Premetto subito che alle ultime primarie del PD non sono andato a votare.
A chi interessasse conoscerne le ragioni preciso subito che, pur non essendomi più iscritto al PD solo per i motivi inerenti la gestione lobbistica e poco democratica del mio Circolo di appartenenza, continuo a ritenere che in un partito (qualunque esso sia) la nomina del suo segretario debba essere competenza esclusiva dei suoi iscritti. Diversamente, nonostante enfasi e teatralità profuse, non è altro che un patetico espediente per attirare l’attenzione sul PD da parte delle persone: a prescindere, in questo caso, dall’affinità delle loro convinzioni politiche con quelle dello stesso PD. Tutto questo rischia di causare, in modo evidente, effetti nefasti sulla dirigenza e sull’identità del partito. In secondo luogo, non vedo per quale ragione al voto per il segretario debba corrispondere in modo automatico la sua designazione a “futuro premier”: quasi che i due ruoli siano perfettamente intercambiabili e che il Presidente della Repubblica – al quale spetta il compito costituzionale di designare il Presidente del Consiglio, previa verifica del consenso parlamentare a quell’incarico – debba limitarsi al ruolo di notaio. Soltanto chi è poco avvezzo alle regole della democrazia può ritenere che un consenso di tipo plebiscitario possa corrispondere alle reali capacità richieste per svolgere un simile ruolo con competenza, mediando con saggezza tra interessi differenti e a volte contrapposti, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale.
Ho seguito con crescente insofferenza l’ascesa di Renzi negli ultimi mesi. “Chi c’è dietro? Chi lo appoggia? Chi lo finanzia?” mi chiedevo. Poi ho visto che sempre più persone sceglievano di appoggiarlo, di stare dalla sua parte: anche amici nei cui confronti ho sempre avuto stima e ai quali riconosco elevate capacità politiche. Le ho considerate scelte azzardate e opportunistiche. Per il momento non ho cambiato idea. Anzi…
Fin dall’inizio ho considerato Renzi un vanitoso mitomane che otteneva molto più spazio mediatico di quanto meritasse effettivamente: una specie di istrione che recita con enfasi, assumendo atteggiamenti ostentati, con la battuta facile e ad effetto, con proposte di soluzione rapida dei problemi senza entrare nello specifico degli stessi. Posizioni politiche ambigue ed equidistanti: che vanno dal trovare qualcosa di buono nelle farneticazioni di Grillo al riconoscere che non tutto quello che è stato fatto da Berlusconi è da buttare (giudizio morale sulla persona a parte) e che molte cose nel centrosinistra vanno cambiate. Cominciando, ovviamente, con la rottamazione dell’intera dirigenza.
Adesso che Renzi ha vinto (anzi, stravinto) quello che devo trovare – insieme agli altri che continuano a pensarla come me – è una risposta al “perché?”.
Dopo averci pensato a lungo, credo che la risposta stia nel fatto che un’intera classe politica malata, ingessata e incapace di trovare soluzioni, prima inconsapevolmente e poi in modo sempre più convinto, abbia dato spazio a Renzi. Questo perché, per recuperare spazi e consenso nell’opinione pubblica, per tornare a piacere alla gente, tutto sommato la politica italiana “ha bisogno” di Renzi: così come il rossetto per certe donne un po’ avanti negli anni, bruttine e malandate. Solo il tempo ci dirà se questa operazione di maquillage è riuscita a rendere la politica più bella e attraente.
Per ora, e comunque, auguri a tutti di Buon Natale. |