Saremo le vittime del Great Reset?



Giuseppe Davicino    4 Marzo 2021       8

Credo che sarebbe fuorviante ritenere che la pandemia da coronavirus, nei termini in cui è stata rappresentata e nella logica delle risposte sin qui date per debellarla, sia senza relazioni con almeno altre tre grandi crisi del nostro tempo: quella economica e finanziaria, da deficit di regole; quella geopolitica, della ricerca di nuovi equilibri, nello squilibrio di sovranità esistente, in Europa e nel mondo; quella del ritardo nel controllo (come invece si è fatto per le armi atomiche nella guerra) delle applicazioni (mirabolanti o sconvolgenti, a seconda del loro uso) sull'essere umano e sulla vita sociale delle nuove tecnologie digitali e bioingegneristiche.

Si tratta di quattro crisi concomitanti e profondamente intrecciate fra di loro, capaci di deflagrare o di esser disinnescate, nei loro potenziali rischi, solo insieme.

Iniziamo, con questo articolo, dalla crisi sanitaria. L’Eurispes, l’istituto di ricerca che una decina di anni fa, in un tempo ancora di (relative) “vacche grasse”, già coglieva la fine della “società dei due terzi”, ha dedicato uno studio, su come il Covid-19, dopo un anno dal primo caso registrato in Italia, abbia cambiato e ri-formato il Paese, le persone e la vita sociale. L’abitazione (già penalizzata da decenni di austerità, con la prospettiva di esserlo ancor di più, fino alla confisca, per rimanere agganciati a una politica monetaria dannosa per l’Italia) che ritorna ad essere centrale, sia nel lavoro sia nelle strategie di contenimento dell’infezione, ma che amplifica le disuguaglianze sociali causate dalla diversità di qualità delle case. La demonizzazione dei legami sociali (un po’ come ai “bei” tempi del terrorismo “islamico”, della paura per ogni arabo che si avvicinasse, salvo poi scoprire che l’ISIS e non solo, furono gli Stati Uniti a crearlo), tanto che la ricerca nota che nell’ultimo anno “la vicinanza con il prossimo è diventata una minaccia da evitare il più possibile“. L’Eurispes rileva anche che l’incertezza generata dalla pandemia ha condotto a un’impennata degli ascolti televisivi, alla quale però non sembra corrispondere un aumento della fiducia. Infatti, per l’informazione sulla pandemia “per Tv, radio, ecc., la percentuale di quanti ritengono diffondano notizie veritiere scende al 9,2% e per i Social Network si abbassa ulteriormente al 4,5%” contro un già modesto 20,1% per le comunicazioni ufficiali provenienti dalle Istituzioni.

Sotto la cenere di una calma apparente ardono i tizzoni dell’incertezza. Gli enormi danni socioeconomici causati dalle misure di contrasto alla pandemia (quasi nulli per qualcuno, rovinosi o addirittura letali per intere categorie) potrebbero divenire in quanto a effetto destabilizzatore, l’equivalente dei reduci dalla Grande Guerra nell’ascesa del fascismo, se non si cerca di porvi rimedio.

Passato l’iniziale disorientamento, dopo un anno nel quale l’emergenza sanitaria sembra aver preso il sopravvento su qualunque altra priorità, divenendo essa stessa un metodo di governo, credo che vi siano parecchie domande a cui non si è ancora data una risposta convincente.

- Perché si è voluto rispondere con misure così invasive sul piano democratico ed economico per combattere un virus non diverso e non più pericoloso di altre pandemie verificatesi negli ultimi decenni (ad esempio l'asiatica a fine anni Cinquanta fu assai più virulenta eppure non si bloccò il mondo)?

- Tale esagerato allarmismo globale c'entra forse qualcosa con la simulazione, denominata Event 201, di una pandemia mondiale, avvenuta il 18 ottobre 2019 a New York e organizzata, guarda un po', dalla Johns Hopkins University (quella che funge da fonte mondiale per i dati sulle presunte vittime da Covid a livello globale), dal World Economic Forum, quello del piano del Great Reset e dalla fondazione di Bill e Melinda Gates?

