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Gian Paolo Brizio, presidente da ricordare
 
di Paolo Ballesio
 

Venticinque anni fa Gian Paolo Brizio veniva eletto Presidente della Regione Piemonte. Nel suo discorso d’insediamento, che alleghiamo in calce all’articolo, ritroviamo l’impegno di un grande amministratore cattolico-democratico, la prospettiva europea dello sviluppo del Piemonte, la forza dell’azione della politica chiamata all’ascolto ed alla decisione, le ragioni etiche dell’impegno amministrativo. Una lezione moderna e formativa in un tempo, l’attuale, contraddistinto da superficialità, dilettantismo politico e mancanza di visione sul futuro.

Era il 25 luglio 1990 quando Gian Paolo Brizio, appena eletto Presidente della Regione Piemonte, teneva il suo discorso di insediamento. Un documento di alto profilo che delineava il ruolo del Piemonte nello scenario europeo ed italiano, un nuovo metodo di lavoro, una tensione etica della politica come strumento per governare situazioni complesse e risolvere i problemi.
L’Europa prima di tutto. La vigilia dell’unificazione delle due Germanie, viene vissuta da Brizio con realismo intravedendo “problematiche e tensioni connesse ai mutati equilibri, ai nuovi rapporti fra i vai sistemi nazionali”. Occorre che l’unificazione sia vissuta con responsabilità dal nostro Paese che deve fare “uno sforzo di adeguamento” per poter giocare “un ruolo centrale e primario nel quadro europeo e nella competitività fra le aree sovrazonali”.
In questo contesto, che esige grande flessibilità, il Piemonte deve saper cogliere le opportunità che si delineano avendo presente che non esistono più rendite di posizione. “Si dovrà vivere”, afferma Brizio, attraverso una forte e moderna azione politica, una programmazione che accentui il ruolo di governo della Regione. La politica è la vera forza motrice del cambiamento. Una politica che affermi il ruolo propulsivo delle istituzioni, delle Regioni che hanno perduto prestigio ed immagine e sono viste come ininfluenti e frenanti.
Una politica che faccia funzionare le istituzioni per poter corrispondere ai bisogni dei cittadini in modo adeguato, perché il pubblico abbia “gradi di efficienza e di produttività tali da contribuire positivamente alla competitività complessiva del sistema”. Aumento di produttività, tempestività di risposta, rapidità di soluzione, sono gli elementi per ricostruire l’immagine di una Regione che deve sentire in pieno “l’orgoglio e la qualificazione dell’istituzione pubblica”.
La politica, per Brizio, conquista autorevolezza soltanto con il rigore, la coerenza, la correttezza amministrativa, la trasparenza e la capacità di “svolgere un’azione di indirizzo non formale, ma sostanziale…non servono alibi per le inefficienze, non servono coperture alle paralisi operative. È immorale non erogare i servizi adeguati, è immorale non fornire risposta ai cittadini, è immorale non fare funzionare le istituzioni”.
Certo, c’è il problema delle risorse, ma una spesa attenta “non può assumere atteggiamenti rinunciatari”. Ed ancora, è necessario “uscire dalla proposta passiva dei vincoli per svolgere una politica attiva” sui temi ambientali, sull’efficienza dei servizi sociali, sui trasporti centrati anche sull’alta velocità, sulla cultura, le attività economiche, il lavoro e l’occupazione.
L’approccio ai problemi ed ai temi dello sviluppo deve essere per Brizio inclusivo, partecipato, aperto: “esplicare un ruolo di governo significa saper raccogliere le forze economiche e sociali intorno a grandi obiettivi di sviluppo della società piemontese”.
Il metodo deve essere quello della programmazione agile, “centrata sul rigore delle analisi e sul rapporto tra costi e benefici, ispirata sempre nelle scelte dal primato della politica di fronte ai bisogni dei cittadini”.
Deve essere l’uomo, le sue esigenze, le sue aspirazioni, i suoi diritti, il “punto di riferimento dell’istituzione pubblica”. L’uomo e le forme organizzate e rappresentative della società, con le quali la volontà di Brizio è quella di “essere aperti”, di “cercare rapporti”, di “suscitare corrispondenze”. Solo in questo modo è possibile lavorare per lo sviluppo della Regione rendendola più credibile e considerata.
Un ruolo forte la Regione deve svolgere anche nei confronti dei Comuni e della (allora in embrione) Città Metropolitana che è “un’opportunità forte per l’intera Regione Piemonte e per il suo sviluppo”. Occorre però “che Torino scarichi all’esterno non problemi, ma spinte costruttive”.
Se fare politica e amministrare vuol dire avere presenti “le responsabilità che ciò comporta, i doveri che vi sono connessi, i compiti che vanno assolti”, la si può declinare solo “con il sostegno di quella tensione etica che accompagna i grandi progetti e le grandi speranze”.
La presidenza regionale di Gian Paolo Brizio fu complessa e difficile. Dalla chiusura dell’ACNA di Cengio alla massiccia emigrazione di profughi albanesi in Piemonte, dal protocollo d’intesa Italia-Francia per la realizzazione dell’Alta Velocità Lione-Torino alla disastrosa alluvione del 1994, dalla nascita delle Fondazioni Salone del Libro e Museo Nazionale del Cinema alla crisi industriale della Fiat e del settore metalmeccanico, dall’accordo di programma con il Governo all’azzeramento del deficit della Regione, alle vicende giudiziarie che segnarono il quinquennio.
Gian Paolo Brizio rappresentò il punto di riferimento più alto delle Istituzioni, la testimonianza del valore della politica e dell’etica, dell’impegno e della serietà. Nelle sue parole traspare il profilo dell’uomo di governo capace di disegnare scenari e di dare prospettive all’azione amministrativa.
Traspare altresì il profilo dell’uomo che sapeva ascoltare con la stessa attenzione i potenti come gli umili, che seppe dare significato pieno a termini come sacrificio, senso di responsabilità, rispetto dei ruoli, amicizia e solidarietà. Un esempio di vita e di impegno difficile da riproporre oggi, ma del quale esiste la reale necessità.

