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Cattolici democratici e socialisti, rottamati d’Europa
 
di Giorgio Merlo
 

Tutti conosciamo il voto francese di domenica scorsa. Centinaia di reportage giornalistici hanno vivisezionato l’orientamento politico dei francesi evidenziando le novità che sono emerse: dal trionfo del Front National della famiglia Le Pen al forte ridimensionamento dei socialisti di Hollande, dalla tenuta/sconfitta del partito di Sarkozy alla debacle della sinistra tradizionale.
Ora, al di là delle costanti elettorali, un fatto è indubbio: cambia profondamente la geografia politica d’Oltralpe e la scelta dei francesi per il rinnovo delle amministrazioni regionali è forse destinata a condizionare anche le scelte politiche di altri Paesi europei. A cominciare proprio dall’Italia.
Non possiamo sottovalutare che la “virata a destra” della Francia è destinata ad incidere in profondità. Soprattutto in un’Europa scossa da alcune costanti: la minaccia concreta e sempre più pesante del terrorismo, la crescente disoccupazione soprattutto giovanile, la volatilizzazione degli ideali europei, la sempre più debole e preoccupante integrazione tra le varie etnie presenti nei vari Paesi. Insomma, un panorama sempre più funzionale alla svolta di destra. Confermata, per l’appunto, con il voto al FN di Le Pen ma che aveva già avuto precise e non equivoche avvisaglie in altri Paesi come Polonia e Ungheria. E in attesa della Spagna e della stessa Germania, leader dell’Europa.
Ora, di fronte ad un quadro del genere – sempre più scoraggiante e preoccupante – non possiamo eludere la riflessione avanzata con la consueta intelligenza da Massimo Cacciari nei giorni scorsi in un’intervista. Di fronte a questo quadro politico dove trionfano populismo, xenofobia, rifiuto dell’euro e della stessa Europa, con un ripudio degli ideali costitutivi e “storici” dell’intuizione europeista, dove sono finiti – si chiede giustamente Cacciari – “la tradizione del popolarismo di ispirazione cristiana e il filone del socialismo riformista e democratico di stampo europeo”? Ovvero, denuncia ancora l’ex sindaco di Venezia, “oggi dobbiamo constatare che in Europa i cattolici e i progressisti sono rimasti senza eredi”.
Una denuncia forte, di grande impatto. Evidenzia, in modo insindacabile, che il tramonto dei vecchi filoni culturali che hanno contribuito in modo determinante a fondare l’Europa democratica e federale, non ha prodotto granché se non la desertificazione culturale e ideale, lasciando campo aperto ai vari nazionalismi di stampo più o meno conservatore. Con la conseguenza, sempre più evidente, di ripiombare in un clima di contrapposizione sociale e religiosa e di profonda radicalizzazione del conflitto politico. Insomma, assistiamo alla negazione sostanziale di tutto ciò che avevano prodotto e seminato nei decenni trascorsi proprio il popolarismo di ispirazione cristiana – prima della sua sterzata a destra – e il solidarismo di marca socialista e democratica.
Dunque, è possibile oggi pensare di rivitalizzare il vecchio continente e garantirne un futuro democratico e civile, archiviando definitivamente quelle due grandi tradizioni culturali? Come è pensabile che i partiti democratici ed europeisti disseminati nei vari Paesi possano sacrificare sull’altare di un equivoco nuovismo quella cultura politica e quei valori che sono e restano alla base dell’edificio europeo?
Senza rimpiangere il passato e senza vivere di sola nostalgia, forse è arrivato anche il momento di dare una risposta compiuta ed adeguata ai tempi alla riflessione/provocazione di Massimo Cacciari. A cominciare anche e soprattutto dai cattolici democratici che non possono limitarsi a contemplare e ad applaudire, sempre e comunque, tutto ciò che viene spacciato per nuovo e che poi, alla risulta, non è nient’altro che il vuoto politico, culturale, ideale e programmatico.
È bene pensarci prima che sia troppo tardi.


Aldo Bassi - 2015-12-13
Ok, d'accordo. Però ci si deve pure domandare come mai (e per quali colpe e responsabilità) posizioni e ideologie politiche, ampiamente maggioritarie nell'Europa democratica dell'ultima metà del secolo scorso, si ritrovino oggi quasi ridotte ai margini e ripudiate da crescenti masse di cittadini-elettori plaudenti e concordi a sostenere l'antipolitica populista, xenofoba, intollerante e becera, falsamente truccata -secondo umore e necessità- da destra o da sinistra.
Dino Ambrosio - 2015-12-12
Mi sembra una analisi lucida ed efficace. Nella situazione politica attuale manca sostanzialmente la speranza nell’ avvenire. Di qui la regressione della paura. Ciascuno si chiude nel suo guscio. Non si investe per mancanza di soldi o per paura di perdere il denaro investito; non si studia perché tanto poi non si trova il lavoro; non si aderisce a grandi ideali perché siamo sconfessati dalla realtà quotidiana in cui sembra “premiato” soltanto l’egoismo e perché, sempre più spesso, le persone sulle quali facevamo affidamento si dimostrano inetti, inadeguati se non corrotti. Non mi riferisco soltanto ai politici. Le guerre che sono consumate ormai da tempo nel medio oriente e non solo stanno sterminando intere popolazioni e le obbligano a spostarsi con un indicibile costo umano e di sofferenza. Si consumano nelle guerre risorse che potrebbero essere destinate allo sviluppo. Anche solo le tensioni politiche tra gli Stati, ostacolano la creazione della ricchezza: pensiamo a quanto è costato alla nostra zona l’embargo con la Russia che ha reso impossibile le esportazioni di frutta in quel paese. E la sfiducia alimenta non solo la nostra indolenza, ma anche la paura. Eppure a me sembra che proprio dalla crisi potrebbe emergere la forza della rinascita. E mi sforzo di pensare che forse siamo agli albori di un nuovo rinascimento. Da dove inizierà e quando è difficile da dirsi ma potrebbe avvenire una scoperta scientifica, una innovazione rivoluzionaria, un sistema di sfruttamento di una nuova fonte energetica, o anche solo il convincimento diffuso che il tempo sta cambiando, l’uovo di colombo insomma, e via, riparte l’economia, il lavoro, la necessità di lavorare insieme, di fidarsi gli uni degli altri, dei partiti, dei leaders: è il presupposto del progresso. E’ una illusione ? Forse, ma dopo un tempo ne viene sempre un altro.
Aldo Cantoni - 2015-12-12
Cinquantanni fa' coloro che consapevolmente sentivano di appartenere alla tradizione culturale cattolica o socialista non si vergognavano di impegnarsi a diffondere le loro idee, in modo che anche coloro che non avevano avuto la possibilità di "studiare" potessero acquisire l' essenziale di quelle culture, cioè valori e modo di pensare. Ora questi testimoni non ci sono più o sono emarginati da coloro che traggono vantaggio dal cosiddetto "pensiero unico". I profeti isolati hanno alto valore morale, ma non possono avere rilevanza politica.....