- Può essere che gli organizzatori dell'allarme pandemico siano stati in grado di controllare la catena mondiale dei media, e l'Organizzazione mondiale della Sanità, di cui Bill Gates è uno dei maggiori finanziatori, e dunque di far scattare una medesima narrazione a livello mondiale volta a ingigantire ad arte la minaccia del virus per perseguire precisi scopi? E che tali soggetti siano stati in grado di diffondere in quasi tutto il mondo i medesimi protocolli sanitari, deliberatamente sbagliati onde aumentare l'allarmismo, seppur a prezzo di molte vittime evitabili?

- Perché l'OMS nel maggio scorso vietò l'uso di alcuni antiinfiammatori come la clorochina, particolarmente efficaci nelle fasi iniziali dell'infezione, oltreché molto economici?

- Perché lo scorso autunno all'avvicinarsi dei primi malanni stagionali il nostro ministero della sanità (ma così hanno fatto anche all'estero, eseguendo dei medesimi protocolli globali) ha vietato ai medici di base le tradizionali cure, mix di antibatterici e antivirali contro le influenze, imponendo loro, sotto minaccia di sanzioni, di prescrivere la sola tachipirina che produceva effetti dannosi anziché benefici?

- Perché ossessivamente si invocano vaccinazioni di massa contro quello che è a tutti gli effetti un virus influenzale e dunque mutevole, ammettendo addirittura non solo che l'immunizzazione non sarà perenne (i vaccini dovranno esser ripetuti ogni anno), ma anche che i vaccinati possono trasmettere l'infezione?

- Allora a cosa servono realmente i vaccini, all’introduzione del passaporto sanitario digitale che, combinato con altre “innovazioni” (come la moneta digitale, dispositivi di tracciamento impiantati nell’organismo, cittadinanza a punti), costituirà una delle infrastrutture della dittatura terapeutica globale?

Come si può vedere, vi sono interessi enormi, piani di potere rafforzati da una spaventosa concentrazione di ricchezza in pochissimi soggetti globali, e da possibilità di dominio finora impensabili, rese possibili dalla rivoluzione informatica, che inducono ad accentuare il più possibile l’allarme pandemico e impongono agli Stati l’adozione di misure che hanno provocato sinora più danni e vittime (si pensi a tante altre patologie non più curate) del virus influenzale in sé.

L’ultimo report della fondazione di Bill Gates sull’Italia delinea, come già in passato, scenari catastrofici: una “terza fase”, condita dalle varianti nazionali, più virulenta nei prossimi mesi , se non si procede (chi l’avrebbe mai detto?) più speditamente con i vaccini. Dal canto suo Federico Fubini sul “Corriere” (22/02/21) ci ricorda che il virus, nonostante i vaccini (!), è “per sempre”, “destinato a restare fra noi in forma endemica” e ripropone, papale papale, l’elenco delle attività che il Piano del Grande Reset, del riavvio socioeconomico mondiale, prevede di non rendere più fruibili ai normali cittadini ma solo all’élite: “settori che valgono oltre il 15% del reddito degli italiani: turismo, viaggi, ristorazione, eventi culturali, sportivi, fiere, spettacoli, educazione”. Per Paesi come l’Italia, la Spagna, la Francia è un colpo al cuore.

Dopo un anno di emergenza sanitaria, credo dunque si possa dire che la via d’uscita da questa emergenza sanitaria passa da una decisione politica. Curare chi ha bisogno, a partire dalle categorie più a rischio, ma dare risposte proporzionate all’effettivo pericolo, non più rinchiudere tutti e fermare tutto per una malattia perfettamente curabile. Smetterla con il terrorismo sanitario, propinato h24 dai media, che fa del virus la misura di tutte le cose. E alzare le antenne della sostenibilità sociale e democratica. Molti delle vittime delle persecuzioni naziste esitarono a mettersi in salvo prima dell’irreparabile, pensando che “è impossibile che arrivino a tanto”. Invece no. Quando nella storia ristretti e potenti gruppi di visionari si trovano a gestire il potere e pensano di far nuova la società dalle fondamenta, il Great Reset nel nostro caso, qualsiasi cosa può succedere, niente è più un tabù per loro. E la loro road map accreditata sulla gestione della pandemia, finora sostanzialmente rispettata, risulta agghiacciante per i mesi a venire. Ma anche i danni socioeconomici già causati costituiscono una mina vagante sul futuro della tenuta sociale e democratica del nostro Paese.

