Renatino se la ride



Danilo Campanella    9 Dicembre 2021       0

Reggiano o no, il formaggio piace a tutti. Il tanto lacrimevole operaio caseario che 365 giorni all’anno lo lavora – ed è stato più volte specificato, in quella ormai famosa e tanto vituperata pubblicità – si sente felice. Lo è pur non avendo mai visto il mare, come detto ai giovinastri borghesi che, increduli, lo incalzano di domande.

Alla loro logorrea Renatino risponde a monosillabi, abituato alla concretezza, a non perdere tempo, ad avere una visione solida della vita. I ragazzi che ambiscono a un posto di chef verranno, nella realtà, delusi; sappiamo che solo uno ce la fa. Gli altri dovranno “ripiegare” a un posto di lavoro come quello di Renatino. Un posto che però non è libero. Li hanno tanto illusi che ora tutti sperano di diventare il prossimo Bottura.

Già lo predisse Andreotti: non possiamo pretendere una società di pesi massimi. In tanti ridemmo sulle disgrazie di un’altra celebre macchietta: Fantozzi. C’è poco da ridere: lui aveva famiglia, automobile, casa di proprietà e un lavoro stabile, ferie pagate e la pensione. I ragazzi di oggi se lo sognano. Ciò che è cambiato nel tempo è stata la reazione del pubblico, non la realtà delle cose. Gli operai, gli impiegati, i lavoratori tutti, sono ancora sfruttati ma, se prima si rideva, oggi ci si indigna. L’indignazione rivela una non esigua fetta di ipocrisia, o di distrazione: vogliamo il formaggio ma non vogliamo sapere come viene fatto. Gli antichi romani conoscevano bene il lavoro degli schiavi. Noi oggi preferiamo non sapere quante persone sottopagate ci vogliono per confezionare un pacco, cucinare un panino, costruire un cellulare.

Quanti lavoratori delle pulizie, della vigilanza, del commercio, nei supermercati vivono come Renatino? E quando ce lo fanno notare ci arrabbiamo. Ci inquieta, mortifica, sconvolge, sapere che c’è gente che lavora così perché nostro figlio, nostro nipote, nostro cugino, nostra sorella, la nostra fidanzata o noi stessi sbarchiamo il lunario lavorando come ciucci senza un giorno di riposo fisso e col minimo salariale. Oppure ci indignano perché conoscere lo sfruttamento altrui ci dovrebbe in qualche modo attivare, organizzarci, chiamare l’amico avvocato, scrivere ai sindacati, organizzare manifestazioni (ormai tutte contro i vaccini) per cercare di porre rimedio alla situazione. Però non vogliamo uscire dalla nostra zona confort, dalla nostra bolla.

Non vi preoccupate: Renatino è il vero privilegiato. I sogni di gloria dei ragazzi ridanciani nello spot verranno delusi. Renatino preferisce farsi bastare la sua concretezza. Ognuno con le sue illusioni; ma alcuni a stomaco pieno.

(Tratto da www.ildomaniditalia.eu)


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