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Bersani, “la ditta” non c’è più
 
di Giorgio Merlo
 

Diciamocelo francamente. Parlare di “ditta” oggi nel PD è come, per usare una metafora calcistica, immaginare che un tifoso accanito del Toro come me partecipi al derby della Mole nella curva della Juventus. E lì sventoli il suo bandierone granata per tutta la partita. Reazione immaginabile? Più che scatenare violenza, ci sarebbe solo tanta compassione. Cioè quel tifoso granata sarebbe patetico o ridicolo.
Ho usato la metafora calcistica perché quando Bersani continua a difendere la “ditta” del PD rispetto a ogni altra valutazione politica e di merito, rischia di assomigliare sempre di più a quel tifoso granata. Cosa c’entra il PD di Renzi con la “ditta” che continua a sognare l’ex segretario del Partito Democratico? Il “PdR” – cioè il Partito di Renzi, come lo chiama ormai da mesi su “Repubblica” il politologo Ilvo Diamanti – è lontano anni luce dall’impostazione che aleggia nella testa di Bersani e di chi, ormai pochi credo, la pensa come lui. Il PD oggi, piaccia o no, è un partito “personale” o “semi-personale” dove il valore aggiunto del leader, segretario e Premier, è determinante per ogni scelta politica. Il che è sotto gli occhi di tutti, e non merita di essere approfondito. È appena sufficiente osservare come si sta articolando l’organizzazione correntizia nel PD, al di là della litania che le correnti tradizionali sono superate o da rimuovere. Le 4/5 correnti di cui hanno parlato tutti gli organi di informazione nei giorni scorsi sono nate per impulso o per sollecitazione della stessa segreteria che, attraverso un’operazione intelligente e coerente, ha cercato di rappresentare con queste correnti l’universo renziano. Ci sarebbero cioè il centro cattolico, la sinistra, i liberal, i “fedelissimi”, i “rottamatori d’antan. Cioè, in sintesi, sarebbero rappresentate tutti i vari segmenti del “PdR”. Appunto, del partito di Renzi. Certo, poi esiste la minoranza del partito, con la sua articolazione e la sua organizzazione.
Ma, di grazia, cosa centra l’organizzazione renziana del partito con la “ditta” di Bersani? Il PD, oggi, è uno strumento politico ed elettorale – con un grande consenso e che riscuote consenso e attenzione tra i cittadini italiani di tutti gli schieramenti politici – nelle mani del suo segretario dopo il risultato delle primarie del 2012. Che, coerentemente, lo ripete quasi ogni settimana nei vari confronti con la minoranza del partito.
Ora, di fronte a scelte decisive ed importanti – dalla riforma del mercato del lavoro alla riforma costituzione alla battaglia decisiva sulla futura legge elettorale – se prevale sempre e solo il concetto ormai antistorico della “ditta”, la minoranza del PD è destinata non solo a soccombere ma, peggio ancora, a scomparire definitivamente dall’orizzonte politico del PD. Del resto, è evidente a tutti che i cosiddetti “bersaniani” attualmente al Governo o saldamente “seduti” in Parlamento, l’ultima cosa a cui pensano è quella di svolgere un ruolo critico nei confronti della segreteria. Appunto, si limitano a “difendere la ditta”, cioè i loro posti o incarichi.
In sostanza, al di là delle etichette, è evidente a tutti – tranne a Bersani e a pochi altri, ormai – che chi oggi antepone la difesa della “ditta” a ogni altra valutazione politica o di merito sui singoli provvedimenti e sulle singole scelte politiche da intraprendere, non può esercitare un ruolo di minoranza o di opposizione, alla segreteria Renzi. E diventa patetico, come ormai rilevano gli osservatori politici, i vari commentatori e gli stessi comici. Che, detto fra di noi, sono i veri interpreti della politica italiana contemporanea. Crozza docet…
Semmai, su questo versante, è molto più credibile Gianni Cuperlo che esercita un ruolo di minoranza politica nel partito – serio, critico, coerente e determinato – sui contenuti e senza evocare termini e scenari del tutto datati e superati dalla storia.
Lo dico con affetto nei confronti di Pier Luigi Bersani che era e resta sempre un galantuomo. Lasci perdere la “ditta” che con Renzi non esiste più. Dimentichi il partito del passato che ormai è archiviato. Oggi esiste il “PdR”, cioè il partito di Renzi. Tutto il resto, piaccia o non piaccia, è solo nostalgia.


