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La nuova, deludente, Commissione UE
 
di Beppe Mila
 

Di Europa si parla ancora molto, sempre più spesso per criticarla, dopo che per anni è stata un modello e un faro di riferimento per molti. Anche sul nostro sito, grazie agli approfonditi articoli di Giuseppe Ladetto, ultimamente se ne discute e per qualsiasi persona scrivere dopo di lui diventa perlomeno arduo, viste la competenza, l’analisi approfondita e la scorrevolezza con la quale mette a fuoco problematiche serie che toccano tutti..
Vediamo alla luce dei nuovi incarichi appena assegnati ai vertici delle istituzioni europee se molte delle critiche che si sentono in giro sono fondate o no. Come spesso è nel mio stile sarò un po’ rustico perché penso sia meglio dire le cose come stanno senza troppi fronzoli e soprattutto esporle semplicemente per far sì che le possano comprendere anche coloro che passano le giornate al bar o tornano a casa stravolti dopo una giornata di lavoro e non hanno tempo o voglia di leggere un quotidiano.
Dunque ci sono state le elezioni, gran successo dei socialisti europei ma le carte le danno i popolari (Frau Merkel in primis) e qui viene il primo punto. I popolari europei, a mio avviso, di popolare non hanno proprio nulla. Noi Popolari italiani al loro confronto e soprattutto ai loro occhi siamo degli inguaribili democratici populisti cattolici e null’altro, quindi meritevoli solo di essere scartati.
Prima di analizzare per sommi capi la composizione della nuova Commissione Europea, il vero e proprio governo comunitario (quello che per i prossimi anni piaccia o no ci governerà, se non proprio nel senso stretto del termine in modo indiretto con le regole emesse a cui occorrerà dare seguito), vediamo chi è il nuovo Presidente del Consiglio Europeo.
Penso che il presidente di un qualsiasi sodalizio debba essere una persona che perlomeno condivide i principi dell’associazione che presiede: ad esempio, un astemio non è certo indicato per fare il presidente di un consorzio vinicolo. Si parla molto di regole comuni e senso europeo ma quello che veramente può iniziare a legare nazioni diverse è la moneta comune, nel bene e nel male. Se un Paese non adotta l’euro, vuol dire che perlomeno è euroscettico e porta tanta acqua al mulino dei vari anti-euro come la Lega di Salvini e il Front National di Marine Le Pen. Bene, e allora chi è il nuovo presidente del Consiglio Europeo? È Donald Tusk, popolare conservatore presidente della Polonia, Paese che non ha l’euro e che guarda più a Washington che a Bruxelles. Ogni commento è superfluo.
Passando alla Commissione vera e propria, guidata oggi da Jean Claude Juncker – politico di lungo corso navigato e competente ma da molti ritenuto simbolo del grigiore – un ruolo importantissimo lo ricopre il Commissario europeo per i servizi finanziari perché si deve occupare di banche e finanza. Tutti conosciamo i danni che le banche e la finanza in genere hanno causato e continuano a causare: ebbene, chi è il commissario preposto alla regolazione della finanza? È Jonathan Hill, barone di Oareford, una storia e una carriera svoltasi nella City londinese, luogo per eccellenza in cui la finanza mondiale in questi anni ha travolto l’economia di molti Paesi e continua a farlo, senza contare che naturalmente anche l’Inghilterra non ha l’euro ma si tiene ben stretta la sterlina.
Sapete qual è stata la reazione standard a questa nomina nei Paesi europei continentali: «Non so se sia una barzelletta o uno scherzo», ha commentato ad esempio il belga Philippe Lamberts, copresidente dei Verdi al Parlamento europeo. In molti hanno avuto l’impressione che dare il controllo della finanza a un inglese sia un po’ come mettere un lupo a guardia del gregge.
Che contributo potrà quindi dare ai bisogni dei tanti lavoratori a reddito fisso e pensionati dell’Unione? Ben poco, io credo.
Come se non bastasse è stato nominato un vicepresidente della Commissione con potere di veto su tutti i commissari finanziari, un vero e proprio cane da guardia dei conti pubblici: il suo nome è Jyrki Katainen, considerato un falco della prima ora, finlandese, uomo di strettissima fiducia della signora Merkel. Il suo ruolo di coordinatore di tutti i commissari economici gli permetterà, ogni volta che vuole, di impedire al socialista francese Pierre Moscovici (Commissario europeo per gli affari economici) di proporre politiche meno restrittive.
Chissà se con queste cariche è stato rispettato il mandato popolare delle ultime elezioni e sono state attese le aspettative di milioni di cittadini europei che speravano in un’Europa meno arcigna e maggiormente propensa agli investimenti e al mantenimento del welfare.
Io penso di no, e credo che gli anti-euro da oggi in poi avranno molte più frecce nel loro arco. Ma penso che quanto è avvenuto sia anche responsabilità di forze come la nostra che non alzano abbastanza la voce. Ma potremmo sempre iniziare a farlo.


Antonio Abate - 2014-10-02
La Commissione, come ogni "governo di coalizione", è frutto di equilibri. Nel caso, tra Eurozona e altri UE, tra Est e Ovest, tra Popolari e Socialisti. Nello specifico, avere un Katainen che controlla tanti potenziali spendaccioni mi rassicura.
giuseppe cicoria - 2014-09-23
Complimenti per l'analisi così dettagliata!....Ma noi abbiamo avuto la Mogherini agli affari esteri. Renzi è proprio un furbone..! Mi viene però un dubbio: non è che egli sia in sintonia con i signori di cui sopra?