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La crisi a Itaca
 
di Franco Maletti
 

Salvo brevi periodi, che hanno modificato poco o nulla, è da oltre venti anni che i Proci occupano stabilmente l’italica reggia di Itaca, in attesa di appropriarsene totalmente con la conquista della Presidenza della Repubblica. Mario Monti, moderno Penelope al contrario, deve costruire di notte la tela che gli disfano ogni giorno. Mentre un fedele custode della Costituzione e sempre più stanco cane Argo, in attesa del ritorno dell’Ulisse della Democrazia e del rispetto delle regole, pur con l’appoggio della Magistratura fatica sempre più a tenere la situazione sotto controllo.
In tutti questi anni, l’idea del facile arricchimento ha creato un impoverimento generalizzato.
Le Aziende che hanno potuto farlo si sono trasferite in quei Paesi dove il basso costo del lavoro e le esenzioni fiscali consentivano ai loro proprietari guadagni enormi. Gli stessi proprietari che in passato in Italia avevano beneficiato di generosi finanziamenti a sostegno delle loro aziende, non hanno avuto scrupoli nel lasciare a casa migliaia di lavoratori e ridurre sul lastrico decine di migliaia di famiglie italiane.
Tutti i soldi guadagnati non sono stati investiti per creare lavoro in Italia, ma sono rimasti all’estero e utilizzati per confluire nelle speculazioni finanziarie che ormai hanno raggiunto potenza e dimensioni tali da compromettere la stabilità economica di intere Nazioni.
La sistematica evasione fiscale di commercianti e di piccoli imprenditori ha fatto sì che lo Stato sociale fosse privato delle risorse per mantenersi. E le somme in questo modo risparmiate dagli evasori sono anche loro andate all’estero per fare parte di quella lobby di speculatori che tutti continuano a chiamare eufemisticamente “i mercati”. Mentre in realtà è gente che, muovendosi nell’anonimato e protetta dall’assenza di leggi che regolamentano il settore, opera in modo letteralmente criminale. Eppure è semplice: se chi fa un investimento in borsa guadagna tanto, questo significa che da qualche parte del mondo c’è qualcuno che lavorando onestamente ha perso molto, e magari è completamente rovinato. Ma questo è quello che un mondo come quello della finanza “civilmente” fa e alla luce del sole. Ogni giorno e senza rimorsi.
Ma l’idea del facile arricchimento è riuscita a produrre anche di peggio: la possibilità di risolvere tutti i problemi attraverso il gioco d’azzardo. Un traffico che, con la benedizione di uno Stato divenuto biscazziere con leggi volute da Berlusconi, oggi produce qualcosa come cento miliardi di euro all’anno. Sottratti dalle tasche di migliaia di sprovveduti che, già poveri, in questo modo si impoveriscono sempre di più insieme alle loro famiglie.
Il lavoro, che la stessa Costituzione considera il valore fondante della nostra Repubblica, ha subito numerose mutilazioni e trasformazioni verso il peggio. Nel corso degli anni, tutti quei lavori che venivano con ingenuità e leggerezza considerati degradanti, sono stati e vengono fatti da quelli che con disprezzo definiamo “extracomunitari”. E che per la maggior parte sono abitanti di quei Paesi dove oggi sono finite le nostre lavorazioni. Siamo così diventati un Paese destinato beffardamente a produrre, nella migliore delle ipotesi, tutti quei prodotti di lusso che raramente ci potevamo permettere, ma che continuano ad essere apprezzati nel mondo, per venderli proprio a quegli “extracomunitari” nel frattempo arricchitisi e che una volta disprezzavamo e forse continuiamo a disprezzare. Per tutto il resto, da noi sono rimasti soltanto più i supermercati, i servizi, e tutte quelle attività che in genere non possono essere trasferite, perché strettamente connesse con il nostro territorio.
Così, alla fine, l’idea dei “soldi facili” ha finito col privarci di tutto. Nonostante che, pur di agevolare questo processo, Berlusconi e i suoi abbiano proceduto per anni ed in modo sistematico alla demolizione di qualunque regola che ostacolasse la “libertà”.
Cosa possiamo fare ora per risollevarci dalla crisi e dal caos che sono stati prodotti anche da quella “libertà” che, in totale assenza di regole, si è dimostrata peggiore di una dittatura e ci impedisce di venirne fuori? Aspettare l’ennesimo Salvatore è inutile. Tutto dipende da ciascuno di noi.


Antonio R. Labanca - 2012-08-04
Perché non sensibilizzare qualche magistrato ad andare a fondo sulla questione della compatibilità delle leggi che istituiscono e regolano il gioco d'azzardo di Stato, con la prima norma costituzionale che stabilisce che la Repubblica sia fonbdata sul lavoro e non sulla fortuna al Lotto (o sulla speculazione finanziaria: ma qui la vedo più difficile)?
Aldo Cantoni - 2012-07-31
Bravo Maletti! Solo una amara precisazione: la promozione del gioco d' azzardo è colpa ahimè bipartisan.
Andrea Griseri - 2012-07-30
Bellissima e amara sintesi. Tutto dipende da ciascuno di noi, Certo. Ma tutto dipende dalla capacità della politica (ancora una volta " noi") di ripensarsi e ripensare il modello di sviluppo. La crisi è una minaccia ma anche un'opportunità. Ritrovare comportamenti virtuosi: in questo senso la spending review lo è! Purtroppo è condotta in modo affrettato. ma dovrebbe essere un programma a lungo termine inteso non a tagliare la spesa sociale e di stimolo all'innovazione ma a investire in modo davvero virtuoso. E a livello globale non bisogna permettere che il modello neoliberista faccia pagare alle vittime il suo fallimento. Questo è il compito che ci aspetta se vogliamo essere davvero "liberi e forti".