione europea ha poco senso perché non tiene conto di un fatto evidente: i richiedenti asilo non vogliano raggiungere l’Europa genericamente intesa, ma la Germania, il Regno Unito, la Svezia, la Danimarca, l’Olanda e la vituperata Austria, paesi che offrono loro opportunità; nessuno è disposto ad essere inviato in paesi a basso reddito come Ungheria, Slovacchia, Lettonia, Lituania o Polonia; a molti (come evidenzia la situazione di Calais) non va bene neppure la Francia. Pertanto, dice Parsi, tale misura per essere effettiva richiederebbe che, dietro ad ogni migrante ricollocato, ci fosse una guardia pronta a fermarlo in loco, o quanto meno implicherebbe severi controlli ai confini interni della Comunità, ciò che è evidentemente contraddittorio con il trattato di Schengen. Allora se questo è il tenore delle proposte europee, palesemente inefficaci e contraddittorie, non meravigliamoci se i singoli stati nazionali si muovono autonomamente in materia.
Altro aspetto che mi lascia perplesso. Anche Patrizia Toia ha parole di censura per l’Austria, associandosi a quanti (media e politici di casa nostra), in questi giorni, biasimano il paese ritenuto egoista ed insensibile ai problemi dei migranti. Ma l’Austria (un paese di 8,5 milioni di abitanti) nel 2015 ha accolto 90.000 richiedenti asilo; é come se l’Italia (che ha 60 milioni di abitanti) ne avesse accolti e sistemati sul proprio territorio 650 000. Oggi l’Austria si dichiara disposta ad accogliere annualmente 35.000 profughi (ciò che per l’Italia corrisponderebbe a 240.000 persone). E questo sarebbe un paese egoista?
Finché si fanno discorsi che prescindono da ogni valutazione quantitativa (e ciò riguarda anche i dieci punti del rapporto Kyenge), non si andrà da nessuna parte. Come sempre capita, in ogni ambito, saranno i numeri a smentire le parole e a riportarci alla realtà, una realtà che Andrea Griseri ci ha ben rappresentato nel suo commento, che condivido pienamente.
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Andrea Griseri - 2016-05-10 Tutto moralmente condivisibile. Tuttavia la politica è l'arte del possibile. Non si concretizza nulla attraverso le semplici buone intenzioni e senza valutare le condizioni concrete che permettono loro di tradursi in realtà. La natura umana è quello che è: un afflusso improvviso di migliaia di sconosciuti in contesti socioeconomici logori e saturi non può che suscitare un rigetto istintivo (consideriamo che il numero attuale dei migranti è niente rispetto ai movimenti che potrebbero scaturire a seguito degli sconvolgimenti climatici, il Bangladesh per esempio si trova a un centimetro sopra il livello del mare). Sarebbe così bello se gli europei corressero incontro ai nuovi venuti per abbracciarli ma viviamo in una società dove le caratteristiche più egoiste e avide dell’umana natura hanno incontrato un’accentuazione significativa. Se l’economia e la cultura fossero modellate da principi socialisti-umanitari o dal solidarismo della Dottrina sociale sarebbe (forse) diverso ma perdura l’onda lunga del neoliberismo, della deregulation, delle austerità; come chiedere agli europei di essere accoglienti? Tanti giovani italiani stanno pensando alla migrazione… Qualcuno ha evocato le grandi migrazioni del passato (sino all’occupazione delle terre americane): oggi i numeri dei potenziali migranti sono incommensurabilmente superiori e gli spostamenti si indirizzano verso aree occupate e sovraffollate. Ma limitiamoci alla politica estera e alla cronaca: i profughi siriani non sono il frutto di una situazione già di per sé esplosiva su cui l’occidente ha versato benzina? Lo sciagurato attacco che ha destabilizzato la Libia da chi è stato ordito e voluto? Non è vanagloria ma insomma noi italiani eravamo una sorta di ponte fra paesi mediterranei della sponda sud e Europa e dialogavamo attivamente con la Russia (se lo trovate leggete il diario pubblicato alcuni anni fa dall’on. Andreotti dal titolo “Visti da vicino” sui rapporti Italia-URSS): venuta meno la credibilità italiana ecco i francesi trascinare l’America nell’avventura libica (adesso Obama riconosce che fu un errore) e l’America trascinare l’Europa (per fortuna senza successo per ora) alla guerra Ucraina. Chiediamoci prima di lanciarci in sterili esercizi buonisti e autoassolutori da quali dinamiche politiche (e chi le vuole, con quali oscuri scopi) le grandi migrazioni sono scatenate e rivediamo criticamente le politiche estere dei paesi del G8. E pensiamo seriamente agli sconvolgimenti climatici: potrebbero sviluppare flussi migratori incrociati, impazziti: uno scenario da incubo per i nostri figli. |