La proposta politica da attuare è quella di una iniziativa politica forte, in grado di rilanciare le ragioni della socialità (che il piano pandemico vuole smantellare, facendo di noi delle monadi digitalizzate che vivono murate vive, distanziate e col volto nascosto, senza reciproca solidarietà) e le ragioni della Costituzione.

Va accolto e rilanciato l’appello fatto all’ONU, durante l’ultima sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC), dal segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, l'arcivescovo Paul Richard Gallagher, affinché di fronte all'attuale pandemia di Covid-19, le misure attuate dalle autorità pubbliche non ostacolino il libero esercizio dei diritti umani e siano comunque “proporzionali alla situazione”. Come anche è degno di nota il fatto che alcune associazioni, come ARCI e ACLI, stiano attuando forme di protesta a tutela della preziosa funzione sociale dei loro circoli radicati nei territori, chiedendone la riapertura in sicurezza.

Invece, se si accetta acriticamente il quadro interpretativo dominante, quello per esempio, degli ultimi libri di Bill Gates e di Klaus Schwab, il padre di Davos, secondo cui siamo entrati nell'era delle pandemie, non si potrà più uscire dallo schema della risposta terapeutica perenne. Ma questo è un altro discorso, e materia per un prossimo articolo.

(1/4, continua)


8 Commenti

  1. GRAZIE GIUSEPPE, FINALMENTE QOUALCUNO E PIÙ DI QUALCUNO STATE SCRIVENDO COSE A CUI CREDERE E DARE TUTTO IL SOSTEGNO, MA QUESTI VOSTRI APPELLI VANNO INDIRIZZATI A QUEI POLITICI CHE HANNO IL CORAGGIO DI ASCOLTARVI/CI
    TRACCIATE UNA VIA DOVE POTERVI SEGUIRE E VI SEGUIREMO.

  2. Ho letto la prima puntata di questo pezzo. Confesso che lo sbalordimento, certe volte con ragioni fondate, può essere provocato ad arte, e questo articolo ha la funzione del demolitore di una serie di riferimenti ai quali molta gente crede (forse sbagliando?). Ogni riga di questo pezzo, presa così, sembra verità, ma se uno prende e crede nell’insieme che vi viene detto, rischia di ammattire, e mi chiedo se, quand’anche quel contenuto fosse vero e provato (io credo solo se diviso per 3,14), fin dove valga la pena di farne una bandiera che su noi, poveri cristi, magari in attesa del vaccino, produce l’effetto che fa il terrorismo. Risponderà: la verità non deve dare fastidio (frase antica). Sì, la verità, certo, quella che ogni profano ambirebbe di sentire, ma si rende conto che questo mondo sta strombazzando montagne di cose, e nessuno, dico nessuno, mette dubbi su quello che dice. Per un certo periodo la pandemia che soffriamo sembrava potersi affidare, come rimedi, al sapere del mondo scientifico, poi ci si è accorti che anche questo di verità ne ha diverse, fino a stordire anche i più speranzosi. Si invocherebbe un freno in questo troppo parlare e tranciare giudizi anche su fenomeni giganteschi, senza un veicolo che, mentre si presentano, si accompagnino stracci di prove, difficili, certo, ma indispensabili. Il risultato qual’è, per quanto mi riguarda: si usi un po’ più di moderazione, si eviterà di aggiungere paura a paura!

