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Matteo Robespierre o Napoleone B.?
 
di Alessandro Risso
 

La Camera ha votato il testo del cosiddetto “Italicum”, legge elettorale partorita dalla “perfetta sintonia” tra Renzi e Berlusconi. Non ci sono state sorprese rispetto alla bozza concordata e conosciuta. E quindi non si modifica il giudizio dei Popolari piemontesi espresso nel documento divulgato un mese fa e discusso all’Educatorio di Torino il 28 febbraio scorso.
Questa legge è peggio del “porcellum”.
Gli alfieri del bipolarismo sostengono che c’è un miglioramento indubbio: dalle elezioni uscirà senz’altro un vincitore che avrà assegnata la maggioranza dei seggi, o subito se otterrà almeno il 37% dei voti o dopo il secondo turno di ballottaggio. Chi invece ritiene che proprio il bipolarismo sperimentato negli ultimi vent’anni abbia dato pessima prova di sé – anche quando ha permesso ampie maggioranze di governo – non riconosce neanche questo effetto positivo. Ma qui siamo nella sfera dei giudizi politici e quindi dell’opinabile. Di incontestabile c’è il fatto che la nuova legge assicurerà la maggioranza alla coalizione vincente. La maggioranza, non la governabilità, che è ancora altra cosa: infatti la storia recente, sia sul centrodestra (Berlusconi e le rotture successive con Bossi, Casini, Fini, Alfano) sia sul centrosinistra (la famigerata Unione di Prodi), ha visto maggioranze litigiose e inconcludenti sino al punto della rottura.
Se la garanzia di un vincitore è la novità, i grandi mali del “porcellum” restano invariati: abnorme premio di maggioranza (sino al 18%, anche di più con il ballottaggio) e listini bloccati, con gli eletti scelti di fatto, nominati, dai capi partito. Queste due storture, dichiarate incostituzionali dalla Consulta, non sono state eliminate né attenuate. E si è ancor più penalizzata la rappresentatività del voto con altissime soglie di sbarramento: coalizioni con meno del 12%, partiti autonomi con meno dell’8% e partiti in coalizione con meno del 4,5% non esprimeranno parlamentari. Una coalizione con quasi 4 milioni o un partito con oltre 2 milioni di voti potrebbero non avere rappresentanza. Una mostruosità antidemocratica. Il pluralismo sembra diventato un male da estirpare.
Vi è poi ancora una chicca. L’Italicum nega rappresentanza ai partiti di una coalizione che non raggiungono il 4,5%; permette però a ogni lista di contribuire al risultato della coalizione stessa. Aspettiamoci quindi una moltitudine di liste farlocche (NO euro e Fuori dall’Euro, Piemont Liber e Libera Padania, Verdi Verdi, Verdi Veri e Verdi Seri, Poveri Pensionati e Poveri Esodati, Maggica Roma e Forza Lazio, e via cantando) messe in pista per catturare poche migliaia di voti, tutti però utilissimi per vincere al fotofinish. Almeno questa pagliacciata poteva essere evitata. Ma sembra quasi che un regista occulto si stia impegnando per screditare ancor più il sistema democratico, sapendo che dalla crisi della democrazia si esce inevitabilmente con un uomo forte.
Anche i tentativi di applicare la parità di genere nelle liste – un argomento delicato e complesso, che merita una trattazione a parte – sono stati sacrificati all’accordo blindato tra i leader dei due maggiori partiti. E malgrado contrarietà, critiche e distinguo (ce ne parla l’onorevole Borghi nell’articolo sottostante) questa intesa ha tenuto nel voto alla Camera.
Molti (tra cui Giorgio Merlo nel suo intervento qui sotto) sperano che il Senato possa mettere mano alla legge in seconda lettura con significative correzioni. Tale fiducia – curiosa verso un’Assemblea che, nel disegno istituzionale di Renzi, è destinata a scomparire come inutile – mi pare poco fondata. Le storture sono gravissime, ma così funzionali al feticcio della governabilità e al pieno controllo padronale sui partiti da non poter essere emendate.
Non è impossibile che al Senato, dove la maggioranza favorevole alla nuova legge ha numeri più risicati, l’Italicum inciampi sulle preferenze o sulla parità di genere o sulle soglie di sbarramento. Ci sono molti senatori che hanno a cuore la democrazia, oltre ai propri destini. Ma in tal caso, è facile prevedere la rivolta mediatica contro un ramo del Parlamento destinato a scomparire, e quindi denunciato all’opinione pubblica come una ridotta di privilegiati in lotta per difendere la propria poltrona. Con delle ragioni, se pensiamo ai tanti Razzi e Scilipoti che ne fanno parte.
Ma, per uno dei tanti paradossi della politica nostrana ormai in balìa dalla demagogia, una battaglia di democrazia per restituire ai cittadini la responsabilità della scelta dei propri rappresentanti correrà il rischio di passare come un colpo di coda della casta.
Avremo l’assalto della folla inferocita a Palazzo Madama? Sarà la nuova Bastiglia romana? E l’epilogo sarà il cesarismo di Matteo Robespierre o quello dell’inossidabile Napoleone B.?


Antonio R. Labanca - 2014-03-25
Ecco, grazie a Ercole Gianotti, il nome del movimento che ci vuole: rifondazione democratica! Qualcuno prende l'iniziativa di suscitarlo? o qualcuno lo sta già facendo, sotto altra etichetta?
Antonella Luchino - 2014-03-18
Posto questo mio intervento anche se probabilmente non e' nella sezione pertinente. Leggo sul sito www.europaquotidiano.it l'articolo relativo ai tagli di spesa pensati da Cottarelli. E ci risiamo......... nuovamente le pensioni con l'innalzamento dell'eta' contributiva delle donne a 42 anni. Non e' bastata la riforma Fornero, adesso anche questa di questo signor Cottarelli. Le donne che arrivano a raggiungere i 40 anni e piu' di lavoro si ritrovano, oltre ai normali carichi famigliari, anche a dover badare a genitori anziani e cosa offre oggi lo stato sociale per aiutare la donna lavoratrice? Mi sembra ben poco, visto che la risposta dei servizi sociali e' sempre la stessa: "Non ci sono fondi". Non c'e' limite al peggio!
ercole gianotti - 2014-03-16
Ma se ciò che affermate è vero, ed io credo lo sia, dove sono finiti i "Popolari" che militano in quel partito sedicente democratico: ancora una volta allineati e coperti? Non c'è più spazio per il coraggio delle idee e della testimonianza di servizio ma solo più alla tattica ed all'opportunismo? ci vuole forse una "rifondazione democratica" dal basso?: potrebbe essere un'occasione per tutti.
giuseppe cicoria - 2014-03-16
Condivido appieno ciò che Risso ha ampiamente esposto. Per altre considerazioni rinvio ad una mia risposta a quanto espresso dall'on.le Borghi.
Stefano Godizzi - 2014-03-16
Meno male che in Italia si possono ancora leggere interventi come quello di Alessandro Risso. Altrimenti veramente potremmo dirci una nazione ipnotizzata dalle suggestioni. Non è possibile discutere di una legge elettorale descrivendo le discussioni sul merito come una continua baruffa tra gli amici e i nemici di questo o di quell'altro, tra il vecchio ed il nuovo... mancano solo i Montecchi ed i Capuleti! Una legge elettorale rispecchia degli obiettivi, dei valori... non può essere ridotta a un pallottoliere da organizzarsi per la convenienza di qualche sciagurato!
giorgio merlo - 2014-03-14
Sarebbe francamente difficile contestare politicamente l'articolo di Alessandro.