Carlo Baviera - 2014-10-29 Mi pare che anche i commenti dicano chi sono i "colpevoli" della situazione: non certo i lavoratori (e neanche il sindacato, da anni messo nell'angolo quando avanzava proposte, e accusato di fare scioperi inutili). Chi lavora, la sua rappresentanza sindacale, a volte anche il Governo devono tenere conto della realtà e adattarsi a difendere il possibile e a far ripartire come si può la produttività e l'occupazione. Credo, però, che non ci si possa sempre e comunque adagiare nel vicolo stretto in cui ci ha ricacciato il turbocapitalismo e l'economia senza regole. Perciò, serve una risposta mondiale che imponga regole e tutele minime e che penalizzi chi delocalizza solo per speculazione oppure fa dumping sociale e ambientale; si devono dare tempi di rientro alle economie emergenti; si deve garantire un minimo di diritti a operatori economici, lavoratori di ogni sorta, imprenditori onesti. Gli Stati non possono restare a lavarsi le mani: la globalizzazione in negativo va bloccata. A volte l'intervento dello Stato ci vuole. Sarà una cosa ottocentesca, ma se risolve qualche problema (con la solidarietà fiscale di tutti), può essere contemplata insieme alle privatizzazioni già effettuate e a quelle da effettuare. Altrimenti scivoleremo sempre più verso la miseria, aprendo la porta a rivolte sociali inevitabili. | ||
giuseppe cicoria - 2014-10-27 Si deve prendere atto che nelle economie opulente si è instaurato un "meccanismo perverso" che le condanna all'aumento esponenziale ed infinito dei consumi, pena la loro morte economica-sociale. Con l'aumento dei consumi, però, non è assolutamente detto che si "crea lavoro".!
Il principio dei vasi comunicanti, ha causato lo spostamento della produzione dei beni di consumo, nei paesi dove prevalentemente la mano d'opera è meno costosa e dove scarseggiano o sono del tutto inesistenti i diritti dei lavoratori. Addirittura si sfiora lo schiavismo e gli esseri umani sono considerati fattori della produzione talvolta di valore e protezione al di sotto degli animali o degli impianti.
Quasi sempre l'aumento dei consumi nei paesi senza protezioni doganali, e dove i costi di produzione sono superiori ad altri, causa un effetto traslattivo di ricchezza verso questi ultimi. Si verifica, inoltre, un aumento vertiginoso dell'indebitamento per l'aumento dei costi sociali causati dalla disoccupazione e per il conseguente minor gettito erariale.
L'indebitamento è, poi, favorito dall'enorme circolante virtuale la cui massa è addirittura migliaia di volte superiore alle necessità del mercato reale dei beni e servizi. Gli strumenti finanziari creati hanno, infatti, assunto il valore di moneta e considerati alla stessa stregua di merce!
Per questo motivo un paese può diventare in brevissimo tempo opulento e subito dopo sull'orlo del fallimento se i crediti vengono velocemente ritirati con il sistema telematico.
Le banche nazionali di qualsiasi dimensione ormai non sono più in grado di controllare questi flussi colossali di moneta e strumenti finanziari virtuali che possono creare disperazione e miseria a milioni di persone.
In questo disordine generale le nazioni più scaltre, poi, riescono a sfruttare meglio le discrasie fiscali e normative e sottraggono slealmente risorse dei paese cosiddetti "amici", "rubando" reciprocamente il benessere agli altri.
E' inutile nascondere che tutti i vecchi meccanismi sono saltati: Resta soltanto la necessità di governare meglio l'irreversibile" processo dei "vasi comunicanti" che, gradualmente, crei un accettabile riequilibrio del tenore di vita dei popoli del mondo intero. | ||
Franco Maletti - 2014-10-27 Come analisi sociologica nulla da obiettare. Ritengo tuttavia che ci siano delle domande che, forse per pudore, continuano a restare in sospeso. Tipo: "Il Sindacato oggi è all'altezza dei problemi del mondo del lavoro? Ha gli strumenti per affrontarli? Ha delle proposte da fare?". Probabilmente no: salvo la illusione che un giorno tutto possa tornare ai fasti del tempo che fu. I lavoratori e gli aspiranti tali (cioè tutti) aspettano fiduciosi: ma non più così tanto. Eppure basterebbero pochi segnali. Segnali che spetta al Sindacato dare ai lavoratori. Ne elenco brevemente alcuni: nessuno è più in grado di garantire lo stesso lavoro per tutta la vita, nessuno è più in grado di garantire un lavoro in crescendo come qualità e gratificazione personale, nessuno è più in grado di garantire un lavoro in crescendo sul piano retributivo, si dovrà essere disposti ad accettare lavori via via qualitativamente peggiori e meno retribuiti, sarà necessaria una formazione di base che punti più alla duttilità ed alla adattabilità in contesti diversi piuttosto che ad una specializzazione esasperata, saranno necessarie armonizzazioni normative e retributive nei settori produttivi simili (accorpamento dei CCNL), dovrà essere messa in conto una normativa peggiorativa nei rinnovi contrattuali e nella contrattazione aziendale, con l'allungarsi dell'età lavorativa vanno previsti lavori protetti per i più anziani e tali da far loro raggiungere i requisiti per la pensione. E poi: le lauree non bastano! Occorre che alla crescita culturale delle persone corrisponda una loro altrettanto corposa crescita sul piano etico. Ed altro ancora. Tutto in attesa che si realizzi anche quanto auspicato da Andrea Griseri, con il quale concordo. | ||
Andrea Griseri - 2014-10-27 Questo non sarà possibile senza la definanziarizzazione dell'economia e il ritorno della sovranità monetaria nelle mani di istituzioni controllate democraticamente dai cittadini |