  3. Ho letto con molto interesse l’articolo di Davicino. Ci sono due punti su cui vorrei soffermarmi. Il primo riguarda la sua affermazione: “
    Può essere che gli organizzatori dell’allarme pandemico siano stati in grado di controllare la catena mondiale dei media, e l’Organizzazione mondiale della Sanità (…) e dunque di far scattare una medesima narrazione a livello mondiale volta a ingigantire ad arte la minaccia del virus per perseguire precisi scopi?”
    Non pare a Davicino che sarebbe stato opportuno precisare a quali “precisi scopi” allude. Buttata lì così, la frase lascia un retrogusto di sensazionalismo giornalistico.
    Il secondo punto riguarda la seguente affermazione: “ perché il nostro ministero della sanità (…) ha vietato ai medici di base le tradizionali cure, mix di antibatterici e antivirali contro le influenze, imponendo loro, sotto minaccia di sanzioni, di prescrivere la sola tachipirina che produceva effetti dannosi anziché benefici?”
    Anche qui, con quali modalità il ministero ha manifestato questo divieto? Una circolare ministeriale? Sarebbe stato giornalisticamente opportuno indicarne gli estremi e il contenuto. Se in altro modo, quale?
    Faccio osservare, da medico, che le forme influenzali, in quanto di natura virale, non sono curate con mix di antibatterici e antivirali, semplicemente per il fatto che i virus non sono sensibili agli antibiotici il cui uso è specificamente indicato per le infezioni batteriche. A meno che la forma influenzale si complichi con una “sovrainfezione batterica”. Ma questa è un’altra storia. Sulla Tachipirina sono sorpreso. La terapia antinfluenzale è una terapia sintomatica, mirata a ridurre i sintomi, fra i quali il più evidente è l’iperpiressia (la febbre), Uno degli antipiretici solitamente prescritti è appunto la Tachipirina.

  4. questo articolo mi è indigesto perché all’ansia in attesa di essere vaccinato aggiunge quella che i vaccini sono praticamente inutii, anzi forse dannosi… Lo scrivente mi deve dire cosa materialmente deve fare un ottantenne che se non si vaccina rischia di essere intubato e morire? Il rischio è troppo grosso perché di vita c’è ne è UNA SOLA, quella dell’aldilà per me può attendere finché posso! i giovani pompati dai negazionisti stanno facendo già troppi guai. Essi pensano di essere immuni e se ne fregano. Sono per ora asintomatici e diffondono il virus ai più deboli. Ma il virus si sta evolvendo in peggio e credo stiano arrivando guai anche per loro. Mi dispiace ma purtroppo debbo dire che non tutti i guai arrivano per nuocere. Arriverà il momento in cui anh’essi dovranno difendersi e, quindi, forse saremo tutti compatti nellla battaglia finale contro questo nemico. Se ci sono stati i “monatti ” per interessi, avremo poi tempo per smascherarli e punirli severamente.

  5. Ringrazio i quattro amici, Giuseppe, Daniele, Umberto e Nazareno per i loro contributi.
    É molto difficile rispondere alle osservazioni di Giuseppe Cicoria e di Umberto Cogliati, per cui non è ancora il momento delle critiche, che possono aumentare la confusione, bensì è quello della massima unità per sconfiggere questo virus, senza urtare sensibilità che hanno a che fare col fatto che la vita comporta sempre dei rischi, e spesso in conflitto fra loro. E tuttavia proprio perché da un anno la pandemia è il tema centrale del dibattito pubblico, ritengo che una discussione seria e costruttivo sul tema sia non solo utile ma essenziale. Se, ad esempio, i malati gravi di covid vengono ora curati in modo più appropriato, questo lo si deve anche al rischio che si sono presi alcuni medici, come il bergamasco Andrea Giannatti, che quasi un anno fa, contravvenendo alle circolari ministeriali che disponevano di non fare autopsie, si impuntarono e fecero lo stesso le autopsie, scoprendo così che non solo non servivano i respiratori ma che anzi erano la causa dell’altissima mortalità, perché invece andavano curati i micro-trombi che ostruivano i polmoni, con degli anticoagulanti come l’eparina.
    Concordo con Nazareno Filipponi, tocca alla politica fare una sintesi di tutti i risvolti che questa crisi sanitaria comporta, ma il quadro appare piuttosto desolante. Come osservava il 5 marzo scorso Massimo Franco sul Corriere, al centro del dibattito politico vi sono perlopiù (nel Pd, ma non solo) “beghe interne che interessano poco. E riflettono solo i limiti culturali, prima che politici,di un’intera classe dirigente”. Serve invece il riferimento a quello che per il popolarismo sturziano è fondamentale, un progetto politico.

