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Classe dirigente, la scelgano i cittadini
 
di Giorgio Merlo
 

Uno dei temi che continua a dominare il dibattito politico è la “qualità” della classe dirigente politica nel nostro Paese. Questo è solo uno dei tanti aspetti che riguardano la classe dirigente, ma è indubbiamente il più appetibile perché immediatamente verificabile dalla pubblica opinione. Si potrebbe parlare anche di come si forma o dove si forma la classe dirigente. Ma la riflessione su questo versante sarebbe troppo lunga e accidentata. Fermiamoci alla sua consistenza e alla sua “qualità”.
Un elemento che balza all’attenzione della pubblica opinione è che la classe dirigente – mi riferisco, in modo particolare, a quella parlamentare – continua a non essere scelta dai cittadini elettori. Certo, ci sono enormi responsabilità della politica e dei partiti che non sono riusciti in questo arco di tempo a liquidare il “porcellum” delle liste bloccate varando una nuova legge elettorale. E le conseguenze dirette di questo sistema le abbiamo sperimentate in questi anni, anche in queste ultime elezioni.
L’impossibilità per i cittadini di scegliersi i parlamentari continua a produrre guasti e appalta alle segreterie nazionali dei partiti la designazione centralistica dei vari candidati. E non sono certo le primarie “farlocche” del PD, dove la vittoria è dovuta a chi possiede più tessere nel partito, o qualche centinaio di clik dei grillini sulla rete a modificare questa degenerazione della politica italiana. L’unico antidoto a questa prassi inguardabile è restituire al cittadino la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti. Come? Due sono le possibilità. O con il ritorno al collegio uninominale, come abbiamo conosciuto dal 1994 al 2006. Oppure reintroducendo le preferenze, con la scelta delle persone all’interno della lista preferita.
Ho volutamente insistito su questo dettaglio tecnico perché se il cittadino ha la possibilità concreta di scegliersi il proprio rappresentante territoriale o all’interno della lista, cessa d’incanto la polemica – a volte un po’ gratuita e qualunquista – sulla debolezza della classe dirigente del nostro Paese. Perché la scelta viene fatta direttamente dal cittadino elettore.
Sarebbe così possibile ripristinare un forte e trasparente criterio democratico.
E, quindi, tra le priorità politiche di questa legislatura c’è la necessità di procedere a una rapida ed efficace riforma elettorale. Certo, non è la panacea di tutti mali né la risposta più efficace alla crisi, sociale ed economica, che ci travaglia. Ma è, comunque, una prima risposta alla crisi della politica che ormai da troppo tempo contagia larghi settori della pubblica opinione italiana. Del resto, le migliori stagioni della politica italiana sono sempre coincise con una adeguata e credibile rappresentanza politica, non ostruita da maldestre leggi elettorali. Anche se la degenerazione e il malaffare si annidano in tutti i sistemi elettorali.
È tempo quindi di agire con coerenza e determinazione. L’unica conclusione che nessuno si può auspicare in questa intricata e confusa fase politica è quella di ritornare alle urne con questa legge. Le primarie farlocche del PD, i clik dei grillini e la designazione centralistica delle candidature di tutti gli altri partiti non sono certamente la risposta adeguata per garantire una vera “qualità” della classe dirigente politica nel nostro Paese.


Giorgio Merlo - 2013-04-14
Se si dovesse ritornare al mattarellum - cosa che auspico - i candiadti nel collegio sarebbero scelti inesorabilmente con le primarie. Ma non con quelle "farlocche" che abbiamo conosciuto a fine dicembre con il Pd. Cioè dove passavano quei candidati che avevano a disposizione maggiori pacchi di tessere e dintorni. Ma facendo votare i cittadini elettori di quel collegio. Dubito, però, che verrebbe fatta quella scelta. Nel Pd amano troppo le tessere!
Beppe Mila - 2013-04-12
"Le primarie farlocche del PD, i clik dei grillini e la designazione centralistica delle candidature di tutti gli altri partiti non sono certamente la risposta adeguata per garantire una vera “qualità” della classe dirigente politica nel nostro Paese." Queste tre ultime righe da sole sono un'analisi perfetta . Giorgio inonda le caselle email dei tuoi ex colleghi con quest'appello al buon senso , accidenti, perchè solo noi peones ragioniamo ed il vertice no?
carlo baviera - 2013-04-12
Caro Giorgio, condivido. Del resto, come si dice tertium non datur. Una sola aggiunta mi permetto, nel caso che il legislatore scegliesse il ritorno al collegio uninominale: come viene scelto il candidato della lista? Con primarie (probabilmente non tanto soddisfacenti, come è stato tante volte in quesi anni) oppure li decide il partito (e saremmo da capo). Perchè, legato a questi aspetti banali, o si vota quell'unico nome piaccia o meno(già in passato per il Senato si doveva catapultare qualcuno nei collegi per garantire il pluralismo) oppure si deve votare per un partito diverso dal proprio; e la cosa non mi sembra quanto di meglio sperare. Comunque, uscire dal "porcellum" sarebbe già una mezza vittoria.