Venerdì 13 giugno si è svolta a Torino la cerimonia di intitolazione a don Luigi Sturzo di un corso cittadino nella parte nord della città, in Borgata Sassi fra piazza Coriolano e il ponte Diga sul fiume Po.
Alla cerimonia erano presenti il presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris, il presidente della Circoscrizione 7 Emanuele Durante, il consigliere comunale Enzo Liardo che ha letto un messaggio del sindaco di Caltagirone Nicolò Bonanno, il vicario dell’Arcidiocesi torinese don Roberto Gottardo e il presidente dei Popolari piemontesi Alessandro Risso. Tra i convenuti anche un gruppo di amici dell’Associazione.
Pubblichiamo di seguito il messaggio di saluto inviato dal presidente dell’Istituto Sturzo Roberto Mazzotta e l’intervento del nostro presidente Alessandro Risso.
L’Istituto Luigi Sturzo esprime la sua viva gratitudine all’Amministrazione Comunale di Torino per la decisione di intitolare una strada della città a don Luigi Sturzo. Tale decisione è un riconoscimento alla statura morale, culturale e politica di don Luigi, ed è insieme la sottolineatura di un legame particolare che il fondatore del Partito popolare italiano ha avuto con il capoluogo piemontese. Si svolse a Torino, nell’allora Teatro Scribe, nell’aprile del 1923, il quarto congresso nazionale del Partito popolare che segnò la definitiva rottura con il fascismo. Ed è ancora a Torino, nelle tormentate vicende politiche dei primi decenni del Novecento, che il destino di Sturzo si incrocia con quello di Piero Gobetti e di Antonio Gramsci nel nome degli ideali della libertà, della democrazia e della lotta antifascista.
Ma c’è un legame ulteriore. L’albero genealogico del cattolicesimo politico italiano, un movimento che ha una grande complessità e infinite articolazioni, trova proprio a Torino e nel Piemonte le sue radici più antiche, risalenti alle Amicizie Cristiane di fine Settecento e poi cresciute attraverso le personalità di don Pio Brunone Lanteri, Massimo D’Azeglio, Vincenzo Gioberti, e tanti, tanti altri. La strada intitolata a don Sturzo, dunque, contiene in sé questa lunga storia culminata nel popolarismo e nel cattolicesimo democratico del Paese, le grandi esperienze storiche che hanno contribuito a segnare il Novecento politico italiano.
Roberto Mazzotta, presidente dell’Istituto Luigi Sturzo
Come presidente dell’Associazione che si richiama alla tradizione culturale del popolarismo sturziano, anche a nome del nostro presidente emerito Guido Bodrato – assente per i postumi di una piccola operazione appena subita – ringrazio la Città di Torino, il suo Consiglio Comunale, il presidente Ferraris, i consiglieri presenti e tutti i capigruppo per aver approvato e l’intitolazione da noi richiesta.
Oggi Torino colma una lacuna protrattasi per oltre cinquant’anni, considerato che Sturzo morì l’8 agosto del 1959.
Non era spiegabile che uno dei più grandi leader e pensatori politici del Novecento non fosse ricordato nella toponomastica della Città.
Gli altri grandi politici suoi contemporanei sono tutti presenti. Non solo i martiri Giacomo Matteotti o i fratelli Rosselli. Pensiamo al cuneese Giovanni Giolitti, al torinese di nascita Piero Gobetti o al torinese d’acquisto Antonio Gramsci. E, uscendo dalla “piemontesità”, al pugliese Gaetano Salvemini, al lombardo Filippo Turati, al lucano Francesco Saverio Nitti o all’abruzzese Benedetto Croce. Tutti giustamente ricordati da tempo.
Non il siciliano Sturzo, il fondatore del Partito Popolare Italiano, teorico della democrazia fondata sulle Autonomie locali – fu anche il vero promotore della nascita dell’ANCI e suo vicepresidente nazionale - il fiero e coerente oppositore dei totalitarismi e della dittatura fascista, uno dei primi Senatori a vita della Repubblica Italiana.
Eppure il legame di Sturzo con Torino fu costante nei brevi anni di vita del Partito popolare. Ricordiamo che proprio a Torino si svolse nell’aprile del 1923 il Congresso del PPI che approvò la linea di Sturzo di non collaborazione con il Partito Fascista al governo, scelta che mise nel mirino di Mussolini il leader popolare, costretto in pochi mesi a lasciare la guida del partito e a partire per l’esilio.
Dal 3 settembre 2012, il giorno in cui inoltrammo al Comune la richiesta di intitolazione è passato un lasso di tempo ragionevole.
E oggi abbiamo la soddisfazione di avere un pezzettino della nostra rete viaria dedicato a don Luigi Sturzo. Dedicato a un campione della democrazia e della laicità, a colui che definì un progetto di impegno politico per i cattolici democratici, che chiamò popolarismo.
A un campione del rigore etico nello svolgere il servizio della politica.
Una personalità capace anche di porsi controcorrente – qualità ancor più apprezzabile in tempi di conformismo imperante – che meriterebbe di essere più studiata, soprattutto dai giovani, perché molto avrebbe da insegnare. Specie in questi anni di degrado delle istituzioni e della politica. Sturzo disse di sé: “Sono un uomo libero da qualsiasi interesse terreno, economico e politico. Libero perché nulla temo, nulla spero, nulla desidero che sia dell’ordine di questo mondo. Parlo, scrivo, combatto perché sono un uomo libero e perché ho difeso e difenderò, finché avrò fiato, la libertà”.
Auguriamoci che le targhe poste lungo questo corso, nel loro piccolo, contribuiscano a tenere vivo il ricordo del piccolo prete di Caltagirone, il padre dei “liberi e forti”. E, ricordiamolo, forti perché liberi.
Alessandro Risso, presidente dell’Associazione I POPOLARI del Piemonte |