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Sinistra, chi la interpreta meglio?
 
di Giorgio Merlo
 

Nessuno può prevedere, ad oggi, il peso reale del nuovo soggetto politico che è nato alla sinistra del PD. O meglio, di un partito che ha l'ambizione di rappresentare addirittura l'intera "sinistra italiana" come recita il suo stesso nome. L'unica cosa certa è che questo nuovo soggetto politico crea qualche problema al partito che, specularmente, ha l'ambizione di rappresentare tutto il centrosinistra italiano, cioè il PD. Ora, è indubbio che nei prossimi mesi – soprattutto con l'avvio della campagna elettorale per le amministrative – il confronto sarà molto acceso e uno dei temi al centro della disputa sarà proprio come dare voce e rappresentanza ai temi cari alla sinistra politica e culturale italiana.
Perché un dato è abbastanza chiaro e ormai scontato. E cioè, con la segreteria Renzi il profilo politico e programmatico del partito è cambiato profondamente. E questo non lo si registra soltanto con l'incremento dei consensi – almeno fermandosi alla consultazione europea del 2014 – ma anche, e soprattutto, con l'indubbia "sterzata centrista" che ha impresso al PD in quest'ultimo anno. Una strategia politica che è all'origine del confronto prima e della polemica poi che è culminata, alla fine, con alcune "fughe" solitarie dal partito e la formazione, appunto, del partito della "sinistra italiana".
Ecco perche' adesso i nodi vengono al pettine. E cioè, da un lato il PD – partito perno della politica italiana, di centrosinistra, riformista e con una spiccata cultura di governo – dovrà confermare nei fatti, cioè nelle scelte politiche concrete, di essere un partito autenticamente di centrosinistra e riformista. E, al contempo, il nuovo soggetto della sinistra sarà chiamato a dimostrare concretamente la bontà e la volontà di dar vita a un partito di governo o se, al contrario, si limiterà esclusivamente a ripetere le esperienze minoritarie, estremistiche e di pura testimonianza a cui abbiamo già assistito nel passato con le varie sigle che si richiamavano a un vago e indistinto "comunismo".
Perché delle due l'una: o il PD è un partito di centrosinistra a tutto tondo – e allora è del tutto sufficiente l'esperienza attuale del PD per rappresentare quei mondi vitali – oppure dovremmo prendere atto che per declinare una sinistra di governo è necessario invece anche dar vita a un altro partito. Francamente non credo che in questa fase storica sia indispensabile dar vita a un "nuovo partito" per riaffermare le ragioni politiche della sinistra italiana. Ma un dato è abbastanza certo. E cioè, con la nascita di Sinistra Italiana, anche per il PD arriva il momento della verità. Ovvero, consolidare il suo profilo politico originario di partito riformista, plurale, di governo e autenticamente di centrosinistra oppure intraprendere il cammino di un ipotetico "partito della nazione" con l'ambizione di allargare i consensi a destra e a manca con il rischio, però, di attenuare fortemente la sua identità politica e culturale originaria.
Insomma, a volte i sommovimenti politici possono rivelarsi anche utili e necessari per confermare, o meno, la stessa identità e ruolo dei partiti già esistenti. Come è il caso del PD dopo il varo di Sinistra Italiana.