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Coalizione sociale, il tempo sta per scadere
 
di Giuseppe Davicino
 

Se è vero che con la scorsa tornata elettorale parziale che ha riguardato sette Regioni e qualche decina di Comuni, gli elettori hanno espresso un voto politico, allora le cose si stanno mettendo veramente male per l'intera area di centrosinistra.
Male innanzitutto per Renzi, il cui tramonto politico pare ormai irreversibile. Nel momento in cui si spezza il sottile filo della fiducia che aveva alimentato grandi speranze di cambiamento nell'elettorato, e in assenza di risultati tangibili sul piano economico e sociale per i ceti medio bassi, le ineffabili qualità nell'arte dell'affabulazione del Segretario-Premier si trasformano in un boomerang, anziché sogni iniziano a creare delusione e scontento diffusi.
Renzi sta commettendo due grandi errori. Prima del voto ha usato dei toni inusuali nei confronti di diversi segmenti di elettorato del PD (mondo della scuola, lavoratori, sindacati ecc.) pensando così di allargare la base elettorale del suo “partito della nazione”. Questi sentendosi traditi e umiliati da Renzi, gli hanno voltato le spalle, soprattutto con l'astensionismo o votando Movimento 5 Stelle.
Il secondo errore è quello di aver reagito alla sconfitta rilanciando un programma di riforme lontano dalle principali preoccupazioni del popolo, incentrato su temi come le riforme istituzionali o le unioni civili. Quando invece la priorità è quella di superare l'austerità e di rivedere vincoli e trattati europei: perché, come sostiene anche un europeista convinto come Romano Prodi nel suo recente libro intervista, “se non si cambia integralmente politica su scala europea, saremo travolti tutti”, e dopo la Grecia, sarà l'Italia a schiantarsi.
Ma temo che non vi siano rosee prospettive neanche per il resto del centrosinistra. Infatti si è perso troppo tempo nel costruire un’alternativa riformatrice a Renzi. Questo treno forse è già passato. Sin dallo scorso anno era chiaro che Renzi non aveva marcato nessuna discontinuità nei rapporti con BCE, Commissione Europea e FMI. Bisognava allora non perder tempo e far nascere uno schieramento sul modello di Syrizao di Podemos di cui la minoranza PD poteva esser l'architrave, per evitare il collasso economico e sociale del nostro Paese e presentarsi alle elezioni regionali del maggio scorso. Una tale operazione politica avrebbe consentito dei margini di dialogo anche verso i Cinquestelle, fermando la loro deriva a destra, e coinvolgendoli in un programma riformatore. Invece il grosso della minoranza PD ha scommesso sul fatto che una non lontana fine del renzismo, avrebbe consentito di poter riprendere le redini del PD, senza valutare che in tal modo si espone al rischio di finire travolta essa stessa nel crollo del PD renziano.
L'elettorato, infatti, come dimostra la tendenza emersa in occasione degli ultimi ballottaggi, ha lanciato un chiaro segnale politico, facendo vincere indifferentemente i candidati del centrodestra e dei Cinquestelle arrivati ai ballottaggi contro il PD. Il corpo elettorale ha capito che si può mandare a casa Renzi (e molto probabilmente lo farà quando si tornerà a votare) ma gli interlocutori sono il centrodestra a trazione leghista (e sin qui nulla di strano) e il M5S al posto di quello che potrebbe (o poteva) essere quel soggetto politico riformatore capace di rappresentare una alternativa al progetto di Renzi, che per miopia e mancanza di coraggio stenta a decollare, rischiando di metter fuori gioco l'intero arco di forze del centrosinistra. Un rischio che il doppio turno introdotto, scioccamente, dall'Italicum rende più concreto.
Si è sciupato troppo tempo, ma il cantiere verso un nuovo soggetto politico riformatore può ancora partire, richiamando alla partecipazione politica e al voto una fetta importante di quella metà degli elettori che non vanno a votare perché non si sentono più rappresentati, a condizione che si sia consapevoli dell’eccezionale gravità della situazione del Paese e del fatto che l'implosione del renzismo trascinerà con sé tutto il Partito Democratico.


Lorenzo - 2015-07-01
Il cui tramonto politico pare ormai irreversebile!? Maddai, siamo seri