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La cruda verità di monsignor Galantino
 
di Alessandro Risso
 

“Dove si sono nascosti i leader, i gregari o i semplici testimoni del cattolicesimo politico italiano?”, si domanda Giorgio Merlo nel suo ultimo intervento sul nostro sito, lamentando l’assenza dei politici che si richiamano alla tradizione del popolarismo nel dibattito sull'immigrazione, tema sempre più attuale e drammatico. Da mesi ormai la Chiesa si muove in prima persona per ricordare le ragioni dell’accoglienza e della solidarietà. In particolare, è intervenuto con energia e chiarezza monsignor Galantino, che non è un vescovo qualunque: si tratta del segretario generale della CEI, scelto da papa Francesco e diretto interprete della sensibilità del Pontefice sui temi sociali e politici. Gli interventi del presule hanno provocato dure e becere reazioni, in particolare di Salvini e di altri esponenti della Lega Nord e della destra. Anche il Governo si è però indispettito per l’accusa (poi parzialmente ridimensionata) di fare poco per fronteggiare il problema immigrati.
Non intendo però fissare l’attenzione sul fenomeno migratorio, complesso ed epocale. Vorrei invece approfondire la “provocazione” di Merlo, cioè che la Chiesa italiana affronta direttamente “temi che dovrebbero investire a pieno titolo i cattolici laicamente impegnati in politica”. L’immigrazione è solo uno di questi. Potremmo aggiungere il contrasto alla povertà, la dignità del lavoro, il sostegno alle famiglie, la giustizia sociale. Anche per ribadire il concetto del servizio pubblico svolto dalle scuole paritarie, colpite dalla sentenza della Cassazione sul pagamento dell'IMU ai Comuni, la CEI ha dovuto fare da sola. Dai laici impegnati in politica, anche qui, solo un “silenzio assordante”.
Perché?
La risposta arriva proprio dallo stesso monsignor Galantino nella relazione in ricordo di De Gasperi, che abbiamo pubblicato integralmente e che tanto sta facendo discutere. Il vescovo ha affermato che la politica odierna è “un puzzle di ambizioni personali all'interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi”: un giudizio folgorante, in cui ogni singola parola pesa come un macigno. I “nominati”, prescelti dal capo-partito, e i furbi delle cricche affaristiche vengono ridotti al rango di concubine di un harem, disposti ad ottenere favori e prebende con l’adulazione e la cieca obbedienza. Galantino, nel suo crudo giudizio, non ha sentito il bisogno di fare alcun distinguo. Dopo tutto anche Gesù cacciò i mercanti dal tempio senza preoccuparsi di chi fosse pure onesto e con la famiglia da mantenere…
Il pensiero del segretario della CEI – e per voce sua anche di papa Bergoglio – sulla classe politica salita alla ribalta nell'epoca del berlusconismo e dei partiti personali è tanto drastico quanto impietoso. Non possiamo negare che il livello etico e culturale della classe dirigente sia progressivamente scaduto, con tanti, troppi politici imbevuti di falsi idoli – il potere, il denaro, la seduzione dell’apparire – e soprattutto intossicati dall'individualismo, male che più o meno riguarda tutti. Un individualismo politico – ricordiamolo per inciso – esasperato nella Seconda Repubblica dall'introduzione della preferenza unica: paradossalmente, chi la pensa come me diventa il mio peggior rivale nella corsa ad un posto…
Il bene comune è così stato surclassato dall'interesse particolare, dalle proprie prospettive di carriera o sopravvivenza politica, perseguite nella migliore delle ipotesi con il conformismo al pensiero dominante, ma spesso con un penoso servilismo nei confronti del capo e dei suoi visir. Grazie anche alla riuscita parodia che ne fa Crozza, Antonio Razzi è diventato il campione della politichetta ispirata al “fatti li… fatti tua”. Ma questa filosofia spicciola e meschina è diventata generalizzata, magari solo declinata con più eleganza e cultura rispetto al celeberrimo parlamentare abruzzese. A volte la vediamo allargata agli interessi della corporazione che si rappresenta, ma non per questo diventa più nobile.