    Infine, i due punti indicati da Daniele. Quanto agli scopi per cui ritengo si possa parlare di una narrazione della pandemia interessata, non del tutto affidabile, essi credo vadano ricercati sia negli interessi economici e geopolitici (attinenti alla questione della sovranità) che nelle applicazioni delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale. Per questo propongo una lettura “sinottica” della pandemia, da vedere in relazione, ad esempio, alla moneta digitale, alla pressione sulla tenuta del sistema economico della montagna di debiti che la speculazione finanziaria incontrollata ha accumulato sulla groppa del mondo, alle nuove tecnologie digitali, con la possibilità di fare “a distanza” numerose attività e con i formidabili sistemi di controllo sociale che nascono dall’unione della tecnologia digitale con la biologia. Dunque mi propongo di focalizzare l’attenzione su tali scopi nei prossimi tre articoli. Mi limito qui a constatare che sono gli stessi ambienti del Forum di Davos a rallegrarsi del fatto che il virus ha impresso una notevole accelerazione al loro programma di riavvio dell’economia mondiale.

    Circa il secondo punto posto da Daniele, e ringraziandolo per le sue competenti osservazioni da medico, il riferimento è alla nota dell’Agenzia del farmaco del 9 dicembre 2020 (intitolata “Principi di gestione dei casi covid19 nel setting domiciliare”), adottata dal ministero della sanità, per la cura domiciliare del covid, basata solo su vigile attesa e paracetamolo, indicando di non utilizzare altri farmaci comunemente usati dai medici di medicina generale. Un protocollo che ha suscitatole proteste di alcuni medici di base, che si sono uniti in un comitato che si è rivolto al Tar del Lazio. Il quale Tar, proprio qualche giorno fa ha accolto il ricorso e sancito che i medici di base non sono più tenuti ad osservare tale protocollo.

    • Ringrazio Giuseppe Davicino per la cortese risposta. Sono andato a leggermi il documento dell’AIFA da lui citato. In seguito a tale lettura mi ha un poco sorpreso da un lato l’espressione di Davicino “ “il nostro ministero della sanità (…) ha vietato ai medici di base le tradizionali cure… (…), “imponendo loro, sotto minaccia di sanzioni, di prescrivere la sola tachipirina che produceva effetti dannosi anziché benefici”, dall’altro le “proteste di alcuni medici di base, che si sono uniti in un comitato che si è rivolto al Tar del Lazio. Il quale Tar (…) ha accolto il ricorso e sancito che i medici di base non sono più tenuti ad osservare tale protocollo”. Osservo che il documento dell’AIFA, al punto 1., parla non di “Disposizioni”, ma di Raccomandazioni. In vocabolario Treccani leggo, “Raccomandazione: consiglio dato con tono di esortazione affettuosa o autorevole o anche velatamente minacciosa…”. Riconosco di non vederci l’elemento affettivo, ma neppure la velata minaccia. Dopo aver precisato che “non è oggi disponibile alcun farmaco che abbia dimostrato in modo solido un’efficacia nel prevenire la comparsa o modificare l’evoluzione della malattia nei soggetti asintomatici” si precisa che “nei pazienti asintomatici o con sintomi lievi POSSONO (maiuscolo mio) essere formulate le seguenti raccomandazioni..” Si specifica Paracetamolo e nella scheda sottostante “Paracetamolo o FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei). Dunque non solo Tachipirina (a proposito di quali “effetti dannosi” si parla?). Non capisco, dunque, la necessità di organizzarsi in comitato e rivolgersi al TAR per non sottostare ad una supposta disposizione vincolante che tale non era. E dov’è la minaccia di sanzioni? Cordialmente. Daniele

