Stampa questo articolo
 
L’esempio di Casale
 
di Carlo Baviera
 

C’è stata un secondo 25 aprile in cui Casale Monferrato si è sentita liberata. Si deve tornare a trent’anni fa. Infatti dopo un mese in cui non era possibile usare l’acqua proveniente dai rubinetti di casa, a seguito di un criminoso inquinamento dell’acquedotto comunale da parte di chi scaricava abusivamente direttamente in un terreno agricolo rifiuti industriali, anziché smaltirli correttamente. Il 24 aprile del 1986 l’acqua tornava potabile in tutta la città.
L’Associazione Paolo Ferraris – Assessore Regionale fra il ’94 e il ’95 per il PPI –, con Legambiente, e Medicina Democratica ha voluto ricordare quei fatti nel 30° anniversario dell’inquinamento dell’acquedotto casalese per dare anche un messaggio di speranza: perché in ogni epoca si può e si deve utilizzare una emergenza o una crisi per farne una opportunità.
Quel 24 marzo 1986 è stato un evento sconvolgente per una città di quasi 40mila abitanti; ha messo a nudo una sconvolgente realtà e ha mostrato a che punto fosse la situazione dei traffici illeciti e lo smaltimento clandestino di sostanze inquinanti che da tempo stava devastando il territorio; ha evidenziato la necessità di un controllo pubblico nella realizzazione e gestione delle discariche e di ogni sistema di smaltimento dei rifiuti (soprattutto di quelli speciali o pericolosi); ha fatto toccare con mano quanto il pericolo di inquinamento delle falde, per l’uso indiscriminato di pesticidi, avesse già superato il limite di tolleranze e richiedesse misure efficaci.
Soprattutto, però, è da sottolineare che il fatto significativo che si è voluto celebrare, e fare memoria, e che deve essere considerato fra i momenti più alti della storia di Casale Monferrato fu la capacità di reazione, l’efficacia e l’efficienza delle misure assunte dall’Amministrazione comunale, la coesione e la presa di coscienza cittadina (anche l’opposizione diede un contributo importante per superare l’emergenza), l’esemplare capacità della popolazione di affrontare quelle giornate con spirito di sacrificio senza cedere a facili lamentele, il sostegno venuto dallo Stato (in particolare fu il Ministro per il coordinamento della Protezione civile on. Giuseppe Zamberletti, cui venne assegnata la cittadinanza onoraria), dalla Croce Rossa, dalla Caritas, dal volontariato, da tanti giovani studenti e degli oratori, e la ricerca rapida di nuove fonti cui attingere acqua pura che consentì, solo un mese dopo la scoperta del disastroso misfatto, di riprendere la vita normale. Tutto ciò evitò al Casalese di diventare una “terra dei fuochi” del Nord: questo è l’aspetto significativo.
Si fu capaci, in quel periodo, – lo ripeto – di utilizzare una grande emergenza per farne una opportunità: si è costruita una coscienza dell’ambiente, del fatto che la cura e la salvaguardia degli elementi naturali, come l’aria o l’acqua, sono un bene primario. Un relatore, ricordando i propri studi (da Perito chimico in un Istituto Tecnico Industriale di Biella), ha affermato che Casale ha fatto scuola in quell’occasione: “Mi ricordo di aver letto sui testi scolastici il caso dell’inquinamento dell’acquedotto di Casale e come lo si è superato: avete fatto scuola!”.

Ricordare quei giorni e la capacità di reazione dei casalesi è importante. Più importante l'unità fra tutte le componenti cittadine (amministratori, volontariato, forze dell'ordine, parrocchie, esercizi pubblici e commerciali, maggioranza e opposizione), la capacità di coinvolgere i livelli superiori e impegnarli nella rapida soluzione (vedi Protezione civile); ma soprattutto va detto che è (anche) da lì che è partita la richiesta e il percorso per gli ecoreati (legge approvata solo nel 2015), per un sistema di discariche pubbliche controllate e realizzate con criteri trasparenti; è da lì che è partita la richiesta per il controllo più serio delle falde, per una coscienza civile più attenta al rispetto dell'acqua e ad un suo uso non indiscriminato; è (anche) da lì che è iniziato un processo per combattere e difendersi dai poteri oscuri del malaffare.
Tante cose, da allora, sono migliorate, tante conquiste si sono portate a casa; purtroppo le condanne ai colpevoli sono state ridicole, ma uno spirito nuovo è rinato a difesa della nostra casa comune (la natura) e il rispetto delle regole, nonostante troppe volte anche ai nostri giorni tutto sembri inutile. Dobbiamo essere fiduciosi, e continuare ad impegnarci. Soprattutto sono le nuove generazioni che devono conoscere e capire.

Si può ancora affermare quanto il Sindaco che si mobilitò per primo a far scoprire l’inquinamento e a fuoriuscirne, Riccardo Coppo, diceva nel 25° anniversario: “Purtroppo negli anni successivi e recenti abbiamo dovuto constatare che Governo e Parlamento non hanno provveduto a costruire impianti idonei allo smaltimento dei rifiuti industriali e hanno lasciato la loro gestione alle organizzazioni criminali, che hanno distrutto interi territori pregiati del Sud, inquinato le falde acquifere, compromesso la salute della popolazioni e danneggiato gravemente l’economia locale. Per di più recentemente abbiamo appreso della forte infiltrazione e crescita di queste organizzazioni anche in Regioni a noi vicine”.
Perciò si è voluto “fare memoria” per sollecitare una nuova presa di coscienza volta a progettare per Casale Monferrato un futuro in cui l’ambiente sia rispettato e l’economia, oggi pericolosamente stagnante, trovi nuovo slancio e nuove modalità di produrre in modo onesto e rispettoso.
Anche la Mostra documentaria è stata molto apprezzata. Gli studenti che l’hanno visitata hanno potuto conoscere fatti di cui nessuno aveva loro parlato, capire i pericoli che sottostanno ad una visione della produzione e del profitto moralmente, eticamente, e civicamente legata all’egoismo e alla irresponsabilità; e hanno anche potuto apprezzare come sia utile, anche nell’amministrazione pubblica e nella politica, la correttezza, la trasparenza, la competenza, il coraggio, il legame con gli amministrati.
Si è potuto spiegare loro che la città, da allora, ha dato inizio ad una serie di progettualità che hanno cambiato il volto della città. Si è realizzato il collegamento dell'acquedotto con molti paesi, si è acquistato il Castello per farne un polo turistico, si sono bonificati gli ex magazzini Eternit per farne il PalaFiere, si è accelerata la sistemazione e il recupero della Cittadella, si sono realizzati il Museo e la Gipsoteca Bistolfi, si è costruito il Palazzetto dello Sport, si è deciso di decongestionare il Centro storico trasferendo la Fiera nel Polo di Piazza d'Armi, si è allargata l'Area Industriale Attrezzata, è partito un disegno per il turismo insieme agli altri Comuni per valorizzare il territorio (oggi inserito fra i siti UNESCO), i suoi prodotti tipici e le sue bellezze artistiche e naturali, si è rafforzata la sensibilità e l'attenzione sociale con un sistema associato dei servizi socio-assistenziali, si è costruita una nuova discarica controllata, ecc.
Come affermava Riccardo Coppo nel venticinquennale, “una data da ricordare, per i giovani che non hanno vissuto quei giorni, per noi tutti che di quei giorni facemmo una battaglia per la corretta gestione del territorio, il controllo rigoroso dello smaltimento dei rifiuti e la sconfitta della organizzazioni criminose.”