Niente di nuovo, dirà qualcuno. Dopo tutto già negli anni Cinquanta un sociologo americano definì l’Italia il Paese del “familismo amorale”. E De Gasperi notò che “un politico guarda alle prossime elezioni, mentre uno statista guarda alla prossima generazione”. Ma allora di statisti ce n’erano, e guidavano il Paese. E tutti i parlamentari venivano eletti con migliaia di preferenze – in elezioni partecipate da oltre l’80% del corpo elettorale – ed erano generalmente stimati. Oggi, dopo una sequela desolante di malefatte, prevale il disprezzo verso quella che viene considerata una casta ormai autoreferenziale. Sappiamo che nei palazzi del potere romano ci sono rappresentanti onesti e capaci, anche provenienti dal nostro mondo. Ma non hanno la volontà o la forza o il coraggio di farsi sentire. Contro le ingiustizie sociali, i privilegi delle tante caste, il neocentralismo che mortifica le Autonomie locali, la deriva autoritaria e antidemocratica, di cose da dire e da fare ce ne sarebbero tante. Ma evidentemente prevale la cautela, la preoccupazione di non disturbare troppo il manovratore. Non si sa mai…
Perché stupirci quindi se la Chiesa conduce da sola le sue battaglie? E il minimo che può fare, dopo aver raddrizzato grazie a papa Francesco la linea gentiloniana che l’aveva portata nelle braccia di clerico-conservatori e “atei devoti”. Servirebbero però tra i cattolici democratici politici di spessore, i “veri politici” che per monsignor Galantino “segnano la storia e con la storia vanno giudicati”. Al termine della sua lectio magistralis, usa la definizione che diede Romano Prodi per rispondere alla domanda su chi sono, nel difficile tempo presente, gli eredi di De Gasperi: “Per essere qualificato come statista un politico deve possedere queste capacità: dire la verità alla propria gente; avere una visione coerente e competente della realtà; avere il senso supremo della responsabilità, al di là della propria convenienza di parte e della propria prospettiva personale; non vivere per se stesso, ma per una prospettiva comune”. Di persone così, purtroppo, non ne vediamo.
E comunque non pretendiamo di trovare un nuovo Sturzo, un nuovo De Gasperi, un nuovo Dossetti, un nuovo Moro, un nuovo Donat-Cattin, un nuovo Zaccagnini, un nuovo Martinazzoli, un nuovo Bodrato. Sembrerebbe chiedere troppo.
Ci accontenteremmo di persone che perseguono con coerenza il bene comune, ispirate da valori condivisi, capaci di applicarsi con impegno, onestà e coerenza, di affermare la verità anche quando questa è scomoda e potrebbe risultare poco conveniente per le proprie fortune personali.
Ci accontenteremmo, insomma, di riavere come rappresentanti dei “liberi e forti”.


giuseppe cicoria - 2015-09-08
Rispondo ora giacchè ero in ferie. Il problema dei migranti è veramente una cosa seria che ha messo in crisi anche coloro che sono sensibili alla carità cristiana. Una fascia consistente di musulmani esplicitamente o riservatamente ha sostanzialmente dichiarato una vera guerra contro il cristianesimo. Quelli dell'Isis hanno dichiarato con cruda chiarezza che hanno deciso di occupare l'Europa con le migrazioni.Per fare ciò hanno disseminato di terrore tutto il medio oriente e parte dell'Africa costringendo intere popolazioni a scappare verso un posto più sicuro: l'Europa. Questo popolo in movimento ora chiede asilo ed aiuto ma domani quando diverrà massa critica disseminata in tutto il territorio, diverrà un grave problema culturale e sociale con conseguenze davvero serie ed imprevedibili. L'ideale sarebbe quello di dare aiuto solo ai non musulmani ma non si può perchè dichiareremmo anche noi guerra all'islam. Un cittadino cristiano e sensibile alle disgrazie altrui è preoccupato, quindi, non solo per gli ovvi problemi di inserimento in breve periodo di masse imponenti ma anche e sopratutto per il problema religioso. Questo popolo purtroppo nell'intimo non accetterà mai norme laiche dei Paesi che li ospita e prima o poi vorrà imporre il suo credo e le loro norme di comportamento. Prevedere guai non è una utopia: Il Papa fa il suo mestiere di persona caritatevole ma poi esiste una realtà che crea conflitti personali intimi anche in coloro che vorrebbero essere cristiani al cento per cento. Per quanto riguarda la politica posso dire che in questo momento in cui i vecchi valori sono ormai persi e quasi tutti quelli che ci rappresentano fanno "i fatti loro", bisogna avere la forza e il coraggio di individuare nelle nuove formazioni politiche quelle che appaiono meno compromesse ed hanno nel loro seno giovani ancora onesti e non ancora obnubilati dal denaro e dal potere e che, sopratutto, non hanno mire eversive tendenti ad escludere di fatto i cittadini a scegliere i loro rappresentanti in Parlamento. Abbiamo ancora qualche piccolo spazio per salvarci dalla sciagura di questa riforma costituzionale ma le speranze sono ormai al lumicino.
