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Andare insieme e lontano con Enrico Letta
 
di Pier Luigi Tolardo
 

Con i suoi soli 48 anni Enrico Letta è uno dei maggiori esponenti della tradizione del Popolarismo italiano: discepolo e collaboratore di Beniamino Andreatta, già giovanissimo presidente dei Giovani Popolari Europei ai tempi del “Manifesto” di Martinazzoli, vicesegretario del PPI e poi del PD, per molto tempo il record di più giovane Ministro della Repubblica, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel secondo governo Prodi, infine premier in un governo al servizio del Paese, dove lui “sentiva il disagio di non essere stato eletto”fino al passaggio discusso e tormentato della campanella a Renzi.
Non può non far clamore la notizia del suo addio alla politica attiva, con le dimissioni da parlamentare da ottobre per andare a dirigere la sezione di Studi Internazionali della prestigiosa Scuola di Scienze Politiche di Parigi, dove aveva già tenuto un corso dopo le sue dimissioni da premier. Un addio non dalla politica come passione ma, come dice nel libro che annuncia questo cambiamento e fa il bilancio delle sue recenti esperienze, Andare insieme, andare lontano, sente il bisogno, lui che è stato per molti anni un politico di mestiere di non dipendere più dalla politica come professione ma di avere un lavoro proprio, che sia di esempio anche ai giovani che vogliono accostarsi alla politica e per cui lui apre una scuola in Italia.
Andare insieme, andare lontano, edito da Mondadori e che Letta sta presentando in tutta Italia, non è un libro contro Renzi né contro nessuno: anzi di Renzi apprezza la scelta di scegliere e sostenere Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica e di portare avanti l’abolizione del bicameralismo perfetto. È però chiara e forte l’indicazione a non procedere a colpi di maggioranza, fuori e dentro il PD, su materie fondamentali e delicate, che devono trovare il coinvolgimento più ampio, anche a rischio di sembrare ed essere più lenti, come le riforme delle regole elettorali e costituzionali. Evitando così l’errore fatto dal centrodestra sulla riforma costituzionale bocciata dal referendum del 2005 e con il pessimo Porcellum, e dal centrosinistra con la riforma del capitolo costituzionale sulle Regioni.
Con grande pacatezza critica il suo avvicendamento ma lo derubrica con distacco a uno dei tanti momenti di instabilità istituzionale poco compresi e apprezzati dai nostri partner europei ed extraeuropei, rivendica la scelta di non aver voluto partecipare alle primarie contro Renzi in nome del rispetto delle istituzioni e dello stesso PD. Della sua esperienza governativa rivendica con forza e orgoglio l’operazione “mare Nostrum”, anche se impopolare e tuttora poco condivisa in Europa, nata dopo la tragedia di Lampedusa denunciata da papa Francesco, in nome delle ragioni morali, politiche, culturali dell’Europa.
Il suo libro, oltre che un atto di fede nei valori del dialogo con le forze sociali, è soprattutto contro ogni decisionismo ma nella coscienza che tutti, imprenditori e sindacati e politica, devono cambiare di fronte alle sfide della globalizzazione. È un atto di amore verso l’Europa da parte del più europeista dei politici italiani, che lascia la politica attiva per andare a lavorare in Francia, un atto di amore verso le scelte difficili che si sono fatte, a partire dall’Euro, contro il forte populismo neonazionalista che cresce in Italia e in Europa.
Tutto il libro batte su questo concetto: senza più Europa, senza una maggiore cessione di sovranità nazionale all’Europa, senza un’Europa in cui i cittadini decidano chi deve governare la Commissione Europea, senza partiti politici autenticamente europei e non sommatoria di partiti nazionali, non si esce dalla crisi né come europei e tantomeno come italiani. Questa dimensione europeistica della politica è il lascito – speriamo solo temporaneo – del Letta politico che rinnova così un valore fondante e fecondante del nostro Popolarismo più autentico.


Franco Fornara - 2015-06-11
Il grazie a Letta (per l'esempio che ha sempre dato, continua anche oggi a dare e confidiamo possa presto dare nel ritornare a offrire il suo prezioso contributo alla politica attiva) è un sentimento di gratitudine che sale dal profondo. Sento nel contempo altrettanto doveroso un grazie a Pier Luigi Tolardo per l'incisivo ricupero della figura di Letta, che per me e tanti altri amici coincide anche col ricupero a pieno titolo del suo ruolo di protagonista (devo dire alla moda di Letta) nell'agone della nostra politica in Piemonte. E' un vuoto di idee, cultura e saggia operatività che insieme a lui dobbiamo colmare al servizio della politica nel solco del cattolicesimo democratico, personalista e popolare.
Andrea Griseri - 2015-05-03
Non so se per credere fervidamente all'Europa sia più necessaria una incrollabile volontà o la capacità di selezionare i messaggi che arrivano da oltre le Alpi escludendone alcuni. Il sogno europeo, la visione nobile dei grandi padri dell'Europa di ogni orientamento (De Gasperi, Mounier, Spinelli, Adenauer, Schuman per citare i più noti) appare ora utopia e troppe persone si stanno trasformandosi in nemici di questo non luogo. Il che non è certo un bene: ma il modo migliore per essere europeisti oggi è un sano scetticismo che aiuti a a cogliere e analizzare le infinite ombre che hanno oscurato le visioni di allora.
giuseppe cicoria - 2015-05-01
Quando Letta militava nella LaMargherita egli aveva tutto il mio apprezzamento perchè conoscevo la sua preparazione sopratutto nelle materie di politica economica. Mi sembrava il prototipo ideale di "primo Ministro". Poi le cose sono cambiate quando vi è stata la fusione con il PDS. Di lui non ho apprezzato per niente il deciso appoggio alla modifica dell'art 138 della Costituzione che consentiva una maldestra scorciatoia all'iter della variazione degli articoli stessi e, poi, all'appiattimento verso la destra di Berlusconi. E' inutile girare attorno al problema santificando il personaggio. Tra i due giovani rampanti, ha vinto, per ora, il più spregiudicato, furbo ma deludente Renzi. A Letta non rimaneva che una morte (politica) lenta ma sicura. Egli bene ha fatto, data la giovane età , ad assicurarsi, per il momento, un lavoro che gli consente di rimanere nel mondo politico intellettuale ma di natura economica ed europea Così facendo egli può consolidare meglio il suo talento nel settore ed attendere pazientemente che la ruota giri di nuovo dalla sua parte. E' una strategia che può essere vincente per lui: male che vada ci sono molti posti di prestigio in Europa che attendono persone capaci ed affidabili per essere occupati!
Luchino Antonella - 2015-04-30
Acquistero' il libro per leggerlo con attenzione; l'altra sera ho visto e ascoltato l'intervista a Letta, sulla reta LA7, durante la trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber; ho apprezzato la sincerita', la pacatezza, la diplomazia e la stoffa del politico vero. Dispiace lasci l'Italia e nel contempo fa piacere sapere che in Francia andra' a ricoprire un incarico di prestigio. E' un vero politico! Tra lui e Renzi c'e' un abisso........... Chissa' che un domani non ritorni a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio. C'e' bisogno di politici veri e non di fanfaroni e arroganti, come il nostro attuale Premier, al quale all'inizio avevo dato fiducia; poi con il passar del tempo ho visto che sempre piu' che si atteggiava e si atteggia ancora adesso all'uomo solo al comando. Con l'occasione auguro un buon Prima Maggio a tutti i lavoratori e le lavoratrici.