Documento

Pierluigi Capra - 2015-09-18
Ho avuto anch'io la fortuna di conoscere Brizio, di apprezzarne il suo senso delle istituzioni. Dava per scontato l'alto valore della politica, dell’etica, dell’impegno e della capacità amministrativa. Ricordo i tanti convegni che ai quali ho partecipato con Forze Nuove, insieme ai Donat Cattin, Valente, Manghi, Garabello, Porcellana, Berardi, Tartara, Gaiotti, Fantino, Catalano, Saitta, Borra, Bodrato, Deorsola, Piacenza, Revelli e tanti tanti altri.... Una classe politica di cui si tente la mancanza. Almeno io la sento.
Giampiero Leo - 2015-07-25
Bravissimo Paolo, hai saputo tratteggiare in maniera straordinaria la figura di un grande e vero politico e di un grande uomo come Gianpaolo Brizio. Mi considero fortunato ad aver avuto l'opportunità di lavorare con lui sia in Consiglio che in Giunta e penso, talora con fortissima malinconia al fatto che non so se potremo mai avere una classe politica - ma anche una "società civile" - paragonabile alle persone come lui.
Giorgio merlo - 2015-07-23
Bravo Paolo. Ci hai fatto un gran bel regalo. Un regalo, pero', accompagnato anche da un filo di malinconia e di tristezza. E cioe', ci hai ricordato la distanza siderale tra il magistero politico ed amministrativo di uomini come Brizio e le esperienze concrete dell'attuale classe dirigente politico ed amministrativa. Te lo vedevi uno come Brizio - al di la' dei tempi e delle fasi storiche che contano sino ad un certo punto - sventolare la carta di identita', invocare la discontinuita', sbandierare a giorni alterni i "cambiamenti di verso" e attaccare personalmente i propri amici di partito? Ho voluto fare 4 piccoli esempi per arrivare ad una banale conclusione. Uomini come Gian Paolo Brizio ci mancano come persona per i suoi tratti inconfondibili ma ci mancano soprattutto come "bussola" e "punto di riferimento" per orientare la nostra esperienza politica quotidiana. L'unica cosa che possiamo fare, caro Paolo, e' quella di continuare - con molta umilta' e modestia - a rifarsi a quel magistero. Perche' li' ci sono alcune qualita' che non passano di moda e che non tramontano mai: onesta', dirittura morale, competenza e coraggio.
Carlo Baviera - 2015-07-23
Un Presidente che è stato positivo per la nostra Regione. Mi piace ricordare che, sotto la Presidenza Brizio dopo una crisi e un rimpasto nella Giunta (dal 1994) era presente, con personaggi non meno rilevanti, anche l'amico casalese Paolo Ferraris.