Umberto Cogliati - 2015-08-25
L'analisi di Alessandro Risso è condivisibile, eppure pare che manchi qualcosa. Ora, giustamente, i cattolici italiani che denunciamo come assenti, li contrapponiamo alle sempre nuove parole del papa per dire che proprio la classe dei cattolici appare sorda. Uno potrebbe arguire che i cattolici, dagli intellettuali all'ultimo che frequenta la Messa, abbiano dismesso la loro battaglia quotidiana sui valori, in qualche modo "delegandola" a papa Francesco. In più, e questo è grave, tra i cattolici "dimissionari" non ci sono solo i laici ma la stessa gerarchia che, a mio avviso, è la vera leva su cui fondare la riforma "francescana", o il papa si troverà voce clamante in deserto. Ho presente un particolare: un autorevole cardinale invita i parroci a mettere a disposizione locali inutilizzati per il temporaneo alloggio dei migranti. Credete che ubbidiscano al loro capo diocesano? Poi non tutto è da buttare, ma oggi la media dei sacerdoti (che dovrebbero essere i megafoni del papa) è più burocrate che pastore. Ma perchè le omelie in un momento così scottante per misurare i valori veri dei cattolici, non cennano nemmeno al problema dei migranti. E, da ultimo, della serie trasferire in politica i valori della nostra cultura, quanta nostalgia viene per il nostro antico partito unico, il quale,udite, udite, è stato cancellato e sostituito dai festival di Berlusconi o dai minuetti super-auto-referenziali dei Gotor o dei Cuperlo. La pagina del prossimo futuro è ancora quasi tutta da scrivere. Diamo una penna in mano a Renzi perchè al contorno ci sono troppi analfabeti.
Carlo Baviera - 2015-08-24
Condivido quanto afferma Alessandro. Come condivido i commenti già fatti al suo articolo. Aggiungo che, pur non essendo più possibile e percorribile la strada del collateralismo, e che la politica deve essere veramente autonoma e laica, ciò non significa abbandonare o non far più riferimento ad alcuni valori e progetti; oggi quei valori e progetti sono chiaramente indicati da Papa Francesco. A quelli, quanti operano in politica per il bene comune (credenti o meno), devono fare riferimento; quelli devono diventare (e Alessandro li indica chiaramente all'inizio) il programma, la proposta di un partito di centro sinistra, senza radicalismi e senza moderatismi o cedimenti alle mode economiche/sociali del momento che portano a smantellare diritti, e conquiste. Inoltre, è solo un piccolo esempio, non ho trovato nè nei giornali cattolici (spero di aver letto in modo incompleto) nè in dichiarazioni di partiti o correnti, nessun ricordo dell'anniversario della morte di don Sturzo: in un periodo in cui è riesplosa la questione meridionale, mi sembra un errore oltre che una dimenticanza.
Gaiotti Alessio - 2015-08-23
Ma vi siete mai chiesti quanti sono i VERI cattolici in Italia? Le satatistiche dicono che chi frequenta con assiduità la Messa, che è il momento più importante per un vero cristiano è il 7/8 %, poi per far vedere che siamo in tanti si guarda quanti battesimi, cresime, matrimoni che si fanno, ma questa non è la realtà, è un'usanza della popolazione italiana. Sappiamo tutti benissimo che certi sacramenti sono, "presi" per convenienza o per tradizione, il polso dei veri Cristiani si misura con la frequenza domenicale alla messa, esclusi Natale e Pasqua, questa è putroppo la situazione attuale. Santa Domenica a tutti...
Giorgio Merlo - 2015-08-23
Alessandro, come sempre, ha scritto un articolo preciso, puntuale e ricco di cultura politica. Adesso, come richiamavo a margine di un contributo interessante dell'amico Titli, serve una iniziativa pubblica per affrontare un tema che, piaccia o non piaccia, e' destinato a segnare l'agenda politica e culturale del nostro paese.
Giuseppe Davicino - 2015-08-23
Credo che l'invito che Alessandro formula, di allargare lo spettro delle questioni su cui i cattolici democratici devono esprimere un pensiero ed una visione alla luce del magistero sociale di Papa Francesco, sia quanto mai opportuno. Vanno cercate risposte concrete alle denunce del Papa: l'idolatria del denaro, la cultura dello scarto, la terza guerra mondiale già iniziate e combattuta a pezzi. Nessuna di queste priorità appare risolvibile con le attuali politiche europee e nel quadro delle tradizionali alleanze internazionali.