giuseppe cicoria - 2014-11-21 Da quanto si sa in via ufficiosa mi sembra una presa....per i fond....! Si creano, forse, una marea di collegi nei quali i capi lista hanno il seggio assicurato (perché nominati) se il loro partito prende un numero sufficiente di voti. I nominati potrebbero essere oltre 300 o 400! I votati sarebbero, invece, una minoranza. Il tutto alla faccia delle democrazia diretta! Si continua a fare demagogia e in maniera subdola si tenta comunque di raggiungere l'obiettivo della cosiddetta deriva autoritaria. Il voto di scambio è certamente da combattere ma non si può per questo adottare soluzioni incredibili che tolgono il diritto sacrosanto dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Gli elettori in odore di mafia comunque troverebbero il modo di mandare i loro "compari" nelle sedi di comando. Anzi, con i nominati lo fanno anche meglio e lo si può notare se si osserva con attenzione il panorama nell'ambito di tutte le istituzioni! | ||
Mario Lanfranco - 2014-11-18 "Ci sono dei personaggi che non sanno né parlare, né stare zitti, che quando si aprono le urne sembrano degli statisti".
Noi italiani siamo spesso portati a pensare che esista "La Soluzione" di tutti i nostri problemi politici: di volta in volta si passa dall'euforia per la novità, le primarie - il maggioritario - il candidato premier - il partito unico - il ritorno al proporzionale - l'uomo della provvidenza, ecc., ecc., alla delusione e alla frustrazione per l'immutabilità di molte cose.
Le preferenze, oltre a tutto quanto descritto nel Suo pregevole e limpido articolo, hanno il difetto di selezionare la classe dirigente in relazione alla popolarità e al consenso che riscontra il tal personaggio e mai per competenza o per esperienza.
Personalmente porto sempre l’esempio della moglie del presidente della Pro Loco (senza altra particolare qualifica) che prese dieci volte le preferenze della dottoressa esperta di psicologia della famiglia e dell’infanzia, la prima divenne assessora ai servizi sociali, la seconda non venne neppure eletta in consiglio comunale.
Il mio intervento non vuol essere una difesa d’ufficio del “Porcellum”, ma occorre immaginare dei meccanismi di valutazione dei candidati in funzione del loro “sapere”, prima che del loro “apparire”.
Anche il meccanismo delle primarie non aiuta proprio perché va nella direzione della selezione per consenso e per popolarità.
Forse la strada da ripercorrere potrebbe essere quella di tornare alla scelta dei candidati e alla formazione delle liste che partendo dalla rappresentanza della società, giovani, ingegneri, operai, avvocati, pensionati e dalle esperienze da essi maturati.
Deve essere però chiaro a tutti che l’obiettivo non potrà essere unicamente “vincere”, ma soprattutto formare una classe dirigente competente. |