beppe Mila - 2015-03-21
Per Giuseppe Cicoria = esatto, letto, firmato e sottoscritto. Eh cavoli... basta votare per la penultima volta!!!
giuseppe cicoria - 2015-03-17
Non mi interessa il passato di Merlo che anche io ho talvolta criticato. L'analisi fatta è purtroppo perfetta e non si capisce come una persona intelligente come Bersani continua a sognare dicendo che gli altri devono "andare fuori", non lui. Non si rende conto che nella prossima tornata "lui" non avrà alcun posto nel "PdR". Non andrà fuori da solo ma sarà cacciato insieme agli altri come, ad esempio, la Bindi, che votano cose incredibili per una "penultima volta"! Altri politici di mezza tacca non hanno il coraggio di rendersi conto che con l'aiuto involontario di Draghi e la frantumazione delle opposizioni, Renzi avrà realizzato il suo sogno di diventare il "sindaco d'Italia" (eilalà): è la versione moderna di un altro capo di un regime autoritario che ormai è inevitabile. Cominciamo a pensare a come "ritirare gli attrezzi": i pensieri critici potrebbero a breve essere,prima osteggiati e poi proibiti...! Non credo di essere un menagramo, piuttosto un chiaroveggente!.
giorgio merlo - 2015-03-17
Il nodo di fondo è quello di dare un senso e una funzione politica alla minoranza all'interno del Pd. E quindi al pluralismo politico e culturale del partito. Se prevale solo e sempre la "centralita' della ditta" quel ruolo e quella funzione si esauriscono e diventano oggetto di sberleffi e di derisione. Come sta puntulamnete capitando. Per questi motivi, almeno a mio parere, oggi sono in pochi nella minoranza del Pd a svolgere un uolo politico serio, coerente e credibile. Tra questi emerge sicuramente Gianni Cuperlo. Anche perché, senza una minoranza qualificata,lo stesso Pd sarebbe piu'povero.
Mino Vittone - 2015-03-17
Ma dobbiamo proprio arrenderci a questa situazione? A un partito personale? Credo che dovremmo invece opprorci dichiarandolo in ogni situazione possibile, a tutti i livelli, e agendo coerentemente nei circoli e nelle assemblee territoriali (ammesso che ci sia ancora possibilità  di discussione!). Le cose si cambiano dall'interno, rivendicando il titolo alla discussione!
Fernando Ricciardi - 2015-03-17
Vorrei solo ricordare a Giorgio Merlo che lui è una della persone che meno ha titolo per affrontare questo argomento. E' vero che la ditta esistente è solo quella del PDR ma lui che è una persona intelligente, avendolo capito in anticipo ha cercato di accasarsi presso un'altra ditta. Se avesse continuato a combattere nel PD, senza deviazioni che poi si sono rivelate meschine, avrebbe più titolo per interloquire sulla materia. Secondo me, bisogna far attenzione a salire sui pulpiti a predicare, soprattutto quando a suo tempo su questi pulpiti si è saliti con gli ascensori!!!!
Beppe Mila - 2015-03-16
Giorgio, è ora che qualcuno glielo dica, per il bene di tutti, se non è già troppo tardi. Del resto purtroppo la storia è piena di esempi di persone buone e perbene che per troppo esserlo hanno fatto gravi danni alla collettività. E' veramente un peccato perché Bersani è davvero una brava persona.
piergiorgio fornara - 2015-03-16
Esistono anche i Casson, i Tocci, Gotor, e non ultimo Civati che dicono prima come votano non come Cuperlo che non l'ha detto prima e poi non ha votato Prodi (serio? coerente?). Per il resto è tutto condivisibile.