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Sturzo contro le mafie
 
di Michele Pennisi
 

Pubblichiamo la bella relazione tenuta sabato 4 luglio a Chieri – nel corso del Festival sulla Dottrina sociale della Chiesa organizzato dalle Diocesi di Torino e Asti – dal vescovo di Monreale Michele Pennisi. La sua riflessione ha avuto per tema il contrasto a mafie, caste e lobby nel pensiero politico di don Luigi Sturzo. Pensiamo sia utile, e per i più giovani una sorpresa, constatare la forza e l’attualità del pensiero politico del fondatore del Partito popolare italiano su una degenerazione che, purtroppo, continua a flagellare il nostro Paese.
Per accedere al documento, cliccare sul link in calce a questo articolo.
Prime di leggere la relazione, crediamo sia utile rileggere il documento da cui si è mosso mons. Pennisi nella sua riflessione sull'impegno del fondatore del partito popolare a favore di una politica caratterizzata dal rispetto della legalità e della moralità, alla trasparenza dell'azione pubblica. Si tratta dell'editoriale scritto per “La croce di Costantino”, il settimanale diretto dal “piccolo prete di Caltagirone”, nel gennaio del 1900, con il titolo “La mafia”.
L'analisi di Sturzo è caratterizzata da un linguaggio che ricorda il tempo dell'intransigenza, ma anche da realismo e coraggio. Siamo, bisogna ricordarlo, nel 1900: cinque anni prima del “discorso di Caltagirone” (1905), in cui Sturzo delinea il progetto di partito che segnerà il passaggio dei cattolici dalla questione sociale alla questione politica; quasi venti anni prima dell’appello “ai liberi e forti” (1919). La lettura di questo articolo aiuta a comprendere perché Sturzo, il fondatore del popolarismo, può essere considerato un gigante del cattolicesimo politico del '900.


La mafia.

Il processo Notarbartolo è stato chiuso per la terza volta; e quando si riaprirà, domanda l'Italia tutta, senza più fede nel suo avvenire, scettica e diffidente perfino di se stessa ? Sarà questa la pietra sepolcrale? E dire che Pelloux, poveraccio, aveva deciso colpire la mafia in pieno petto!
Possibile! Tutti quei testimoni, coinvolti nel processo, reticenti o falsi, messi sotto riserva, questori,, carabinieri, ferrovieri, sono stati rilasciati in libertà; e perché? Nulla dunque costò nelle lunghe deposizioni, in quelle sedute delle Assise, nelle quali sembrava che la verità si facesse strada, nulla costò della reità di costoro?
Chi ha seguito con attenzione il processo, vedrà come anche quest'ultimo fatto è un effetto della mafia, che stringe nei suoi tentacoli giustizia, polizia, amministrazione, politica; di quella mafia che oggi serve per domani esser servita, protegge per essere protetta, ha i piedi in Sicilia ma afferra anche Roma, penetra nei gabinetti ministeriali, nei corridoi di Montecitorio, viola segreti, sottrae documenti, costringe uomini creduti fior di onestà ad atti disonoranti e violenti.
Ormai il dubbio, la diffidenza, la tristezza, l'abbandono invade l'animo dei buoni, e si conchiude per disperare. Sin che vi era una magistratura da potervisi fidare, incorrotta, cosciente dei propri doveri, superiore a qualsiasi influenza politica, potevasi sperare, poco si, ma qualche cosa di buono.
Ora nessuna speranza brilla nel cuore degli italiani.
Gli alti papaveri commettono concussioni, furti, omicidi, e quando si è arrivati con l'acqua al collo, si tenta il salvataggio. I giornali son pieni di fatterelli e di fattacci della mafia siciliana e specialmente dell'on. Palizzolo; sono lunghe narrazioni d'imbrogli e di sopraffazioni, durati da un trentennio e più; con l'appoggio di tutti i governi e i ministeri.
E la rivelazione spaventevole dell'inquinamento morale dell'Italia,soni le piaghe cancrenose della nostra patria, la immoralità trionfante nel governo. Il fremito, l'indignazione traboccano; ma sono inutili manifestazioni di chi non vuol vivere la immonda vita politica moderna. E come potremo educare i nostri figli? Quali esempi daremo loro? Che speranze pel bene della patria desteremo nei loro cuori? Quale ispireremo in loro fede delle patrie istituzioni?
Come nella decadenza dell'impero romano, dovremmo dunque ripetere ai figli che ansiosi ci guardano: segati le vene e muori, per non servire alla perfidia e alla tirannia? Ai cattolici, ai clericali, agli intransigenti, i soli immuni del cancro dell'immoralità pubblica, la risposta.

Documento

Andrea Griseri - 2015-07-10
E'starordinaria la profondità dello sguardo e la preveggenza di Don Sturzo. Dovrebbero essere conosciuti da tutti questi suoi pensieri. Vi è in nuce un programma politico. Questo PD potrà mai farlo proprio? Back to Sturzo!!