  6. Riflessioni senza filo che l’articolo mi suscita…
    Può questo pianeta sopportare che ci sia un divario di circa 7 ordini di grandezza tra i “predatori” e le “prede”?
    cioè un “predatore” ogni 2.500.000 di “prede”..
    Visto dalla prospettiva del predatare però il problema diventa
    “se le prede diventano predatori sarò in grado di fronteggiarle?” (ometto la risposta)
    Strategie del predatore: 1) ridurre il numero delle prede (controllare la salute ed il cibo delle prede); 2) impedire che le prede divengano predatori (controllare i processi di apprendimento e la motivazione delle prede); 3) proteggere se stessi in modo da non avere più bisogno delle prede (isolarsi e cedere sovranità alle “macchine”, agli automi che vita non hanno e neppure etica ma sono assolutamente controllabili … forse)
    Strategia della preda: 1) non lo so … appartengo alla specie “sapiens” e sono stato educato in una cultura (prospettiva) da “predatore” anche se mi hanno “ammorbidito” con i miti: del denaro, della politica, delle religioni che sono facce diverse di un’unico modello (per fortuna mi è rimasta la fede … ma è una cosa complicata).
    Proposte?
    Butto li; forse occorre uscire dallo schema classico della politica; paradosso perchè parte dall’organizzare la vita dei “sapiens” nelle loro tane (le città), che si arrotola sul “sapiens”, modello che propone il “predatore dei predatori”, temperato, controllato ma sempre “predatore”). Occorre forse entrare nello schema “olistico” della “Sineidegia” della “co-scienza terrestre” (proprio col trattino) che supera il modello preda-predatore, che lo armonizza in una logica diversa, che comprende ogni “abitante” di questo granello cosmico, che non passa dal conflitto come ivece oggi appare sempre più inevitabile… a meno di un nuovo “esodo” … ma verso dove?

  7. Sono molto contento che gli articoli di Giuseppe Davicino sulla pandemia abbiano stimolato un ricco dibattito. Il problema è molto serio, immenso e non si intravede per nulla un ritorno alla normalità . Quando un problema è così complesso occorre guardarlo per sommi capi senza scendere in particolari, perchè ognuno di noi ne avrebbe molti da raccontare e tutti sarebbero interessanti.
    Senza esser complottisti ma andando proprio a grandi linee io penso che ci sia un disegno per ridimensionare e molto l’Europa , sotto tutti gli aspetti economici e sociali.
    I primi ad avvantaggiarsene sono sicuramente gli orientali, il dragone per primo che ha trovato una ricca sponda nelle famose bigh-tech statunitensi. Guarda caso poi le bigh tech si trovano tutte sulla costa del Pacifico dove forte è la presenza di asiatici ed è anche logico. Un irlandese approdava a New York, un cinese a San Francisco .Non si tratta solo di California ma di tutta la costa ovest, ricordiamoci che Microsoft ha sede nello stato di Washington , quello che confina con il Canada (da non confondersi con Washington D.C. che sta per Washington District of Columbia). Al dragone, alle bigh tech , come sempre si sono aggiunti grandi burattinai della finanza , anche loro con molto da guadagnare da un mondo in cui le persone non si parlano ne si vedono, quindi facilissime da indirizzare all’uso della moneta elettronica… la quale piaccia o no bisogna ricordarsi che non è nelle nostre mani ma in quelle di coloro che possiedono i ” cloud” e che con un click possono cancellarci o perlomeno ridimensionarci. Poi possiamo colorare il tutto con deep state, great reset etc. ma la realtà non cambia. L’Europa è sotto scacco. Tuttavia anche se ora sembra impossibile, non è detto che il disegno riesca completamente perchè è negli Stati Uniti che il futuro della società occidentale si gioca, e la partita è appena iniziata.

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